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Alessandra Comneno, una vita a contatto con la saggezza dei Nativi

domenica, 12 agosto 2018 19:38

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Donna Medicina al fuoco – Cerimonia Maya – Yucatan 2017
Francesca Bianchi
FtNews ha dedicato una lunga ed interessante intervista ad Alessandra Comneno, ricercatrice e praticante di sciamanesimo, pellegrina della coscienza secondo la tradizione Maya Tolteca, astrologa, floriterapeuta, Maestra di Reiki, scrittrice. Nel corso della sua avventurosa vita la Comneno ha vissuto 15 anni in Messico a stretto contatto con la cultura sciamanica dei popoli nativi, lavorando e collaborando con uomini e donne medicina di diverse tradizioni amerindiane. Portatrice della Sacra Pipa, conduce capanne di purificazione Temazcal, educando all’amore e al rispetto per se stessi e per la Madre Terra e realizzando percorsi di consapevolezza finalizzati al risveglio della spiritualità femminile. Nominata Chakaruna dalla Escuela de los Misterios Mayas, ha collaborato alla fondazione di comunità eco-sostenibili e ha fondato l’Associazione Culturale Chakaruna, ponte tra i mondi. Co-fondatrice del progetto “Il Quinto Sole” a Grondona (AL), dove attualmente risiede, nel corso della nostra bella conversazione ha ripercorso le tappe fondamentali della sua crescita spirituale accanto alle Donne Medicina dei popoli nativi dell'America Latina, tra cui Abuela Margarita, ribadendo più volte l'importanza di tornare a contatto con le più sottili energie del femminile per ritrovare il legame simbiotico ed armonico con la Natura e con tutte le sue creature. Ha parlato anche dei suoi libri:Pratiche sciamaniche. Il cammino della conoscenza silenziosa (Anima Edizioni, 2013), scritto insieme a Maurizio Balboni, e Custode del Fuoco Sacro. Lo sciamanesimo e l’energia femminile - Le donne medicina raccontano… (Anima Edizioni, 2015).
Le parole di questa donna in perenne ricerca esortano tutte noi donne ad una profonda consapevolezza dell'importanza del nostro ruolo sulla Terra e della grande missione che ci è stata affidata: quella di educare all'amore e al rispetto, ricordando sempre che una donna, - citando quanto la ricercatrice scrive nell'introduzione al libro Custode del Fuoco Sacro - per il suo legame con l'intero creato e per la sua predisposizione a rigenerarsi in esso, potrebbe essere definita un frammento puro, in veste umana, della Natura viva che la circonda.

Alessandra, di cosa si occupa esattamente? Qual è stato l'iter della Sua formazione?
E’ una domanda interessante. Potrei dire che mi sto cercando, ma non mi sono ancora trovata. Sono una pellegrina della coscienza, mi occupo di cercare risposte dove so che non ci sono. Ho studiato filosofia all’Università di Milano, ma l’attrazione per Carlos Castaneda era più forte, così sono partita e ho vissuto per molti anni a stretto contatto con le tradizioni ancestrali del Sud e Centro America. All’inizio degli anni Ottanta, in Messico, ho collaborato a creare una comunità ecologica, oggi tra le più belle d’America: la comunità di Huehuecoyotl, a Tepoztlàn, nello stato di Morelos. Lì, dove ho radicato per sedici anni, è nata mia figlia Ixchel. Per lei e per i bambini del paese dove abitavo, con un gruppo di donne/madri ho creato un progetto di scuola alternativa nella natura che è stato premiato a Città del Messico e riconosciuto dopo alcuni anni dal Ministero dell’Educazione Pubblica Messicano.
Sono una ricercatrice e amo scrivere. Il mio interesse più grande è conoscere l’origine in cui affondano le radici dell’umanità, quindi le antiche tradizioni, le culture che vivono nella sintonia e nel rispetto con ogni forma vivente. Sostengo e diffondo l’amore e il rispetto per la Madre Terra, conduco percorsi di autoconsapevolezza e pratica sciamanica mirati alla riconciliazione con se stessi e con tutto quello che ci circonda. Insegno semplicemente quello che gli Anziani e le Anziane di tradizione Maya-Tolteca e Andina hanno condiviso con me.

Lei ha fondato l'Associazione Culturale Chakaruna, ponte tra i mondi. Di cosa si occupa l'Associazione e chi sono i "Chakaruna"?
L’Associazione Culturale Chakaruna, ponte tra i mondi nasce nel 2008 in Italia con lo scopo di tessere ponti tra culture diverse e tradurre la conoscenza e la saggezza ancestrale in un linguaggio comprensibile alla nostra cultura. I Chakaruna sono le persone che si dedicano a questo, che praticano quello che condividono e sono generalmente nominati "Uomini o Donne ponte" dai portatori della tradizione. L’Associazione si occupa di creare eventi e seminari mirati alla consapevolezza del corpo-energia e di tutte le pratiche connesse, di invitare persone di differenti culture a condividere il loro sapere e di salvaguardare le radici, patrimonio comune del nostro pianeta.

Come è nato il Suo interesse per lo sciamanesimo? Qual è lo sciamanesimo che ha conosciuto e, soprattutto, cosa rappresenta per Lei?
Mi sono messa sulle orme di Castaneda, come ho detto, in giovane età. Ho conosciuto il territorio degli Yaquis, nel nord del Messico, e mi sono persa nell’infinito del deserto di Wirikuta, nella Sierra Huichol. Piano piano “intravedevo” un mondo che non tentava di risucchiarmi, bensì mi permetteva di specchiarmi e stava ad osservarmi. Lentamente ho imparato a farlo anch’io. Poco dopo ho incontrato Starhawk e con lei l’eco-femminismo e l’impegno sociale per la Madre Terra. La mia visione del femminismo di quell’epoca si ampliò moltissimo. M’innamorai dei canti di Starhawk e del suo tamburo.
Gli incontri sono stati tantissimi, non potrei nominare tutti coloro che hanno lasciato un’impronta indelebile nel mio cammino, uomini e donne di etnie diverse, cuore in mano e luce negli occhi. Mi fa piacere nominare il padre di mia figlia, Alberto Ruz, leader del movimento per la Pace in Messico e figlio del noto archeologo che scoprì la Tomba Reale di Pakal, a Palenque. Fu lui ad aprirmi la porta alla cultura Maya. Insieme abbiamo partecipato al movimento per la riapertura dei Centri Cerimoniali in Messico, per far sì che tornassero ad essere luoghi di cerimonia per i portatori della tradizione e non solo rovine in mano ai turisti. L’incontro in giovane età con Abuela Margarita Nuñez ha segnato la mia formazione come Donna Medicina: i suoi insegnamenti e le pratiche che mi ha passato negli anni, l’attenzione al divino femminile sono l’eredità che ancora oggi trasmetto nei cerchi di condivisione.
Il Nagual Carlos Jesus Castillejos ha dato un senso agli anni dedicati alla mia ricerca, radicata nel cammino Maya-Tolteca. Oggi collaboro nell’area della formazione della "Escuela de Artes Ancestrales Maya-Tolteca El Espejo Horadado", da lui fondata.
Alejandro Jodorowski continua ad essere per me un grande maestro. L’ho seguito per cinque anni, imparando da lui l’arte della psicomagia, della psicogenealogia e dei tarocchi.
Il mondo andino ha segnato profondamente il mio pellegrinaggio grazie alla sua ineguagliabile dedizione al linguaggio delle offerte e alla comunicazione con le entità tutelari. Lo sciamanesimo è l’arte di vivere con naturalezza, includendoci nel grande disegno della vita, respirando con tutto quello che ci circonda, sperimentando l’unione, l’intima affettiva relazione con tutto ciò che esiste. Un invito ad essere parte, a collegarci, a rimanere in contatto con il cuore di tutte le cose. Di fatto il termine “sciamano” significa proprio questo: colui che guarda con gli occhi del cuore.
Alessandra, Ixchel e Alberto Ruz Buenfil – Centro cerimoniale di Palenque (presso la tomba di Alberto Ruz Lhuillier, archeologo e scopritore della tomba reale di Pakal), 2004
Nel 2013, insieme a Maurizio Balboni, ha pubblicato il libro Pratiche Sciamaniche, la via della conoscenza silenziosa (Anima Edizioni). Come è nato questo lavoro? In cosa consistono queste pratiche sciamaniche?
Pratiche Sciamaniche è nato come una raccolta di ricordi. Scrivere a quattro mani è stato per me e mio marito Maurizio Balboni un’esperienza preziosa. Volevamo raccontare, attraverso le nostre esperienze di vita, la nostra storia: quella di due ricercatori dello spirito e di due avventurieri innamorati. È stato bello ricapitolare insieme gli eventi realmente avvenuti e condividere le pratiche che insegno ancora oggi nei percorsi di formazione: la Ruota di Medicina, le cerimonie della vita, la capanna di purificazione Temascal, l’arte della Ricapitolazione, il computo del Tempo Maya e tanto altro.

Quale contributo può apportare la cultura sciamanica delle popolazioni andine alla nostra società sempre più globale e consumistica?
Credo che la cultura della terra dei popoli di tradizione offra una via d’uscita al vicolo cieco nel quale galoppa ad occhi chiusi la nostra ormai morente società. L'umanità ha dimenticato l’antico e naturale collegamento con le forze della natura, con il tempo ciclico, con la vita stessa. È proprio la separatezza che relega l’essere umano nella dilagante malattia della solitudine, la depressione, il non senso e la paura della morte. Considero che solo attraverso l’espansione della coscienza, l’apertura della percezione a nuovi campi di attenzione, l’essere umano potrà recuperare il proprio senso di appartenenza, d’integrità, di salute che non potrà raggiungere, se insisterà a perseguire l’individualismo, la paura del diverso e l’attaccamento alla materia. Chi, se non i guardiani della terra, potrà ricordarci l’origine dell’essere umano?

Cos'è il Grande Mistero? C'è una differenza tra il modo di percepire il Mistero da parte degli Occidentali rispetto ai popoli nativi?
Il Grande Mistero è il tessuto della vita. Tutto fa parte del Grande Mistero, Wakan Tanka, come lo chiamano i Lakota. Il ricamo che il respiro della vita produce è il Grande Mistero, un flusso in continuo movimento. Ognuno di noi è il Grande Mistero, i cicli, le stagioni, il firmamento, il grande silenzio ove tutto si sogna, si genera, si trasforma e si dissolve. In questo mare, che i Toltechi chiamano il mare della coscienza, siamo immersi nella pace, nel collegamento, in perfetto equilibrio e reciprocità. Il Grande Mistero è il vuoto impalpabile che si condensa con il potere della Luce. Da questo oceano percettivo emana la vita, sognando se stessa e creando realtà laddove il pensiero si addensa.

Secondo Lei, è possibile oggi, per gli uomini occidentali, tornare a vivere nella pienezza e nella consapevolezza di essere parte di un grande Tutto? In che modo?
Sì, credo in questa possibilità. Sicuramente non è semplice trasformare il brodo di cottura in cui siamo stati cucinati per tanto tempo nel grande mare della coscienza, ma è possibile. Non abbiamo altra possibilità, se desideriamo salvarci personalmente e come pianeta. Recuperare l’informazione che è dentro ognuno di noi può avvenire solo attraverso la pratica quotidiana e un seria dedizione a trasformare le proprie abitudini e le limitanti credenze in cui siamo intrappolati. Il primo passo è riconoscere che tutto quello che ci circonda è vivo; poi dobbiamo confermarcelo continuamente, per non dimenticarlo. Le cose non possiamo saperle, dobbiamo viverle. Il secondo passo è riconoscere che non esiste una sola realtà, ma ne esistono infinite; questo ci aiuta a recuperare il rispetto verso le diversità e a comprendere la meraviglia della multi-versità, che ci invita ad esplorare gli infiniti mondi della percezione. Il rispetto, il digiuno dal giudizio e il silenzio interiore sono gli strumenti.

Perché sostiene che la libertà sia la più grande paura degli esseri umani?
Penso che l’essere umano aneli alla libertà; siamo qui, incarnati sul pianeta Terra, per esplorare l’amore e la libertà. In un punto della nostra coscienza ne siamo consapevoli, ma decidere di rompere le catene che ci condannano ad una vita predestinata e prestabilita da altri richiede una grande dose di coraggio. La libertà è compromettersi con se stessi e non con il gioco delle apparenze e delle credenze ereditate; significa non temere di uscire da un sistema “collaudato”; vuol dire essere diversi, andare controcorrente, non temere di perdere nulla, prendere la strada che non si conosce, rischiare, puntare su se stessi e sul proprio sentire, fidarsi di sé e non rinunciare alla chiamata del cuore, onorare la propria vita e rispettare quella degli altri. Si tratta di atteggiamenti che possono destare alcune paure nell’essere umano.

Come possiamo liberarci dalle paure che condizionano la nostra vita, impedendoci di viverla pienamente?
Credendo nell’abbondanza dell’Universo e liberandoci dalla croce che dobbiamo portare sulle spalle. È l’idea che abbiamo della vita a ricamare la nostra realtà. Il presente è oggi ed è l’unico momento che esiste. Non abbiamo così tanto tempo per occuparci di cosa ci è successo nel passato e men che mai per fantasticare su cosa potrebbe succedere domani. I Toltechi dicono con ironia: come puoi essere così arrogante e sicuro da pensare che domani albeggerà? I Lakota suggeriscono: oggi è un buon giorno per morire. La nostra cultura fugge dall’idea dell’impermanenza e si rifugia in un mondo irreale, attaccandosi alla materia, a un per sempre che non è di questo mondo terreno. Siamo qui di passaggio e, come in qualunque viaggio, si tratta di vivere un buon tempo. Abbiamo perso come umanità il gusto e il valore del buon vivere. Ci siamo isolati e auto-esiliati in una routine che non dà spazio alla propria creatività, espansione, bellezza. Schiavi dei ritmi e della macchina del lavoro, derubati dei nostri naturali talenti, violentati nella nostra intima essenza. Ancora una volta il suggerimento è questo: quando deciderai di risvegliarti e prendere in mano, per il tempo che ancora ti resta da vivere, la tua vita? Possiamo decidere di farlo in qualunque momento, quando attraverseremo la paura della libertà.

Perché, secondo Lei, siamo terrorizzati dalla pensiero della morte, dal cambiamento, da tutto ciò che è ignoto?
Contattare il Grande Mistero e immergersi al suo interno significa esplorare il grande vuoto, la matrice, per cui è naturale che l’essere umano ne abbia paura, ma è qui per imparare a disidentificarsi dalla materia e dal per sempre.

Lei è anche portatrice della Sacra Pipa e conduce da anni capanne di purificazione. Cosa significa essere portatrice della Sacra Pipa? Cosa accade e come si svolge una capanna di purificazione?
La Sacra Pipa, o Chanupa, è un potente strumento di preghiera colmo di significati. Chi la riceve in dono è portatore di preghiera e di pace e riunisce in cerchio la famiglia per ricordare l’eredità degli antenati. Nell’atto di unire le due parti, il bastone e il fornello (il maschile e il femminile, cielo e terra), onoriamo la dualità in cui siamo immersi, la stretta connessione tra il mondo manifesto e non manifesto ed evochiamo con la preghiera e con il fumo che si eleva al cielo gli equilibri sulla Madre Terra e la realizzazione delle necessità del nostro popolo. Essere portatori della Sacra Pipa è una grande responsabilità, non è un traguardo nell’escalation spirituale, come spesso viene confuso ai nostri giorni, ma implica dedicarsi a servire con amore e rispetto l’eredità ricevuta.
Conduco capanne sudatorie da più di trent’anni, mi sono formata in Messico, ricevendo gli insegnamenti Lakota e Mexicas. Il Temascal, la capanna di sudore, è l’abbraccio della Madre Terra a cui andiamo a chiedere conforto. Lì si entra per rinascere e per depurarsi dalle incrostazioni energetiche che si addensano nel nostro corpo sottile e fisico. Il potere degli elementi conduce la cerimonia; il canto, la preghiera, l’intento sostengono l’esperienza. È una cerimonia meravigliosa, così utile e necessaria per riavvicinarci all’essenza di noi stessi. Non ci sono parole che possano realmente descriverla, bisogna viverla.

Nel 2015 ha pubblicato il libro Custode del Fuoco Sacro. Lo sciamanesimo e l'energia femminile - Le Donne Medicina raccontano... (Anima Edizioni). Cosa si intende con l'espressione "Fuoco Sacro"? Chi sono le sue custodi?
Il Fuoco Sacro è quello che arde dentro di noi. È necessario tenerlo sempre acceso per non cadere nel buio. Le Anziane di Tradizione mi hanno insegnato che quando una giovane donna si sposa, le viene donato il fuoco da un’altra donna e viene invitata a prendersene cura e a non farlo spegnere mai. In caso succedesse, dovrà ricorrere al fuoco di un’altra donna per riaccenderlo. Nelle loro case il fuoco è sempre acceso, viene alimentato tutto il giorno, è sempre presente per specchiarsi con il fuoco che arde dentro di noi. Custodirlo è un'arte che insegna come usare la propria energia femminile e dirigerla in forma naturale ed effettiva. Le Custodi del Fuoco Sacro sono coloro che conoscono questa arte e si incamminano sulla via del curanderismo e della Madre Terra.
Don Pascual, Alessandra e Doña Dominga – Cerimonia di offerta, Cuzco 2002
Chi sono le Donne Medicina? Cosa distingue una Donna Medicina?
Le Donne Medicina sono coloro che dedicano la loro vita a condividere la loro conoscenza e la loro relazione con la Madre Terra e le entità tutelari. Vengono chiamate Las que saben, ovvero "quelle che sanno". Generalmente sono curanderas, alcune anche molto riconosciute. Molte vivono nell’ombra, lavorano in silenzio e l’occhio umano difficilmente le riconosce: sono invisibili, sono Naguales, sono poderosissime e sanno entrare in comunicazione con diversi stati di coscienza, usano le piante come medicina e spesso non parlano un idioma comprensibile.

Come è riuscita a ricevere gli insegnamenti che Le hanno offerto le Donne Medicina dei popoli nativi dell’America Latina?
Mi sono avvicinata a loro con curiosità ed umiltà, ho chiesto orientamento nel mio cammino di giovane donna e l’ho ricevuto. Sono stata al loro servizio per molto tempo.

Cosa può insegnare a noi donne occidentali la sapienza delle curandere?
A ricollegarci con la Madre Terra, a includere i suoi ritmi dentro di noi, a considerare il dono di essere donne e a ringraziare l’opportunità di incarnare il femminile, ad educare l’umanità, a custodire la tradizione per sostenere la vita sul pianeta e molto altro ancora.

Negli ultimi tempi sempre più donne si riuniscono in cerchio. Quanto è importante per noi donne di oggi tornare a riunirci in cerchio e a cosa pensa sia dovuto questo lento e progressivo risveglio della spiritualità femminile?
Le donne si riuniscono in cerchio per ritrovare una cultura femminile che è stata loro per tanto tempo negata e condannata. È un bisogno naturale di chi vive relegato nel silenzio e in una sorta di schiavitù più o meno apparente, camuffata da profumi e belletti. E' un risveglio dettato, a parer mio, anche da un intento preciso della Madre Terra che, in quanto essere vivo e cosciente, usa tutto quello che ha a disposizione per assicurarsi l’equilibrio tra le specie che convivono sulla sua pelle, quindi anche le donne.

Secondo Lei, qual è il compito a cui noi donne di oggi siamo chiamate? Cosa possiamo fare per la salvaguardia e la sopravvivenza del nostro Pianeta e di tutti gli esseri viventi e per cercare di rendere questo mondo più vivibile ed umano?
Riprendere il ruolo che avevamo: tornare ad essere le guardiane del pianeta e le educatrici dell’umanità. Insegnare agli uomini ad amare, trasmettendo loro il rispetto per la vita intera, è un compito importantissimo. È evidente che se non lo hanno per noi donne, non lo avranno per il Pianeta. Ma noi donne non possiamo insegnare agli uomini ad amare, se non viviamo nella dignità del divino che incarniamo. Nessuno può insegnare quello che non conosce. Smettere di far finta di nulla, allontanarsi dal gregge impotente e addomesticato che fa finta di non ascoltare gli insulti e lo sdegno che quotidianamente arrivano alle orecchie, se non al nostro corpo. Il giorno in cui le donne sapranno dire basta, inizierà una nuova umanità. È necessario collaborare tra noi, creare vincoli di solidarietà, rompere le paure dettate dalla dipendenza emotiva ed economica, sostenerci, sognare insieme per ricamare e realizzare un nuovo paradigma, una società basata su fondamenta di pace e di servizio comunitario.

Qual è il senso della vita per noi esseri umani?
Godere di tanta bellezza, trasformando la brama di conservarla nel proprio scrigno segreto in un'opera d’arte inedita che ogni essere umano è qui a realizzare, nel suo breve viaggio, nel grande mare della coscienza. Vivere una buona vita ed un'utile esistenza.
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