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martedì, 07 agosto 2018 06:17 |
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Testa funebre. Yemen, I sec. a.C. - I sec. d.C. Alabastro
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Francesca Bianchi
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Resterà aperta fino al 26 agosto, presso il MAO Museo d’Arte Orientale di Torino, la mostra ORIENTI. 7000 anni di arte asiatica dal Museo delle Civiltà di Roma, uno straordinario viaggio alla scoperta delle eccellenze della produzione artistica asiatica lungo sette millenni di storia, a partire dalla fine del VI millennio a.C. L'esposizione, che presenta al pubblico circa 180 opere della ricchissima collezione romana, vuole far conoscere culture e fasi della millenaria storia asiatica poco rappresentate nelle collezioni del MAO.
FtNews
per l'occasione ha intervistato Marco Biscione, Direttore del MAO, che ci ha raccontato della stretta collaborazione tra il MuCiv Museo delle Civiltà – Museo d’Arte Orientale "Giuseppe Tucci" di Roma e il MAO di Torino, una collaborazione che ha reso possibile la mostra Orienti. Il dott. Biscione ha parlato del ruolo svolto da entrambi i Musei nel far conoscere le culture asiatiche e si è soffermato sul percorso espositivo, parlando delle diverse aree culturali e tradizioni artistiche dell'Asia che sarà possibile ammirare nella mostra. Il Direttore ha accennato anche alle numerose attività organizzate a corredo dell'esposizione, quali conferenze con gli orientalisti del MuCiv, incontri con storici, scrittori e viaggiatori, appuntamenti che consentono di conoscere gli aspetti più vari delle culture rappresentate, nella speranza che questa mostra possa rendere consapevole la comunità che l'apertura e il reciproco scambio tra culture sono sempre fonte di arricchimento, oltre che dinamiche irrinunciabili per l'intera umanità.
Dott. Biscione, fino al 26 agosto, presso il MAO Museo d’Arte Orientale di Torino, sarà possibile ammirare la mostra ORIENTI. 7000 anni di arte asiatica dal Museo delle Civiltà di Roma. Come nasce questa mostra? Perché si parla di arte asiatica proveniente dal Museo delle Civiltà di Roma? Ci spieghi che ruolo ha avuto il Museo delle Civiltà di Roma nel far conoscere le culture asiatiche e come mai lo scorso anno questa importante Istituzione ha chiuso i battenti.
Questa mostra nasce dalla collaborazione avviata negli anni tra le due più importanti realtà museali italiane che hanno come oggetto d’interesse l’Asia: il MuCiv Museo delle Civiltà – Museo d’Arte Orientale "Giuseppe Tucci" di Roma e il MAO Museo d’Arte Orientale di Torino. L'accordo prevedeva la presentazione a Torino di un'importante selezione di opere d’arte conservate a Roma.
Il Museo Nazionale d'Arte Orientale in Roma, nel 2010 intitolato a Giuseppe Tucci (1894-1984), uno fra i massimi orientalisti del Novecento, era un Istituto con finalità particolari del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Le sue specificità si sostanziavano innanzitutto nella tutela delle collezioni statali d’arte orientale e nella promozione di conoscenza e consapevolezza in Italia in merito alle culture e alle civiltà d’Asia. Giuseppe Tucci, noto anche al pubblico non specialista per le ricerche compiute nell’area tibetana, in occasione di spedizioni delle quali ha lasciato memorabili resoconti di viaggio, è stato Presidente dell’Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente (IsMEO) dal 1947 al 1978. Insieme all’IsMEO, il Museo Nazionale d'Arte Orientale ha organizzato, per oltre cinquanta anni, missioni archeologiche ed etnografiche in Afghanistan, Armenia, Cina, Giordania, Iran, Iraq, Kazakistan, Nepal, Oman, Pakistan, Tagikistan, Thailandia, Turkmenistan, Uzbekistan, Yemen. Oltre al rilievo posto sull’attività archeologica italiana in Oriente, il Museo è stato il naturale collettore di importanti donazioni e depositi di opere d’arte asiatica presenti in Italia, nonché della fondamentale attività di sorveglianza, svolta in collaborazione con le Soprintendenze territoriali, per controllare il transito doganale dei beni culturali, evitando la dispersione delle collezioni private.
Dal settembre 2016, in un complesso piano di riforma e di riassetto delle strutture del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, il Museo Nazionale d'Arte Orientale di Roma è confluito nel nuovo Museo delle Civiltà, chiudendo definitivamente nell’ottobre del 2017 per il trasferimento nella nuova sede dell’EUR di Roma. L’istituzione del nuovo museo ha permesso di raggruppare in un unico organismo quattro importanti musei nazionali: il Museo Nazionale d'arte orientale "Giuseppe Tucci", il Museo Nazionale Preistorico ed Etnografico "Luigi Pigorini", il Museo Nazionale delle arti e tradizioni popolari (ora intitolato a Lamberto Loria) e il Museo dell'Alto Medioevo (ora intitolato ad Alessandra Vaccaro).
Quale criterio avete adottato nella selezione del materiale da esporre al MAO per lamostra ORIENTI. 7000 anni di arte asiatica dal Museo delle Civiltà di Roma?
La mostra presenta al pubblico circa 180 opere della ricchissima collezione romana, opere tra le più significative dell’ex Museo Nazionale d’Arte Orientale che, dopo questa esposizione temporanea, approderanno nella nuova sede dell’EUR. ORIENTI. 7000 anni di arte asiatica dal Museo delle Civiltà di Roma, come uno scrigno che si apre ai visitatori, metterà in luce l’arte di epoche e regioni poco rappresentate nel nostro museo torinese, eccellenze della produzione artistica asiatica lungo sette millenni di storia, a partire dalla fine del VI millennio a.C. Nella scelta delle opere provenienti da Roma, infatti, si è scelto di privilegiare culture e fasi della millenaria storia asiatica poco rappresentate nelle pur ricche collezioni del MAO.
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Elementi di cintura: puntale, fibbia con ardiglione e placca, placche e pendenti. Iran, periodo sasanide, VI-VII sec. d.C. Oro
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Come è strutturato il percorso espositivo? Quali aree culturali e tradizioni artistiche sarà possibile ammirare?
Il progetto di mostra si svilupperà attraverso due filoni narrativi che nell’allestimento correranno paralleli.
Il primo filone riguarda la storia del Museo Nazionale d’Arte Orientale di Roma e delle collezioni che nel corso della lunga storia del museo sono entrate a farne parte. In ogni sezione il pubblico, ripercorrendo la storia delle collezioni, entrerà a far parte del museo attraverso campagne di scavo italiane in Asia, accordi internazionali o donazioni di importanti collezioni private.
Il secondo filone riguarda le diverse aree culturali e tradizioni artistiche presentate in mostra, quali il Vicino e Medio Oriente antico, l’arte sudarabica, l’arte regale degli Achemenidi, dei Parti e dei Sasanidi, l’arte islamica ghaznavide e quella dell’area persiana, per finire con l’Asia meridionale e dell'Himalaya, fino alle più remote aree della Cina e del Giappone, proposte attraverso alcune produzioni artistiche esemplari. Il visitatore potrà apprezzare esempi straordinari che illustrano la Protostoria, l’Età del Ferro, l’arte sudarabica, l'arte delle culture imperiali iraniche, l’arte buddhista del Gandhara, cerniera tra Oriente e Occidente, la tradizione religiosa dell’Induismo e del Jainismo. Miniature indiane e bronzi tibetani, statuine cinesi e dipinti giapponesi si susseguiranno nelle sale.
Tra le opere esposte, cosa sarà possibile ammirare? Cosa si può dire della loro provenienza, dell'uso che se ne faceva e del significato simbolico che incarnavano?
Tra le opere esposte c'è una testa funebre in alabastro del I secolo a.C. - I secolo d.C. proveniente dallo Yemen, l'Arabia Felix dei Greci e dei Romani. Si tratta di una categoria di manufatti che fino alla metà del secolo scorso, sebbene già musealizzati, erano ancora avulsi dal loro contesto e la cui giusta collocazione è stata identificata a partire della missione del 1947 di Ahmed Fakhry. Tuttavia, solo gli scavi della Missione Archeologica Tedesca a Mārib, alla fine degli anni Novanta, hanno scoperto per la prima volta che queste teste erano posizionate su stele e non collocate all'interno di templi, come erroneamente ritenuto fino a quel momento.
E ancora in mostra si potrà godere della raffinatezza di un piccolo calice con serbatoio conico scanalato con terminazione a testa taurina in argento sbalzato, proveniente da Qasr-e Shirin, Iran occidentale, del periodo achemenide (IV secolo a.C.). Oggetti in metallo pregiato con terminazione zoomorfa erano impiegati nelle cerimonie e nei banchetti regali e la valenza rituale di questo tipo di manufatti è confermata dai testi, come dal cerimoniale di corte assiro. Sempre iraniani, ma del periodo sasanide (VI-VII sec. d.C.), sono gli elementi di cintura: puntale, fibbia con ardiglione e placca, placche e pendenti in oro, manufatto realizzato unendo diverse tecniche come fusione, granulazione, battitura e incisione. L’arte dei Sasanidi ha svolto un ruolo fondamentale nella trasmissione al mondo tardoantico e medievale della più autentica eredità culturale e spirituale dell’Oriente antico, dell’Occidente ellenistico-romano e dell’Eurasia. L'Iran è stato un centro di forte irradiazione culturale e nel tardo periodo, con l’intensificarsi dei contatti commerciali e politici, si accentuò un particolare processo di globalizzazione artistica a forte connotazione iranica, che spiega l’originalità e la peculiarità formale e decorativa di alcuni modelli.
Dall’India, dal Rajasthan del XVIII secolo, arriva l’acquerello opaco su carta raffigurante un diagramma cosmologico di ambito jainista. La dottrina jaina non prevede un dio creatore e ordinatore, considera l’universo non una forma illusoria, ma una realtà regolata da proprie leggi, che esiste da sempre e sempre esisterà. La complessa cosmologia che ne deriva, caratterizzata dall’utilizzo dell’astronomia e della matematica e basata sulla teoria del karman, porta alla realizzazione di immagini per la meditazione sul rapporto tra il microcosmo e il macrocosmo e a manoscritti geografico-cosmologici sul mondo degli uomini, denominati Kṣetrasamasa.
Alla Cina settentrionale del II millennio a.C. (cultura Qijia o dinastia Shang) appartiene un elemento decorativo o amuleto in giada. La giada, già importante per queste culture, nelle dinastie successive fu assunta tra i più alti simboli di nobiltà e di ricchezza dell’aristocrazia, e la Scuola taoista ne esaltò le proprietà taumaturgiche.
Cosa ci dicono questi reperti delle molte culture asiatiche?
Questi reperti sono testimoni della straordinaria ricchezza e varietà delle culture asiatiche. L'Asia, infatti, è un mosaico culturale straordinariamente complesso. Del resto, l'umanità non è mai stata chiusa, c'è sempre stato un continuo movimento di culture e di popoli che hanno finito per influenzarsi a vicenda, come dimostrano gli stimoli dell'arte ellenistica, che arrivarono fino in Giappone e in Cina.
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Diagramma cosmologico. India, Rajasthan, XVIII sec. Acquerello opaco su carta. Donazione Mutti
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Nel corso della rassegna si sono tenuti numerosi incontri e conferenze di approfondimento sulle aree culturali presenti nella mostra. Qual è lo scopo di queste attività?
Quando realizziamo mostre, organizziamo anche un ciclo di eventi legato a quell'esposizione, come conferenze, convegni, incontri, visite guidate, attività per famiglie e per le scuole, proponendo al pubblico un consistente calendario di appuntamenti che consentono di conoscere gli aspetti più vari delle culture rappresentate nelle esposizioni e di immergersi totalmente nelle mostre, approfondendone i temi. Il nostro obiettivo è quello di organizzare mostre ed eventi che offrano al pubblico un'esperienza diversa dell'Asia. Parlando del passato, cerchiamo di dare al pubblico strumenti per capire il presente. Sono frequenti i laboratori didattici mirati per le scuole, dal momento che lavoriamo molto con i bambini delle elementari.
Nell'ambito dell'esposizione ORIENTI. 7000 anni di arte asiatica dal Museo delle Civiltà di Roma abbiamo organizzato molte conferenze con gli orientalisti del MuCiv che hanno contribuito alla realizzazione della mostra, incontri con storici, scrittori e viaggiatori in collaborazione con Salone del Libro, Istituto Veneto per i Beni Culturali, Il Mulino, Il Tucano Viaggi Ricerca. Sono state proposte anche attività per famiglie, visite guidate e laboratori per centri estivi.
Dalla mostra Orienti. 7000 anni di arte asiatica dal Museo delle Civiltà di Roma è nato l'omonimo catalogo, stampato da Silvana Editoriale. Come è strutturato e di quali contributi si avvale?
Il catalogo, curato da Claudia Ramasso, si avvale dei contributi di illustri studiosi del settore: Roberto Ciarla, Paola D'Amore, Gabriella Di Flumeri Vatielli, Maria Luisa Giorgi, Laura Giuliano, Marco Guglielminotti Trivel, Giovanna Iacono, Michael Jung, Giovanna Lombardo, Gabriella Manna, Paola Piacentini, Massimiliano A. Polichetti. Corredato di splendide foto a colori di Damiano Rosa (referenze fotografiche: Costantino Astuti, Roberto Ciarla, Paolo Ferroni e Cristina Vatielli), il volume accoglie articoli su tutte le testimonianze archeologiche e le opere d'arte asiatiche esposte in mostra: dal Vicino e Medio Oriente antico all'archeologia e all'arte del mondo islamico, dall'Asia meridionale all'area Himalayana con il Tibet e il Nepal, per arrivare, infine, in Estremo Oriente.
Quali riflessioni si augura che questa mostra possa suscitare in tutti coloro che avranno il piacere e la fortuna di visitarla?
Mi auguro vivamente che possa far capire che l'apertura e il reciproco scambio tra culture sono sempre fonte di arricchimento e valori irrinunciabili. Il MAO invita sempre ad un viaggio affascinante di scambio, scoperta e conoscenza. In una realtà costituita da molte culture, infatti, la prima missione del nostro Museo è quella di contribuire a creare una comunità di cittadini che conoscano, amino e valorizzino le differenze. Al MAO tutti sono inevitabilmente stranieri, tutti hanno qualche cosa da imparare sugli altri e strumenti per riflettere su se stessi.
ORARIO
Da martedì a venerdì 10-18;
sabato e domenica 11-19
(la biglietteria chiude un'ora prima).
Chiuso il lunedì.
TARIFFE
Mostra:
Intero €10; ridotto €8;
Gratuito Abbonati Musei Torino Piemonte, Torino + Piemonte Card, Torino + Piemonte Card Junior, minori di anni 6, accompagnatori disabili e partecipanti ai laboratori didattici.
Mostra + collezioni:
Intero €14; ridotto €12; Gratuito per le categorie sopra elencate.
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