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sabato, 07 aprile 2018 07:14 |
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Una maschera della Cultura di Vinca
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Francesca Bianchi
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Resterà aperta fino al 22 aprile la mostra Donne, madri, dee: linguaggi e metafore universali nell’arte preistorica, allestita presso il Museo Archeologico del Castello di Udine. Attraverso un percorso multisensoriale, l’esposizione ripercorre l’evoluzione negli ultimi 40.000 anni della rappresentazione e del significato della figura femminile nell’arte europea, partendo dalle prime antiche produzioni figurative femminili del Paleolitico e del Neolitico, fino ad arrivare all’età contemporanea.
FtNews ha intervistato la dott.ssa Paola Visentini, conservatrice del Museo Archeologico di Udine e curatrice della mostra insieme a Fabio Martini e a Lucia Sarti. La studiosa si è soffermata molto sulla struttura del percorso espositivo, che si apre con uno degli oggetti più rappresentativi del Paleolitico italiano, la Venere di Savignano, datata a 25.000 anni fa. La Visentini ha sottolineato che la mostra ha consentito di avviare un processo di revisione dei dati sulle statuette neolitiche italiane, e ha posto l'accento sulla diversificazione e sulla complessità degli schemi formali del Neolitico rispetto alle esperienze precedenti.
Questa esposizione costituisce l’evento di lancio del progetto europeo COME-IN!, che ha l'obiettivo di rendere accessibili i musei e i beni culturali anche a persone con vari tipi di disabilità.
Dott.ssa Visentini, la mostra Donne, madri, dee: linguaggi e metafore universali nell’arte preistoricaaffronta una tematica di grande fascino ed interesse, qual è quella della rappresentazione e del significato della figura femminile negli ultimi 40.000 anni. Come è nata l'idea di organizzare un'esposizione di così alto livello scientifico, in cui per la prima volta sono raccolti esempi unici della produzione figurativa antica del Centro Europa e dei Balcani?
L'idea è nata dalla collaborazione scientifica con Fabio Martini dell'Università di Firenze e con Lucia Sarti dell'Università di Siena, con cui da alcuni anni riflettevamo sulla possibilità di realizzare un'esposizione su questa tipologia di materiali. L’area geografica che abbiamo privilegiato in questa mostra è da alcuni anni diventata un punto di riferimento culturale importante per il Museo Archeologico di Udine, che si pone come elemento di cerniera per le esperienze museologiche e scientifiche dell’Italia nord-orientale e dell’Europa centrale e sud-orientale.
Come è strutturato il percorso espositivo che attende i visitatori?
Il percorso si sviluppa a partire dalle prime produzioni figurative femminili. Si apre, infatti, con uno degli oggetti più rappresentativi del Paleolitico italiano, la Venere di Savignano, datata a 25.000 anni fa. Questo unico e raro reperto è un’occasione per riflettere sulla figura femminile rappresentata dai primi cacciatori-raccoglitori (40.000-10.000 anni fa), attraverso i diversi schemi formali e i significati di un repertorio che raccoglie meno di cento esemplari tra Europa e aree contermini, fruibili dal visitatore anche grazie ad un multimediale che presenta le acquisizioni in 3D di alcuni di essi.
La parte più significativa dell’esposizione è rappresentata dal nucleo neolitico di questa tipologia di reperti, provenienti da numerosi musei internazionali ed italiani. In questa fase cronologica della storia dell’uomo, caratterizzata da trasformazioni economico-sociali di importanza epocale, in alcuni territori, soprattutto di area balcanica, le rappresentazioni figurative femminili sono numerosissime. Vedremo, infatti, che in alcuni siti della Serbia ne sono venute in luce a migliaia. Dalla selezione dei reperti in mostra si potrà cogliere come gli schemi formali del Neolitico siano decisamente diversificati e più complessi delle esperienze precedenti, non solo nella materia prima utilizzata (argilla, osso, pietra), ma in generale nella postura del corpo, nella rappresentazione simbolica dei dettagli anatomici di genere, nella raffigurazione del volto e delle acconciature, nella decorazione del corpo, sia essa espressione di abiti o tatuaggi o la rappresentazione di altri elementi di adorno.
Dal punto di vista scientifico, invece, la mostra ha consentito di avviare un processo di revisione dei dati sulle statuette neolitiche italiane, che porterà a Udine l'11 e il 12 aprile i principali studiosi italiani di questa tematica. Ciò grazie all'organizzazione congiunta tra Museo Archeologico di Udine, Università di Firenze e di Siena della Tavola rotonda dal titolo Le raffigurazioni femminili neolitiche in Italia: iconografia, iconologia, contesti
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Perché si parla di percorso multisensoriale?
Perché la mostra è ispirata ai principi della progettazione universale Design for All e di conseguenza adotta soluzioni progettuali finalizzate ad allestire un percorso rivolto a tutti. Una particolare attenzione è stata indirizzata all'orientamento dell'utente e alla comprensione dei contenuti attraverso l'esplorazione tattile e i suggerimenti sonori e visivi.
I visitatori potranno ammirare le prime produzioni figurative femminili con i reperti più rappresentativi del Paleolitico e del Neolitico, provenienti da numerosi musei italiani ed internazionali, per arrivare, infine, all'arte contemporanea. Come mai è stato scelto un arco cronologico così esteso? E' possibile ravvisare una continuità, nel corso dei millenni, dei linguaggi figurativi adottati nella rappresentazione della figura femminile?
In realtà, non abbiamo trattato l'intero arco cronologico ed il salto all’arte contemporanea è giustificato dalla continuità che negli ultimi 40.000 anni si osserva nei linguaggi figurativi e concettuali adottati nella rappresentazione artistica . Una continuità che trova probabilmente la sua ragion d’essere nei sistemi di percezione del nostro cervello, che a partire da Homo sapiens non hanno subito modifiche anatomiche di rilievo.
Che immagini ci forniscono questi reperti della cultura che li ha prodotti? Cosa ci rivelano dell’ambiente sociale, economico, culturale e religioso dell'Antica Europa?
Abbiamo molti dati riguardanti gli aspetti economici e culturali delle comunità di cacciatori raccoglitori e di agricoltori e allevatori, ma questi quasi mai sono il risultato dello studio e delle analisi delle statuette.
Quand'è che la rappresentazione femminile connessa alla fertilità, alla generatività, all'abbondanza, tanto diffusa nel Neolitico, iniziò a perdere valore?
Nel territorio che abbiamo preso in esame abbiamo osservato che la produzione di statuette femminili tende ad essere meno rilevante, con un forte decremento nel numero e nella loro complessità formale e materiale, con il sopraggiungere delle prime età dei metalli.
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Perché, secondo Lei, le statuette preistoriche suscitano in noi ancora così tante emozioni? Cosa le rende tanto interessanti ed affascinanti?
Suppongo che questi oggetti appaiano all'uomo contemporaneo non solo esteticamente belli, ma in alcuni casi, nelle loro forme, anche estremamente moderni. E' inevitabile poi immaginare che il fascino nasca anche dal riferirle al mondo spirituale delle comunità preistoriche.
Cos'è e quali finalità si propone il progetto europeo COME-IN!, di cui questa esposizione costituisce l’evento di lancio?
La mostra costituisce il "Launching event" del Museo Archeologico di Udine del progetto europeo COME-IN! (Cooperazione per una piena accessibilità ai musei – verso una maggiore inclusione), sostenuto finanziariamente dal Programma Interreg Central Europe. Il progetto triennale, non ancora giunto a conclusione, ha consentito di trasformare il Museo, che ha sede nel Castello di Udine, in un luogo inclusivo ed accessibile e la mostra è stata un'occasione per sperimentare l'applicazione delle linee guida, elaborate dai venti partner centro-europei del progetto COME-IN!, per l’accessibilità e l'inclusività dei musei.
Insieme alla prof.ssa Lucia Sarti dell'Università di Siena e al prof. Fabio Martini dell'Università di Firenze ha curato il catalogo della mostra in doppia lingua italiano-inglese. Il volume, intitolato Donne, madri, dee: linguaggi e metafore universali nell’arte preistorica, è stato pubblicato dai Civici Musei di Storia e Arte di Udine. Come è strutturato e di quali contributi si avvale?
Si tratta di una raccolta di saggi sulla produzione figurativa femminile, soprattutto preistorica, analizzata in senso generale ed antropologico. Una parte del catalogo è dedicata all’illustrazione dei materiali esposti in mostra e alla loro contestualizzazione in base allo stato delle ricerche e delle conoscenze del Centro-Europa e dei Balcani.
Quali riflessioni si augura che questa mostra possa suscitare in tutti coloro che avranno il piacere di visitarla?
Spero sia vissuta come un arricchimento immersivo. Mi auguro che il visitatore comprenda le potenzialità sensoriali e sia spinto a recuperare altri sensi in genere gregari della vista.
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