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La regata per la pace nel Mediterraneo di OMeGA

giovedì, 18 maggio 2017 21:24

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da sinistra: Mario Boffo, Luca Attanasio e Foad Aodi)
Fabrizio Federici
Diffondere la conoscenza del Mediterraneo sotto ogni possibile angolazione, anzitutto organizzando incontri di studio, seminari, attività congressuali; poi, attuare un programma pluriennale di "eventi d' incontro", con l'esecuzione di brevi regate d'altura non agonistiche, con le quali collegare porti italiani con porti mediterranei, per lo sviluppo del dialogo interculturale e interreligioso. Questi gli obbiettivi principali di "OMeGA", Osservatorio Mediterraneo di Geopolitica e Antropologia: associazione culturale (apolitica, apartitica, aconfessionale, contraria a qualsiasi discriminazione) che presso il Circolo della Marina, in Viale Tor di Quinto a Roma, ha presentato, in un incontro con la stampa, il progetto "Rotte mediterranee", e in particolare la prima delle regate previste, "Lungo le rotte del corallo".
"Un evento - ha spiegato l'ammiraglio Enrico La Rosa, presidente dell'associazione e coordinatore dell'iniziativa - organizzato appunto da OMeGA insieme alla Fondazione di Sardegna e al Circolo romano sottufficiali di Marina. Col patrocinio di ICE- Italian Trade Agency (Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane), UNIMED, Unione delle Università del Mediterraneo, Circolo canottieri di Cagliari, Co-mai, Comunità del Mondo Arabo in italia, AMSI, Associazione Medici d'origine Straniera in Italia,UMEM, Unione Medica Euromediterranea, movimento internazionale "Uniti per Unire", Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Ordine dei Giornalisti del Lazio e altre importanti realtà.
Una regata vela/motore che avverrà dal 3 al 12 luglio prossimi, sulla rotta Cagliari-Annaba (Algeria)- Biserta (Tunisia)- Cagliari". "Durante gli scali - ha aggiunto Aldo Andrenelli, ufficiale di Marina emerito, designato "Commodoro" della flottiglia - organizzeremo convegni su vari temi: ad Annaba sull'attuale stallo del dialogo intermediterraneo, a Biserta sull'ulivo come simbolo di pace e unità, e sull'olio come volano di sviluppo economico, culturale e scientifico". "Nonché ingrediente essenziale della dieta mediterranea; il tutto - sottolinea Leopoldo Sposato, dirigente dell'ICE-ITA - per rafforzare i canali di confronto e cooperazione tra i Paesi del Nord e del Sud Mediterraneo e portare un messaggio di dialogo e di convivenza pacifica" (iscrizioni entro la prima decade di giugno, scrivendo a omega.criticitamediterranee@gmail.com N.d.R.).
"Per rilanciare il dialogo euromediterraneo - ha sottolineato Luca Attanasio, giornaljsta, moderatore della seconda parte dell'incontro, dedicata al dibattito sui temi geopolitici e culturali - mi sembra giusto ripartire dalle parole d'un maestro di pace come Giorgio La Pira. Che tanti anni fa, prima del Concilio, definiva il Mediterraneo "Un grande Lago di Tiberiade": Gesù attraversò più volte questo lago per avviare scambi culturali, religiosi, economici coi popoli dell'altra sponda; nello stesso spirito dovrà muoversi questa regata". "Come Co-mai, AMSI, UMEM e Uniti per Unire", ha detto Foad Aodi, medico fisiatra, fondatore di queste 3 associazioni, "porteremo senz'altro il nostro contributo. Con quello stesso spirito con cui l'estate scorsa, dopo i terribili attentati di Nizza e altre città europee, organizzammo, per rilanciare il dialogo interculturale e interreligioso, "#Musulmaninchiesa" (il 31 luglio), e poi (l' 11- 12 settembre, con la partecipazione di 3 milioni di persone in tutta Italia) #Cristianinmoschea": iniziativa poi evolutasi, a fine anno, nella Confederazione Internazionale Laica Interreligiosa.
Tutte iniziative che han contribuito maggiormente alla serenità della convivenza in Italia tra le diverse culture e religioni: garantendo, da un lato, un alto livello di prevenzione e sicurezza, e, dall'altro, politiche d'integrazione efficienti, nel quadro di un'Europa a due velocità".
"Il dialogo interculturale e interreligioso è doveroso", ha precisato Mario Boffo, ambasciatore emerito, già Capomissione diplomatica in Yemen e Arabia Saudita. "Purchè, da un lato, si rispetti il principio fondamentale che ognuno ha diritto di professare liberamente la sua fede; dall'altro, l'esigenza - ribadita dalla recentissima sentenza della Cassazione - che gli immigrati decisi a vivere nel mondo occidentale si conformino alle norme giuridiche e ai valori della società in cui intendono stabilirsi: questo non per non rispettare le libertà religiose e culturali, ma in considerazione della sicurezza pubblica come bene superiore da tutelare".
"Se si continua a non affrontare seriamente il problema immigrazione, comunque", ha ribadito Germano Dottori, docente di Studi strategici presso la "LUISS - Guido Carli", a lungo andare in Italia rischiamo lo sconquasso sociale, e l'ascesa di movimenti di destra estrema, sul tipo di Alba Dorata in Grecia".
" Su questi terreni, però", hanno rimarcato, in chiusura, Foad Aodi e Luca Attanasio, rispondendo alle domande dei partecipanti, tra cui numerosi giornalisti, "uno dei principali problemi da affrontare è la qualità dell'informazione, il più delle volte cattiva e fuorviante. Il problema immigrazione in Italia c'è senz'altro, ma non va sopravvalutato né esasperato: i dati ufficiali parlano chiaro, gli immigrati comunque in Italia rappresentano, oggi, solo l'8% della popolazione, e la comunità religiosa più consistente è sempre quella cristiana. Parlare di invasione islamica, allora - come fanno, irresponsabilmente, certe forze politiche - è davvero fuorviante.
"I nostri movimenti - conclude Aodi - continuano il loro impegno con OMeGA e altre confederazioni a livello internazionale, affinché non fallisca il multiculturalismo in Italia: come invece è fallito in Germania, Francia, Olanda, Belgio, Inghilterra. Questo perché, in quei Paesi, i governanti non hanno coinvolto le comunità e associazioni d'origine straniera nelle iniziative delle società che li ospitavano ,non è stata fatta politica di prevenzione a favore della sicurezza. Si sono creati, invece, tanti ghetti senza la presenza dei cittadini di altre nazionalità; né si è riusciti a organizzare corsi di lingue, di cultura e legislazione, molto importanti per combattere la radicalizzazione giovanile e quella "zona grigia" che, spesso, fa da incubatrice al terrorismo.
Mentre non si è saputo condurre la lotta all'immigrazione irregolare e alla disoccupazione giovanile, che è diventata ormai una piaga mondiale".
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