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venerdì, 11 ottobre 2024 16:24 |
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Costantino Vitiello, padre di Alessandro, con un amico nel 2001
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Dal nostro inviato
Francesca Bianchi
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Sabato 12 ottobre una parte di Origini, il programma Rai dedicato alla narrazione storica del territorio italiano, sarà dedicata alla presenza dei pescatori ponzesi in Sardegna nella prima metà del secolo scorso. In particolare, si parlerà dei pescatori che si recavano a Vignola (SS) e del legame di solidarietà e amicizia che crearono con i pastori galluresi. A raccontarci la storia di questa fusione di culture e tradizioni diverse sarà Alessandro Vitiello, figlio di uno di quei pescatori e oggi testimone della memoria della vicenda dei pescatori ponzesi in Sardegna. Vitiello ha rilasciato un'intervista a
FtNews, anticipando ai nostri lettori qualche dettaglio della puntata che andrà in onda domani su RaiUno alle ore 11:25.
Sig. Vitiello, quando ha ricevuto l'invito a partecipare alla trasmissione Rai Origini? Che esperienza è stata?
Sono riuscito ad avere questa opportunità grazie a Silverio Mazzella del "Brigantino", che ha dato le indicazioni iniziali, e all'autrice Rai Stefania Bove, che ha letto quanto è stato scritto in questi anni sulle pagine della rivista telematica "Ponza Racconta" e sul mio blog personale "La casa dei Sacco”. All'inizio di settembre Stefania Bove, autrice del programma televisivo "Origini", mi ha contattato per chiedermi informazioni in merito alla presenza in Sardegna dei pescatori ponzesi nella prima metà del secolo scorso, in particolare dei pescatori che andavano a Vignola. Mi ha chiesto di partecipare al programma. Insieme abbiamo deciso che avrei raccontato le vicende di mio padre e degli altri pescatori di Ponza. Così a fine settembre sono andato in Sardegna, su quella spiaggia di Vignola, nel comune di Aglientu, dove sono stato tante volte. Mercoledì 25 settembre di prima mattina ero lì con i tecnici, l'autrice, la regista e Francesco Gasparri, uno dei due conduttori della trasmissione. Dopo una notte di tempesta avevo qualche dubbio sul tempo e invece la mattinata è stata stupenda: qualche piccola nuvola in un cielo celeste, il mare calmissimo e una sensazione di bellezza indescrivibile.
Cosa può dirci del legame tra i pastori della Gallura e i pescatori di Ponza? Di cosa vivevano i ponzesi a Vignola?
Parliamo di un periodo storico che va dai primi del '900 al 1960. Il sodalizio tra i pastori galluresi e i pescatori di Ponza è stato un fenomeno davvero significativo. Tenga presente che all'inizio del '900 da quelle parti non c'era nulla, Aglientu era poco più di un piccolo villaggio; c'era qualcosa a Santa Teresa Gallura, ma all'epoca le barche si muovevano a remi, e per raggiungere da Santa Teresa le zone di pesca, che si trovavano fuori Vignola, fuori Castelsardo, ci si metteva tanto tempo, quindi i pescatori trovarono molto utile fermarsi a Vignola. Lì, però, da giugno non c'era neanche l'acqua: d'estate il piccolo ruscello che andava verso il mare si prosciugava. Se non ci fosse stata una qualche forma di solidarietà con le famiglie dei pastori che vivevano in quella zona, i pescatori ponzesi non avrebbero potuto vivere. Grazie al legame con i pastori sardi i ponzesi hanno potuto continuare a pescare in quella zona. Una parte importante dell'economia ponzese girava intorno alla pesca delle aragoste e del corallo della Sardegna. Anche i pastori galluresi hanno ottenuto dei benefici da quel sodalizio. Il pecorino sardo, infatti, piaceva molto ai ponzesi e veniva consumato in abbondanza anche a Ponza durante la stagione invernale; quando, alla fine della stagione, i pescatori ponzesi tornavano a Ponza, imbarcavano sempre diversi quintali di pecorino.
Suo padre cosa ricordava degli anni trascorsi a Vignola?
Nella mia infanzia, nelle sere d'inverno, riuniti attorno al tavolo ascoltavamo i racconti di mio padre, tutti ricchi di dettagli: l'amicizia con i pastori della Gallura, le loro abitudini, il cibo, l'ospitalità, le pescate miracolose. Le nostre serate invernali erano arricchite dalla presenza di questi nomi: la famiglia Mannoni, in particolare Giacomo Mannoni, Cecilia Lutzu e i suoi genitori, i Melaio, Pasquale Batini e tanti altri che diventavano eroi immaginari, visto che mio padre diceva sempre che, senza queste persone, per noi lì non sarebbe stato possibile sopravvivere. Una comunità di quasi venti barche, dalle ottanta alle cento persone che i primi di marzo si spostavano da Le Forna, a Ponza, e approdavano nella spiaggia di Vignola, frazione sul mare del comune di Aglientu, per rimanervi almeno sei mesi. Poi c'erano quelle che arrivavano all'Isola Rossa, a Cala Sarraina e in altri approdi della Sardegna.
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Pescatori ponzesi a Santa Teresa Gallura Costantino Vitiello, padre di Alessandro, con un amico nel 2001
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I ponzesi approdarono anche in altre località sarde. Perché ci si ricorda soprattutto di Vignola?
Perché a metà degli anni Trenta, grazie alla disponibilità e alla generosità di Antonio Peru e di sua moglie Rosa, con il contributo economico dei pescatori ponzesi venne costruita, sui terreni dei Peru, la chiesetta di san Silverio, una chiesa piccola che è entrata nel cuore degli abitanti di Aglientu e dei tanti turisti che qui arrivano ogni estate. Antonio e Rosa Peru non avevano avuto figli ed erano affezionatissimi ai bambini ponzesi che approdavano qui; Rosa faceva un po' da madre a questi bambini. I pescatori ponzesi usavano la chiesetta di san Silverio come riparo nelle notti di tempesta. La chiesa, inoltre, ha contribuito a rafforzare i legami con i sardi, che il 20 giugno di tanti decenni fa si ritrovavano a festeggiare, con i nostri genitori, il santo patrono di Ponza. Ancora oggi c'è questa abitudine.
Durante le riprese siete andati anche a Santa Teresa...
Sì. Le riprese sono andate avanti per tutta la mattinata. Una volta finito di girare a Vignola, ci siamo spostati alla torre di Santa Teresa Gallura, dove Valentina Caruso, l'altra conduttrice della trasmissione, ha intervistato Franco Aprea, ponzese che ha scelto di costruirsi un futuro in Sardegna. Franco ha raccontato la storia delle famiglie ponzesi che hanno scelto di rimanere stabilmente in Sardegna. In particolare, ha raccontato la storia della sua famiglia.
Quale messaggio si augura possa arrivare a coloro che ascolteranno il suo intervento nella puntata di domani della trasmissione Origini?
Se una storia la racconti, forse verrà ricordata: questo mi ha spinto a partecipare alla trasmissione. La storia della comunità ponzese a Vignola non deve essere dimenticata. Io mi spenderò perché i figli e i nipoti di quei pescatori possano vedere questo documentario e comprendere la sofferenza che hanno vissuto i loro genitori e i loro nonni per riuscire a sopravvivere a quella condizione veramente particolare. Vorrei, inoltre, che si riflettesse sul legame tra pastori sardi e pescatori ponzesi, un rapporto di amicizia e contaminazione colturale tra persone di origini diverse, con stili di vita e tradizioni completamente diverse, che hanno trovato un comune sentire da cui hanno ricavato benefici dal punto di vista umano ed economico.
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