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martedì, 17 luglio 2018 05:54 |
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La copertina del libro con i fratelli Mosso
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Francesca Bianchi
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FtNews
ha incontrato la scrittrice Gabriella Mosso, autrice de I miei, i tuoi, i nostri. Parentele baravantan-e (arabAFenice Editore), un libro in cui la Mosso ripercorre la storia della sua grande famiglia piemontese. L'autrice inizia il suo avvincente racconto partendo dai primi del Novecento, dai suoi bisnonni materni, nati e cresciuti in Piemonte, fra Villafranca Piemonte e Vigone, nel Basso Pinerolese, fino ad arrivare al giorno d'oggi. Ogni capitolo è arricchito da frasi e detti in piemontese che conferiscono veridicità e vivacità a questa coinvolgente storia di una tipica famiglia piemontese.
Nel corso della nostra entusiasmante conversazione, Gabriella ha aperto il suo cuore, svelandoci i ricordi della sua infanzia, dei genitori, della sua adorata nonna e di ogni persona che ha attraversato la sua lunga, intensa vita. Ha spiegato la genesi de I miei, i tuoi, i nostri, un libro intriso di emozioni, dove non mancano colpi di scena, amori insoliti, momenti di grande felicità e attimi di disperazione. Protagonisti assoluti sono le gioie e i dolori di persone di tempra forte che hanno forgiato il carattere della scrittrice, instillandole nell'animo un profondo senso del dovere e un grande amore per la vita.
Nelle avversità che la vita ci chiama ad affrontare tutti noi dovremmo fare nostro il monito di Gabriella, fermamente convinta che "tutto si risolve", anche le situazioni più insormontabili. Questa dolce e tenace signora, a cui la vita non sempre ha sorriso, non si stanca di sorridere alla vita e di sforzarsi di vedere il bello in ogni situazione, anche quella più difficile. Donna coraggiosa e animata da un inesauribile amore per la vita, lancia un potente messaggio di ottimismo e speranza, ricordando a tutti noi che non vale la pena rovinarsi la vita alla ricerca di una irraggiungibile perfezione!
Come è nata idea l'idea di scrivere un libro sulla sua grande famiglia?
Mi è capitato a volte di parlare ad amici di alcuni episodi familiari. La loro risposta era sempre questa: "Sulla tua famiglia potresti scrivere un romanzo". Ciò che mi ha indotto a mettere per iscritto l'invito degli amici è stata la richiesta di mia figlia di avere un ritratto della famiglia, perché essendo molto più piccola del fratello, voleva colmare i ricordi che le mancavano rispetto a lui. Nel libro si scoprirà perché c'è molta differenza di età tra di loro...
Mi auguro di essere riuscita a farle conoscere meglio e a sentire ancor di più sue le vite dei nostri cari.
Perché I miei, i tuoi, i nostri? Come mai questo titolo?
Il titolo vuole essere la rappresentazione di una famiglia multiforme, in quanto originata dal doppio matrimonio del mio nonno paterno, vedovo con figli, con la seconda moglie, vedova con figli, da cui "I FIGLI MIEI, I FIGLI TUOI, I FIGLI NOSTRI". Parlo di famiglia multiforme perché, rispetto alle famiglie allargate di oggi, allora c'era il preciso intento di andare d'accordo ed aiutarsi. Si discuteva, come in qualsiasi famiglia, ma in maniera costruttiva e con il fine di risolvere i contrasti. Nel libro scrivo che la parola "fratellastro" non è mai stata pronunciata nella mia famiglia. Io solo alle medie ho scoperto dalla professoressa, in maniera del tutto fortuita, che mia cugina non aveva il mio cognome, perché in realtà quel mio zio, suo padre, non era il figlio di mio nonno, ma per mio padre è sempre stato un fratello.
Ho avuto una grande famiglia con zii di provenienze diverse, personaggi non comuni, di forte personalità, come la mia vulcanica nonna materna. Anche la famiglia di mia madre era composta da "I MIEI, I TUOI, I NOSTRI", perché mamma era stata adottata dal marito di mia nonna, mentre la sorella era figlia del marito.
Come nelle famiglie dei miei genitori, anche nella mia ci sono "I MIEI, I TUOI, I NOSTRI": I MIEI, ossia mio figlio e mia figlia; I TUOI, cioè la figlia del mio compagno ed il marito, che mi consentono di fare la nonna dei loro due bambini; infine I NOSTRI, ovvero tutti insieme i nostri figli, i/le loro consorti e i nostri nipotini.
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Gabriella Mosso con il suo inseparabile Felice
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FtNews ha incontrato la scrittrice Gabriella Mosso, autrice de I miei, i tuoi, i nostri. Parentele baravantan-e (arabAFenice Editore), un libro in cui la Mosso ripercorre la storia della sua grande famiglia piemontese. L'autrice inizia il suo avvincente racconto partendo dai primi del Novecento, dai suoi bisnonni materni, nati e cresciuti in Piemonte, fra Villafranca Piemonte e Vigone, nel Basso Pinerolese, fino ad arrivare al giorno d'oggi. Ogni capitolo è arricchito da frasi e detti in piemontese che conferiscono veridicità e vivacità a questa coinvolgente storia di una tipica famiglia piemontese.
Nel corso della nostra entusiasmante conversazione, Gabriella ha aperto il suo cuore, svelandoci i ricordi della sua infanzia, dei genitori, della sua adorata nonna e di ogni persona che ha attraversato la sua lunga, intensa vita. Ha spiegato la genesi de I miei, i tuoi, i nostri, un libro intriso di emozioni, dove non mancano colpi di scena, amori insoliti, momenti di grande felicità e attimi di disperazione. Protagonisti assoluti sono le gioie e i dolori di persone di tempra forte che hanno forgiato il carattere della scrittrice, instillandole nell'animo un profondo senso del dovere e un grande amore per la vita.
Nelle avversità che la vita ci chiama ad affrontare tutti noi dovremmo fare nostro il monito di Gabriella, fermamente convinta che "tutto si risolve", anche le situazioni più insormontabili. Questa dolce e tenace signora, a cui la vita non sempre ha sorriso, non si stanca di sorridere alla vita e di sforzarsi di vedere il bello in ogni situazione, anche quella più difficile. Donna coraggiosa e animata da un inesauribile amore per la vita, lancia un potente messaggio di ottimismo e speranza, ricordando a tutti noi che non vale la pena rovinarsi la vita alla ricerca di una irraggiungibile perfezione!
Come è nata idea l'idea di scrivere un libro sulla sua grande famiglia?
Mi è capitato a volte di parlare ad amici di alcuni episodi familiari. La loro risposta era sempre questa: "Sulla tua famiglia potresti scrivere un romanzo". Ciò che mi ha indotto a mettere per iscritto l'invito degli amici è stata la richiesta di mia figlia di avere un ritratto della famiglia, perché essendo molto più piccola del fratello, voleva colmare i ricordi che le mancavano rispetto a lui. Nel libro si scoprirà perché c'è molta differenza di età tra di loro...
Mi auguro di essere riuscita a farle conoscere meglio e a sentire ancor di più sue le vite dei nostri cari.
Perché I miei, i tuoi, i nostri? Come mai questo titolo?
Il titolo vuole essere la rappresentazione di una famiglia multiforme, in quanto originata dal doppio matrimonio del mio nonno paterno, vedovo con figli, con la seconda moglie, vedova con figli, da cui "I FIGLI MIEI, I FIGLI TUOI, I FIGLI NOSTRI". Parlo di famiglia multiforme perché, rispetto alle famiglie allargate di oggi, allora c'era il preciso intento di andare d'accordo ed aiutarsi. Si discuteva, come in qualsiasi famiglia, ma in maniera costruttiva e con il fine di risolvere i contrasti. Nel libro scrivo che la parola "fratellastro" non è mai stata pronunciata nella mia famiglia. Io solo alle medie ho scoperto dalla professoressa, in maniera del tutto fortuita, che mia cugina non aveva il mio cognome, perché in realtà quel mio zio, suo padre, non era il figlio di mio nonno, ma per mio padre è sempre stato un fratello.
Ho avuto una grande famiglia con zii di provenienze diverse, personaggi non comuni, di forte personalità, come la mia vulcanica nonna materna. Anche la famiglia di mia madre era composta da "I MIEI, I TUOI, I NOSTRI", perché mamma era stata adottata dal marito di mia nonna, mentre la sorella era figlia del marito.
Come nelle famiglie dei miei genitori, anche nella mia ci sono "I MIEI, I TUOI, I NOSTRI": I MIEI, ossia mio figlio e mia figlia; I TUOI, cioè la figlia del mio compagno ed il marito, che mi consentono di fare la nonna dei loro due bambini; infine I NOSTRI, ovvero tutti insieme i nostri figli, i/le loro consorti e i nostri nipotini.
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Nella Sua famiglia c'erano donne dalla personalità molto forte. Oggi si riconosce in qualcuna?
Vorrei riconoscermi nella mia splendida nonna, nel buon senso di mia madre e nella grinta di mia zia.
Lei nutre un amore immenso nei confronti degli animali, soprattutto dei cani. Anche nel libro parla spesso dei tanti cani che ha avuto nel corso della vita. Da chi ha ereditato questo amore?
Questo amore mi è stato trasmesso sia dalla famiglia di mio padre che da quella di mia madre, ma non da mia madre, che invece se ne teneva sempre a debita distanza. Anche la zia materna era piena di cani. Mi rivedo ancora piccola sulla macchina con mio padre che mi faceva sentire una principessa, mentre il nostro cagnone era dietro, nel baule. Eravamo così felici in macchina con quell'odore di cane! Nella mia vita ho sempre avuto cani. Oggi a riempire le mie giornate di amore ed allegria c'è Felice, un affettuosissimo bassotto di sette chili, un tenero, travolgente uragano.
Sta già lavorando ad un nuovo libro? In caso di risposta positiva, può svelarci quali saranno i temi che affronterà?
Attualmente sono impegnata nella stesura di un altro libro, sempre sulle mie emozioni, sui miei sentimenti, perché mi piace trasmettere quello che ho provato e che provo in determinate situazioni.
Quale messaggio si augura possa arrivare ai lettori de I miei, i tuoi, i nostri?
Vorrei trasmettere ai miei lettori un messaggio di positività: si possono superare anche le vicissitudini più difficili, pensando positivo e ricordando sempre che tutto si risolve.
Io ho scelto di essere vincente sulle contrarietà, senza perdere coraggio, senza sfinirmi già in partenza per inevitabili contrattempi e grane. La vita non è fatta di "se". Non si può tornare indietro. Se si potesse tornare indietro, le cose si farebbero diversamente, ma questo non è possibile, per cui bisogna accettare le cose per come sono, accettando quel che si ha. Non vale la pena rovinarsi la vita alla ricerca di una irraggiungibile perfezione!
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