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Alla scoperta del matriarcato di Bali con Bruna Rotunno

domenica, 04 febbraio 2018 13:48

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Ph Bruna Rotunno
Francesca Bianchi
FtNews ha incontrato Bruna Rotunno, fotografa italiana ideatrice del progetto Women in Bali, un viaggio per immagini nel cuore di Bali che vuole essere un omaggio all’energia di tutte le donne che vi abitano. Con le sue meravigliose immagini la Rotunno racconta l’universo femminile e la potenza creatrice della natura nell’isola indonesiana, un luogo magico dove l’acqua è ancora venerata come la Grande Madre, sacra origine della vita, principio di tutte le cose e potente simbolo di purificazione e guarigione. Partendo dalla mitologia balinese, fondata sul culto dell’acqua, l'artista immortala il fluire del lato femminile dell’isola, a cui si legano il sacro, il rito, la spiritualità, la creatività, l’arte, la musica e la danza, raccontati attraverso i gesti e i movimenti delle donne balinesi.
Nel corso della nostra bella conversazione, la Rotunno ci ha raccontato del suo sconfinato amore per Bali e del profondo rapporto che la lega alle tante donne che ha avuto modo di incontrare nel corso dei suoi numerosi viaggi nell'isola. L'artista ha parlato anche del percorso espositivo che è nato dal progetto Women in Bali, che lo scorso 21 luglio ha fatto tappa al MAO di Torino e che presto sbarcherà a Hong Kong.
Con sincera ammirazione ci ha riferito della grazia e dell'eleganza che caratterizzano la vita delle donne balinesi, soffermandosi sulla bellezza e sulla profonda spiritualità che regnano sovrane nell'isola.
Dalle parole di Bruna Rotunno emerge il forte legame con un luogo in cui c'è grande rispetto per le donne e in cui non si teme il confronto con il femminile, come spesso avviene, purtroppo, nel nostro mondo occidentale.

Bruna, il Suo primo soggiorno a Bali risale a circa vent’anni fa. Che ricordo ha di quel viaggio? Come è stata accolta dalla popolazione?
Cosa L'ha affascinata e cosa continua ad affascinarLa di quest'isola indonesiana e della sua gente?

Sì, il mio primo viaggio a Bali risale a vent'anni fa. Capitai nel bel mezzo della preparazione di una cerimonia e fui accolta tra sorrisi e condivisione di cibo, con una disponibilità e naturalezza ormai rare da noi. Bali è un’isola viva che ha sempre suscitato in me emozioni contrastanti, stimolate dalla sua luce fluida e mutevole, da una ritualità fatta di gesti che rendono visibile l’invisibile e soprattutto da una bellezza diffusa che riflette un’armonia in continuo divenire. Bali per me è un luogo veramente unico che spesso si distacca dalla definizione di Indonesia, perché è un isola induista in un oceano musulmano.

Quando ha deciso di dare vita al progetto Women in Bali?
Ho visitato Bali molte volte nel tempo e ogni volta ho trascorso lì periodi che andavano da alcune settimane ad alcuni mesi. Questa frequentazione così assidua ha aggiunto sempre vari strati e livelli di conoscenza al rapporto con l'isola e con i Balinesi, al punto da farmi entrare in uno stato percettivo più profondo di quello che ho quando viaggio velocemente e superficialmente in altri luoghi del mondo. Tale percezione mi ha portato alla ricerca del progetto Women in Bali, che vuole essere un omaggio all’isola e a tutte le donne che la abitano. Questo progetto fotografico rappresenta la conclusione di un lavoro durato otto anni, periodo durante il quale ho costruito un racconto per immagini in bilico tra reportage ed arte, dove ogni gesto e ogni personaggio sono esaltazione e simbolo di una delicata, ma costante armonia tra l'uomo e la natura.

Come è nata, invece, l'omonima mostra, che fino allo scorso ottobre è stata esposta al MAO - Museo d'Arte Orientale di Torino?
Il progetto espositivo di Women in Bali, è composto da 80 fotografie, dal cortometraggio The Island of Healing, da me realizzato, e da un gruppo di piccole sculture femminili in legno degli anni Cinquanta, insieme ad alcuni oggetti legati alla cultura di Bali della collezione Mariangela Faradella (Milano). Il tour espositivo, partito nel 2016 dalla Visual Art Gallery dell'India Habitat Centre di New Delhi, il 21 luglio scorso ha raggiunto il MAO di Torino, con la mostra a cura di Gigliola Foschi. L’8 marzo inaugurerà a Hong Kong, presso Fivelements Gallery e prossimamente farà tappa a Parigi.
Oltre 150 foto del progetto sono raccolte anche nel volume omonimo, edito in Italia da Silvana Editoriale, con i testi di Anita Lococo, un'americana residente da 35 anni nell’isola, insieme a quelli di Cok Sawitri, la più grande scrittrice balinese vivente.

Cosa L'ha spinta a ritrarre queste donne?
Nel corso del tempo ho incontrato tante donne, non solo balinesi, ma anche provenienti da altre parti del mondo che sull’isola hanno avviato importanti progetti artistici, etici e sociali. Attraverso i loro ritratti ho cercato di coglierne l’essenza, raccontando la forza dell’energia femminile simboleggiata dall’acqua, veicolo di memorie antiche e strumento di guarigione. Le immagini sfiorano la quotidianità di un luogo in cui tutto è sacro e dove la potenza creatrice della natura risuona con l’energia creativa presente in ognuno di noi, rendendo più lucidi e realizzabili i nostri sogni.
Ph Bruna Rotunno
Perché ha deciso di immortalare anche donne straniere fortemente legate a Bali?
Bali è un luogo in cui non si percepisce violenza o pericolo e una donna può viaggiare da sola con relativa tranquillità, come ho sperimentato personalmente. In questa splendida isola il mondo femminile è molto rispettato e moltissime donne arrivano da ogni parte del mondo, intraprendendo progetti artistici, sociali, etici, spesso all’insegna dell’eco-femminismo e della sostenibilità, ed integrandosi perfettamente con la comunità locale. Per questo ho voluto raccontare delle donne balinesi e delle straniere, unite da un grande potere creativo che risuona con lo straordinario potere del luogo. All'inizio del progetto ho incontrato le prime donne non balinesi, ma trapiantate da tempo nell'isola. Le ho scelte in base alla loro relazione con l'isola, alle loro storie personali, alla loro partecipazione attiva nella vita comunitaria di Bali.

Perché ha voluto raccontare fotograficamente Bali attraverso i volti e le storie delle donne che la abitano?
Bali è molto spesso conosciuta come l’isola del surf, delle splendide ville, dei trattamenti curativi e della natura, ma poco conosciuta per la sacralità che la rende unica isola indù in un mare musulmano. I balinesi vivono in comunità molto unite. Questo legame è ancora più forte tra le donne: lo si percepisce tutti i giorni attorno ai riti quotidiani di preparazione delle offerte, di cura del cibo e di partecipazione alle tante cerimonie che caratterizzano la vita dell’isola. Questo lato ancora tribale mi ha attratto sin da subito.

Che rapporto è riuscita ad instaurare con le donne che ha fotografato?
Con tutte ho instaurato un profondo rapporto, a volte condividendo un giorno intero, a volte un'ora o poco più. Ognuna mi ha regalato delle emozioni diverse. Sono convinta che attraverso la macchina fotografica si crei un microcosmo in cui la relazione tra soggetto e fotografo diventa estremamente intima in pochi minuti, una vera e propria seduta terapeutica per entrambe le parti, un processo meraviglioso di crescita continua.

Che reazione hanno avuto le donne di Bali davanti alla Sua macchina fotografica?
Le donne di Bali si sono offerte all’obiettivo con grande dignità, indipendentemente dalla classe sociale di appartenenza, trasmettendo molte emozioni. Diversa è stata, invece, la reazione delle donne occidentali trasferitesi a Bali: chiedevano conferme del loro look, erano attente al lato estetico e si sono poste davanti alla macchina con grande consapevolezza.
Ph Bruna Rotunno
Cosa L'ha colpita maggiormente di queste donne e della loro vita?A quali attività si dedicano? In quali momenti le ha immortalate?
Ho avuto la fortuna di poter vivere per qualche tempo nelle comunità balinesi ed in particolare con le donne dei villaggi di Seseh, di Cemagi e di Sogsogan, in South Bali. Ho quindi iniziato a ritrarre le balinesi nella loro quotidianità, nelle loro case, nei loro palazzi regali e nelle loro capanne,durante la dura vita dei campi e durante le cerimonie.
Le donne si muovono con grazia ed eleganza, danzano e lavorano in un universo dove anche le risaie, le lussureggianti piante tropicali e le pietre sono animate dalla Shakti, l’energia divina femminile. Passano ore a creare le offerte fatte di foglie di banana intrecciate, fiori, piante aromatiche, riso e biscotti. Una volta terminate queste piccole opere d'arte, le posano davanti casa, sul vetro dell'auto, sul bagnasciuga. Dopo essere state posate, le offerte vengono calpestate, i cani se ne nutrono e l'acqua del mare se le porta via, come i mandala, ma con lo scopo di nutrire gli spiriti buoni e quelli cattivi. Mi ha colpito molto il rapporto quotidiano con gli spiriti: li sentono, li vedono, li nutrono, e la natura stessa, potente e bellissima, è parte fondamentale in questa relazione col divino.

C'è una foto che ha richiesto particolare impegno nella realizzazione?
La foto più impegnativa di tutte è stata quella fatta ad Ibu Ayu Pastika, moglie del governatore reggente e donna appartenente all’alta casta dell’isola. Lei aveva delle aspettative molto importanti sul ritratto.

E quella che Le ha dato maggiori emozioni?
Lo scatto per me più emozionante è stato realizzato nelle sedi di Smile, organizzazione che si occupa di accudire bambini con deformità profonde, a cui ho devoluto parte del ricavato della vendita del libro. Mi sono commossa davanti alla serenità e alla naturalezza con cui questi bimbi si sono mostrati davanti al mio obiettivo, nonostante il dolore della malattia.

Che rapporto c'è, a Bali, tra le donne e l'acqua?
Bali è un luogo ove il femminile emerge con prepotenza attraverso il concetto di "Holy Water", il cui significato va inteso oltre l'accezione comune religiosa, conosciuta anche in India. L'acqua a Bali è sinonimo di nascita, di purificazione, di guarigione, di nutrimento e di gioco. Le donne balinesi hanno il compito di perpetuare il valore della Holy Water attraverso una delicata e quotidiana ritualità. A differenza di quanto accade in India, a Bali le donne possono officiare alte cerimonie e occuparsi del rapporto con le divinità.

Cosa Le manca di più di Bali?
Il grande rispetto per le donne. In Europa avverto spesso una forte ignoranza nei confronti del femminile. Mi manca molto anche il concetto di tempo dei Balinesi, che scorre in maniera profondamente diversa da come siamo abituati a percepirlo in Occidente.
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