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Francesca Bianchi
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Domenica 3 dicembre, a Pavia, si terrà l'urban-trekking Le donne dei Longobardi: signore di spade, di veleni e di Dio, organizzato dall'antropologa Michela Zucca, ideatrice di questa forma innovativa di fare cultura, basata sul turismo sostenibile. Con l'auspicio che questo modo dinamico di produrre cultura possa diffondersi ovunque, soprattutto tra le giovani generazioni, la studiosa è ormai da tempo solita organizzare percorsi archeologici sui luoghi di culto della Grande Madre.
Prima tappa di questo appuntamento pavese sarà costituita dalla visita del Castello Visconteo con la Pinacoteca Malaspina e il Museo del Risorgimento. Le collezioni di scultura e pittura del Castello Visconteo sono sterminate e conservano testimonianze dell'arte lombarda, del paesaggio e del costume ben difficili da trovare riunite tutte insieme.
All'interno del Castello visiteremo la mostra Longobardi. Un popolo che cambia la storia. Una delle sale più belle del Castello Visconteo è dedicata proprio ai Longobardi. Al Museo Archeologico ammireremo la Sala Longobarda che espone argenti paleocristiani, oreficerie tardoromane (magnifici esemplari di fibule a staffa) e reperti longobardi che testimoniano lo splendore raggiunto da Pavia, capitale del Regno. Tra i pezzi si segnalano la lastra tombale del nobile di stirpe romana Senatore, tra le migliori testimonianze scultoree dell’VIII secolo, e le oreficerie, rappresentate da collane in pasta vitrea, orecchini in oro e argento, crocette in lamine d’oro. Eccezionali, infine, la sella plicatilis, ovvero la "sedia pieghevole", di arte carolingia o ottoniana, esemplare raro per la complessità tecnica e il raffinato decoro, e i due plutei del VII secolo raffiguranti l’albero della vita tra draghi alati e un calice affiancato da pavoni, riconosciuti come arredi presbiteriali del monastero di Santa Maria Teodote.
I Longobardi si convertono in fretta al cristianesimo, ma non perdono l'immaginario pagano: le chiese da loro fondate sono piene di simboli ancora pagani, legati alle Dea e alla religione della fertilità. A Pavia, nella chiesa di San Michele, fondata dai Longobardi e da San Colombano, ammireremo un repertorio pagano che lascia senza fiato: il labirinto, gli animali fantastici, i draghi, e la sirena bicaudata (a due code) permeano ogni angolo.
La Sirena Bicaudata, donna drago simbolo della Dea Madre, la troviamo ovunque a Pavia: basta alzare lo sguardo ai capitelli delle chiese o ai portali antichi. Le sirene bifide o bicaudate, simboli di femminilità in varie accezioni, legate anche a tradizioni simboliche ermetiche, costellano i capitelli di varie chiese, sino a divenire una specie di marchio di fabbrica dell’epoca. Queste sirene hanno un significato per molti versi ancora avvolto nel mistero. Retaggio di antichi culti legati alla terra, richiamano la forza rigeneratrice di Freia, che nella mitologia nordica è dea della magia e dell'amore, della fecondità e della lussuria e protettrice delle partorienti. Oltre alla duplice natura donna-pesce, la doppia coda delle sirene contribuisce a sottolinearne l’ambiguità e ad apparentarle al segno astrologico dei Pesci. Esse sono simbolo di fertilità e di eterna generazione, ma la loro forma le rende simili anche alla lettera omega dell’alfabeto greco, l’ultima lettera, che può rappresentare la fine di tutte le cose; un’ulteriore ambiguità: il principio e la fine riassunti nello stesso segno. Nella tradizione medievale la sirena si identifica con Melusina, una donna che aveva aspetto umano per tutta la settimana, mentre il sabato si trasformava in sirena.
Sulla facciata principale della Basilica di San Michele, così come in altre chiese romaniche pavesi, quali la cripta di San Teodoro o la distrutta Basilica di San Giovanni in Borgo, ricorrono numerose sirene, ma si trovano anche tritoni barbuti ed ermafroditi, figure ormai cancellate o quasi, all’esterno, dall’erosione subìta dalla pietra arenaria.
Rimangono ancora ben visibili, sul lato di un portale della Basilica di San Michele, figure di donne con le gambe divaricate, in una posizione simile a quella delle sirene bicaudate, ma con il sesso bene in mostra, che richiamano alla mente le immagini propiziatorie di fertilità della tradizione celtica, le cosiddette Sheela-na-Gig, che erano collocate sulla porta d’ingresso di antiche chiese irlandesi, gallesi e scozzesi.
Ultima tappa dell'urban-trekking sarà la Chiesa di San Pietro in Ciel d'Oro, nella cui cripta sono ospitate le ossa del filosofo Severino Boezio. Sempre all'interno della cripta vedremo il pozzo misterioso, testimonianza di un culto preesistente alla Dea Madre delle sorgenti e della nascita.
Per iscriversi a questo splendido trekking è necessario contattare Michela Zucca sulla sua pagina Facebook.
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