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Giancarlo Sani: alla scoperta delle incisioni rupestri toscane

martedì, 03 ottobre 2017 13:36

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Francesca Bianchi
FtNews ha intervistato Giancarlo Sani, studioso dei segni dell’uomo in ambiente montano, con particolare riguardo alla ricerca e alla catalogazione delle incisioni rupestri presenti in Toscana. Ha al suo attivo numerosi articoli a carattere divulgativo e scientifico e una mostra fotografica sull’Arte Rupestre, allestita nel 2012 nel suggestivo scenario della Rocca Federiciana, a San Miniato (PI).
Coordinatore Regionale Toscano del Gruppo "Terre Alte" – Comitato Scientifico del Club Alpino Italiano e fondatore del Centro Arte Rupestre Toscano, nel corso della nostra intervista Sani ha parlato della grande passione con cui si dedica allo studio delle incisioni rupestri toscane e dei lavori che sono nati da questa intensa attività di ricerca. Si è soffermato in modo particolare sui libri I Segni dell’Uomo, il primo corpus dei siti di arte rupestre della Toscana, uscito nel 2009, e sul volume La Memoria della Roccia, edito lo scorso anno. Dalle parole dello studioso trapela la speranza di poter contribuire, grazie al suo lavoro di ricerca e divulgazione, alla salvaguardia di queste preziose testimonianze incise che ancora oggi ci parlano dei valori culturali di chi abitava o frequentava l’ambiente montano secoli e secoli fa.

Come e quando è iniziata la Sua intensa ed avvincente attività di ricerca sulle tracce delle incisioni rupestri presenti sulle montagne della Toscana?
Alcuni anni fa mi trovai tra le mani un volumetto che parlava d’incisioni rupestri in Garfagnana e dato che sono un tipo curioso, mi misi a leggerlo e scoprii che anche sulle montagne Apuane erano presenti segni che l’uomo aveva scolpito sulle rocce, probabilmente per lasciare un messaggio duraturo nel tempo. Era un momento difficile per me, per motivi di salute, ma trovai la voglia di andare a vedere i segni di Campocatino, un luogo molto bello nel nord delle Apuane, noto per l’eremo ad "abri" (sotto roccia) di S. Viano. Il mio fu un amore a prima vista e da allora sono alla continua ricerca di nuovi siti e dei loro possibili significati.
Fin dai tempi della preistoria l’uomo ha sentito il bisogno di manifestare il suo essere e la percezione del mondo esterno e questo forte bisogno è durato fino a poco tempo fa, fino alla prima metà del secolo scorso. Ora i mezzi per fare questo sono logicamente evoluti e solo in alcune parti del mondo, in comunità che vivono ancora in ambito tribale, la pratica di incidere o graffire la roccia continua. E quale supporto migliore della roccia si presta a soddisfare questi bisogni? La roccia sembra eterna, sprigiona sicurezza, protezione, futuro, forza. Si può capire l’animismo che spingeva ad adorarla.
In molti casi al senso di sacralità della roccia si aggiunge quello della sacralità delle vette, concetto universalmente sentito (le vette delle montagne quale dimora degli dei, delle divinità). Fino a pochi anni fa a questi segni non veniva data molta importanza da parte degli archeologi, che spesso li liquidavano come testimonianze recenti, se non fatti addirittura da pastori, per passatempo, durante i momenti di ozio. Ora non è più così: è stato scoperto che sulle rocce di tutto il mondo ci sono veri e propri messaggi che vogliono trasmetterci i miti delle origini, le storie del passato, le emozioni, le credenze, i riti magico-religiosi, la memoria, i culti e i valori culturali di chi abitava o frequentava quelle zone. E’ nata, così, l’archeologia rupestre, che da anni è la mia passione.
Posso dire senza ombra di dubbio che in Italia ci sono zone di eccezionale interesse, a partire dalla Valcamonica, per non parlare dell’intera catena Alpina: la Valtellina, la zona intorno al lago di Garda, l’altopiano di Asiago e l’Appennino Ligure. Nelle incisioni toscane ci sono echi di tutto questo: coppelle, lame pennate, croci, simboli solari, spirali, antropomorfi, mani, giochi e orme di piedi sono le tipologie dei segni che sono stati scoperti in questi ultimi anni lungo valli poco frequentate dall’uomo moderno, lungo antichi sentieri oggi quasi scomparsi, difficili da trovare e da percorrere, lungo ripidi e impervi percorsi di cresta e su altopiani desolati. Da svariati anni sto portando una seria e meticolosa ricerca sulle testimonianze del passato lasciate sulle rocce delle nostre montagne, in particolare nel nord della regione, Alpi Apuane e Appennino Tosco-Emiliano.
Ho visitato tutti i siti già conosciuti ed esplorato zone nuove. Nel 2005 sono stato nominato coordinatore regionale del gruppo "Terre Alte", nell’ambito del Comitato Scientifico del Club Alpino Italiano. Questo mi ha motivato ancora di più, consentendomi di pubblicare, nel 2009, il volume I Segni dell’Uomo, il primo corpus dei siti di arte rupestre della Toscana, e, nel 2016, La Memoria della Roccia, edito da Tra Le Righe Libri, frutto di sette anni di lunghe ricerche. Ricco di foto, illustrazioni e disegni, il volume getta uno sguardo affascinato e curioso intorno a questi enigmatici segni che gli uomini del passato ci hanno lasciato in eredità con il loro carico di fascino e mistero. Un lavoro impegnativo, reso possibile grazie a tanti amici che mi hanno aiutato nelle ricerche sul campo, inviandomi preziose segnalazioni.
I due libri sono strutturati per zone montuose e presentano tutti i siti individuati in Toscana dal 1992 al 2016.
I pennati del Masso delle Girandole (Alpi Apuane)
Il simbolo più caratteristico che si trova inciso sulle rocce apuane è il pennato. Come si spiega la massiccia diffusione di questo simbolo?
Il pennato è un tipico strumento ancora oggi usato dai boscaioli, la falx arboraria dei latini, la micidiale arma degli Apui. Sulle Alpi Apuane lo troviamo inciso su rocce generalmente localizzate in altura e in posizione panoramica. Le principali domande che i ricercatori si sono posti lasciano spazio a molteplici risposte più o meno plausibili. Il significato simbolico delle incisioni dei pennati sulle montagne Apuane è, infatti, soggetto, in mancanza di fonti scritte coeve, a conservare per il momento problematiche interpretative aperte e complesse. L’analisi diacronica dell’iconografia di questo strumento/arma ci offre un dato certo: siamo davanti ad una manifestazione cultualee religiosa che affonda le proprie radici in epoche precristiane. Il fatto che i siti con le incisioni si trovino in altura e su rocce panoramiche dominanti, spesso allineate con il moto solare e le vette delle montagne, farebbe pensare a luoghi preposti a particolari adunanze, come per esempio i conciliabula, ovvero riunioni nelle quali venivano discusse argomentazioni di carattere socio-amministrativo o bellico.
Questi luoghi sembrano caratterizzarsi soprattutto per una funzione cultuale comune ed è probabile che l’atto di incidere il pennato sia stato una specie di ex-voto offerto a una divinità che incarna le forze naturali, come il dio Silvano. Questa affascinante ipotesi necessita ancora di verifiche e analisi più approfondite per essere confermata.
Per quanto riguarda la presenza di impronte di piccole mani e, soprattutto, di orme di piedi (roccia del Sole, masso delle Girandole), è possibile formulare l’ipotesi che tali segni siano legati a rituali che prevedevano atti simbolici finalizzati all’attestazione del passaggio dall’adolescenza alla maturità virile (vita, guerra, religione, caccia).
Si può credere che sia la consegna del pennato, con il rito incisorio sulla roccia, a certificare il nuovo status, considerata l'importanza che questo strumento aveva per l’uomo di montagna. Quindi il segno del Pennato, inteso come ex-voto a Silvano o come testimonianza di ritualità antiche, potrebbe essere considerato un magnifico“fossile” culturale arrivato fino ai nostri giorni. In altre culture è probabile che con il tempo il pennato abbia assunto un valore indicante lo status del possessore al momento della morte.
A rafforzare tale ipotesi ci giungono le testimonianze di pennati incisi in epoca moderna presenti sul Monte Rovaio, nei pressi dell’alpeggio di Campocatino, al fosso delle Comarelle e in località “La Castellina”, incisioni spesso personalizzate con le iniziali del nome di chi le ha scolpite. L’approfondimento delle indagini dei contesti di rinvenimento già conosciuti e nuove ricerche esplorative sul campo, con eventuali nuovi ritrovamenti, potrebbero confermare alcune ipotesi con l’obiettivo di una maggiore comprensione degli aspetti della sfera religiosa e delle pratiche rituali della fiera popolazione/tribù dei Liguri Apuani.

Una curiosità: come si possono trovare tutte queste incisioni? Io non saprei da dove cominciare! Ci spieghi l’arcano.
Niente misteri, solo una paziente ricerca! Cerco di documentarmi il più possibile sui libri di storia locale, specialmente quella antica, mi interesso di tradizioni e leggende. Credo, inoltre, mi sia di grande aiuto la mia esperienza di escursionista, che mi permette di trovare vecchie tracce di sentieri, specialmente in zone dove esiste il supporto geologico adatto. E' sempre preferibile sapere se nella zona esaminata siano state fatte ricerche archeologiche in senso classico. Logicamente questo non basterebbe, se non fosse accompagnato dalle ricerche dirette sul campo.
Ad oggi ho effettuato oltre 300 uscite, di uno o più giorni, percorrendo circa 5000 chilometri sia su antichi sentieri sia fuori sentiero. E' stata una vera faticaccia, ma i risultati raggiunti mi hanno dato tanta soddisfazione.

E' possibile stabilire una datazione approssimativa di queste testimonianze incise?
Uno dei problemi principali, forze il maggiore, nello studio delle incisioni rupestri è rappresentato proprio dalla datazione. Alcuni passi avanti sono stati fatti, ma ancora non sono del tutto attendibili. Agli studiosi interessati ai petroglifi non resta che attenersi al modo tradizionale, come ho fatto io. Tale metodo consiste nel porre attenzione alla forma, allo stile, alla tecnica di esecuzione, alle sovrapposizioni e, nei casi di segni di stile naturalistico, al valore cronologico degli oggetti rappresentati. E' fondamentale individuare il contenuto del messaggio, cercare di interpretarlo, decifrare quello che l’incisore voleva rappresentare e collocarlo nella fase culturale che l’ha prodotto.

Come mai nutrivano un così grande interesse, quasi una venerazione, per le pietre e le rocce?
Tralasciando il fatto che le pietre costituivano materiale prezioso per la costruzione di strutture ed oggetti, è la parte simbolica quella più interessante. La pietra può rappresentare qualcuno o qualcosa e la sua apparente eternità l’ha legata al mondo del sacro. Nelle religioni antiche e primitive la venerazione delle rocce è presente con culti principalmente rivolti alla fertilità, per non parlare, poi, del fenomeno del Megalitismo.
Incisioni rupestri del Balzo alle Cialde (Appennino Lucchese)
Ci sono simboli che lasciano presupporre la diffusione del culto della Grande Dea Madre?
Nella mia esperienza di ricercatore sulle montagne toscane non mi sono mai trovato davanti a simboli legati al culto della Dea Madre. Leggo spesso cose a riguardo, ma in molti casi ci vedo troppa fantasia. In ogni caso, l’argomento è molto intrigante.

Nei pressi di Fivizzano si trova la Grotta di Santa Caterina, che porta il nome di una santa. Qual è la peculiarità di questa grotta?
La grotta di Santa Caterina è una grande roccia con profonde e singolari “nicchie”. Nel giugno del 2009 il ricercatore Rino Barbieri individuò la roccia e delle grandi nicchie che presentavano all’interno organi sessuali femminili profondamente scolpiti: questo ha fatto pensare di essere di fronte ad un santuario della fecondità, legato, quindi, a rituali pagani. Il grande masso reca scolpito un volto di donna…la Dea Madre, la grande Madre Terra, che ha bisogno di essere fecondata dal sole per generare tutti i suoi frutti” (Rino Barbieri). Il sito di Santa Caterina è molto interessante e meriterebbe di essere approfondito nei vari aspetti che potrebbero far luce su questa megalitica scultura preistorica.

Nella zona di Poggio Castellare è stata rinvenuta una roccia con raffigurazioni antropomorfe, il cosiddetto "Masso degli Antropomorfi", che secondo molti studiosi rappresenterebbero degli sciamani.
Cosa la induce a pensare che si tratti davvero di sciamani?
Cosa L'ha colpita di queste figure?

Mi ha colpito la particolarità iconografica delle figure graffite, che non sono caratterizzate sessualmente, non portano armi e strumenti da lavoro e hanno il corpo tratteggiato a lisca di pesce. Il volto presenta una sottile incisione cruciforme e dei micro incavi per gli occhi. Il tratto testa-corpo assomiglia a quello della figura di un girino, il tratteggio a lisca di pesce è preciso e in un caso richiama il drappeggio di un vestito o tunica. Cosa, chi rappresentano? Sciamani, pellegrini di passaggio, uomini e donne del popolo, morti? Non lo sappiamo.
L’ipotesi è che si tratti di rappresentazioni di sacerdoti-sciamani legati a ritualità associate ai simboli (Triplice Cinta e Centro Sacro presenti sulla roccia). Ciò indicherebbe un luogo di particolare sacralità tellurica, un luogo che rappresenta l’Omphalos della zona. L'area intorno a Poggio Castellare presenta una visione panoramica a 360° sulle vallate sottostanti e forte è il senso di sacralità e spiritualità che emana.

Nel libro nomina spesso le coppelle. Cosa sono? Per quali scopi venivano usate?
Le coppelle sono incavi emisferici, scolpiti dall'uomo su rocce piane o poco inclinate, di solito poste in posizione dominante e panoramica. In Italia sono molto numerose principalmente sulle Alpi, ma anche in Toscana sono stati scoperti e studiati siti con massi coppellati. Il significato di tali manufatti rimane ancora un mistero, nonostante vari studiosi abbiano avanzato ipotesi a riguardo. Le ipotesi più gettonate parlano di culti ancestrali legati alla natura, in particolare legati all’acqua. Per quanto mi riguarda, ritengo che le coppelle non siano altro che il risultato dell’azione di una “preghiera”: inciderle rappresentava un atto sacrale. In Toscana, nella zona delle Limentre (Appennino Pistoiese), tra i paesi di Treppio e Torri, un imponente monolite, denominato Sasso di Catirio, è letteralmente tempestato di piccole coppelle (circa 3400), a testimonianza di antiche frequentazioni e di segni che sembrano avere un chiaro scopo di devozione.

Attualmente è impegnato in qualche progetto?
La “Memoria della Roccia” è stato pubblicato circa un anno fa e da allora numerose sono state le scoperte e le segnalazioni di nuovi siti con testimonianze incisorie che dalla preistoria arrivano a epoche molto vicine ai nostri giorni. Sto documentando e fotografando tutti questi siti e dovrei riuscire a dare alle stampe nel corso del 2018 il terzo corpus delle incisioni rupestri presenti sulle montagne toscane.

Quale messaggio spera possa giungere a coloro che leggeranno i Suoi lavori di ricerca?
Con i due libri già pubblicati e il terzo in arrivo spero di mettere a disposizione degli studiosi e dei molti appassionati di questa affascinante disciplina lo straordinario patrimonio dei “Segni dell’Uomo” incisi sulle rocce delle nostre montagne, segni che silenziosi ci trasmettono i miti delle origini, le storie, gli eventi, le emozioni, le credenze, i riti magico-religiosi, la memoria, i valori culturali di chi abitava o frequentava l’ambiente montano secoli e secoli fa. Tutte queste testimonianze sono sottoposte a un lento, ma irreversibile deterioramento a causa dei fenomeni naturali e della mano dell’uomo. Solo la consapevolezza e la conoscenza dell’importanza di questi siti può impedire o ritardare tutto questo. Un ulteriore scopo di questo lavoro di ricerca e divulgazione è proprio la salvaguardia della nostra memoria.
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03/10/2017 22:19:09
da: moroellomalaspina1946@gmail.com a: info@ftnews.it
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Nome: Sandro Santini
Messaggio: Interessante spiegazione e soprattutto grande impegno nel ricercare. Ogni valutazione è poi soggettiva e per discuterne occorrerebbe sapere e non si sa se non si studia la materia. Ovvero tutto ciò che è Antico, soprattutto in Preistoria, è forse discutibile e non ci sono mai verità assolute, come qualcuno può pensare. Archeologia è mestiere difficile, ma provare è importante e ancor più valutare con prudenza. Complimenti!
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