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Fabrizio Federici
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Un saggio di Francesco Giro inquadra quelli che son stati i riferimenti culturali di Silvio Berlusconi.
Presso la sala Mostre e convegni della Gangemi Editore in Via Giulia,è stato presentato al pubblico il libro Silvio Berlusconi e la città ideale, di Francesco Giro (introduzione di Antonio Tajani, Gangemi Editore, 2024, €.15,00). In cui Giro, parlamentare, già sottosegretario ai Beni e Attività Culturali nell’ultimo Governo presieduto da Berlusconi (2008- 2011), analizza la figura e il pensiero dell’uomo di Arcore focalizzando quelli che – al di là delle possibili, legittime, critiche all’azione politica del fondatore di Fininvest e di Forza Italia – son stati gli importanti riferimenti culturali di tale azione. Il tutto, a trent’anni dalla nascita di Forza Italia (gennaio 1994).
“Primo tema del libro – ha spiegato Francesco Giro - è quello della libertà (centrale, com’è noto, nel lessico e nell’azione dell’uomo di Arcore): diversamente analizzato, nel Novecento, dai due grandi, personalmente amici ma assai diversi per conclusioni politiche, Benedetto Croce e Giovanni Gentile. Ho evidenziato, poi, le insospettate analogie tra il pensiero di Silvio Berlusconi, più volte teorico di una nuova “Rivoluzione liberale”, e quello del padre di tale formula, cioè Piero Gobetti. “Rivoluzione liberale” intesa, da ambedue, sia contro le dittature che contro il burocratismo e centralismo statale a danno dell’iniziativa privata responsabile e delle autonomie locali”. Ma sarebbe fortemente riduttivo, e quindi errato, intendere il liberalismo di Berlusconi come “riedizione italiana” dell’ultra-liberalismo di Ronald Reagan e, mutatis mutandis, Donald Trump: per il Cavaliere, sottolinea ancora l’Autore del saggio, contrastare le deformazioni burocratico-parassitarie del keynesismo non ha mai significato dimenticare la funzione dello Stato come attore economico-sociale d’essenziale importanza. ”Del resto”, ha sottolineato Maurizio Gasparri, capogruppo al Senato di Forza Italia, “sarebbe stata possibile la grande avventura di Berlusconi, che senz’altro è stata anche sul piano culturale, se lui fosse stato solo un brillante organizzatore pratico-economico?”.
Mario Ajello, editorialista del Messaggero, ha ricordato anche l’attenzione del Cavaliere per un personaggio poliedrico e controcorrente come Erasmo da Rotterdam, col suo “Elogio della follia” (non a caso piu’ volte ristampato dal gruppo editoriale fondato da Berlusconi). Angelo Polimeno Bottai, giornalista del Tg1, ha aggiunto l’interesse dell’uomo di Arcore per il Rinascimento europeo, specie per figure come Leon Battista Alberti, con la sua “Città ideale” (anche da qui, il titolo del libro di Giro). Umberto Croppi, docente universitario e saggista, Presidente di Federculture, ha evidenziato soprattutto il contributo di Berlusconi al progressivo superamento del gramscismo e di quel che è stato – al di là del doveroso rispetto per la vicenda umana dell’uomo di Ales – il suo peggior frutto: cioè la devastante teoria dell’indispensabile, “hegeliana”, egemonia culturale della sinistra.
“Non dimentichiamo mai – ha ricordato, in chiusura, Antonio Tajani (a suo tempo, tessera n.4 della neonata Forza Italia), Vicepremier e Ministro degli Affari esteri – che Forza Italia è stata, sì, Silvio Berlusconi, ma esiste anzitutto perché il suo fondatore incarnò proprio quei valori che Forza Italia propugna. Questo libro di Francesco Giro spiega, guardando al futuro, perché Forza Italia non è destinata a scomparire”. Tra i “ punti cardinali” dell’uomo di Arcore, infine, Tajani ha ricordato il cattolicesimo sociale con la sua forte attenzione agli ultimi, lo sport, il rispetto per l’ambiente (evidenziato, ad esempio, nella costruzione di Milano 2)”.
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