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Il berretto a sonagli: le tre corde della mente

mercoledì, 23 novembre 2016 13:27

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Alessandra D'Annibale
Il berretto a sonagli deriva dalle novelle “La verità” e “Certi obblighi”, e fu rappresentata in lingua italiana per la prima volta a Roma nel 1923.
Spettacolo emozionante e coinvolgente soprattutto nell’adattamento della commedia pirandelliana.
Francesco Bellomo dirige con grande maestria Gianfranco Jannuzzo in questa splendida opera teatrale del grande maestro Pirandello.
La società costringe gli individui ad apparire rispettabili, obbedendo a precisi codici di comportamento; in realtà tutto è permesso purché si salvino le apparenze. La signora Beatrice Fiorica, gelosa ed insoddisfatta, vuole denunciare al delegato Spano, amico di famiglia, il tradimento del marito, cavalier Fiorica, con la giovane moglie del suo scrivano Ciampa, anziano e a conoscenza dei fatti, che tollera la situazione purché venga salvata la sua rispettabilità. Inutilmente Ciampa cerca di evitare la denuncia tentando di persuadere la signora Beatrice a girare la corda “Seria” quella che fa ragionare ed evita i disastri.
Secondo Ciampa portiamo tutti sulla fronte tre corde come d’orologio. “la seria, la civile, la pazza” Se a prevalere nei rapporti umani fosse sempre la corda pazza, la convivenza tra le persone nella società diventerebbe impossibile, poiché si scatenerebbe un conflitto costante ed infinito tra gli individui.
Sul palcoscenico è il teatro del mondo, afferma Ciampa in questo meraviglioso monologo, poiché ci troviamo costretti dalle circostanze della vita ad interpretare la parte che la società ci assegna. Questo è il momento nello spettacolo in cui si ha la possibilità di cogliere e comprendere i grandi temi della poetica di Pirandello, vale a dire il conflitto insanabile esistente tra la forma e la vita, tra la finzione e la verità, tra l’apparenza e la realtà, in un mondo privo di un fondamento ultimo, in cui l’uomo scopre, angosciato, di trovarsi da solo.
Gianfranco Jannuzzo
Ciampa, intuendo i sospetti che nutre la signora Beatrice, afferma che tiene la moglie segregata in casa e che prima di partire per Napoli, per essere sereno e tranquillo, le porterà la chiave di casa, perché la custodisca.
La Signora Beatrice vuole comunque far scoppiare lo scandalo, ma tutta la famiglia le va contro. Ormai tutti sanno che il povero Ciampa porta il Berretto a sonagli, ossia il cappello da becco e vuole la rivincita.
La vicenda trascende, nel suo giuoco beffardo, la realtà dell’ambiente, ma non si sarebbe potuta realizzare al di fuori di quella. Ciampa, scrivano in una cittadina all’interno della Sicilia, è inserito in una società piccolo-borghese, condizionata dai “galantuomini”, ma non esclusa da un rapporto attivo, anche se subalterno, con la classe superiore.
La morale sessuale è pur sempre sofisticata, ma acquisisce, nel caso di Ciampa, il decoro convenzionale e ipocrita del codice borghese del perbenismo, un codice sul quale la beffarda rivalsa del subalterno gioca una sua partita arguta e teorizza il sistema pratico, socio-morale delle “tre corde”: la seria, la civile e la pazza.
Il recupero del copione originale consente di evidenziare la spontaneità della vis comica pirandelliana. Inoltre il reinserimento di alcune scene tagliate permette di identificare meglio e la tematica dell’opera e i caratteri dei personaggi.
Per dare maggiore impatto emotivo si è anche aggiunto un prologo in flashback all’inizio dello spettacolo, dove gli amanti clandestini vengono colti in flagranza di reato ed arrestati, scena che non esisteva e di cui si sentirà il racconto durante la commedia.
L’ambientazione, collocata nell’immediato dopoguerra, permette di recuperare certe situazioni tipiche del mondo siciliano ed particolare agrigentino di quel tempo.
Le musiche di Mario D'Alessandro ci riportano a quelle sonorità forti che hanno caratterizzato la produzione cinematografica dei film di ispirazione siciliana degli anni ’50.


Dal 22 NOVEMBRE AL 4 DICEMBRE 2016 - Sala Umberto
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