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Il grande dittatore con Massimo Venturiello e Tosca

lunedì, 22 febbraio 2016 18:33

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Alessandra D'Annibale
La programmazione dell’Eliseo, sotto la direzione di Luca Barbereschi, è incentrata sulla ricerca di lavori di spessore, complessi ed articolati, che danno lustro a questo spazio d’eccellenza, nel cuore di Roma. In questi giorni, Massimo Venturiello e Tosca, già avvezzi alle tavole dell’Eliseo,sono impegnati con la trasposizione teatrale, la prima in assoluto, della pellicola di Charlie Chaplin Il Grande Dittatore, che sarà in scena fino al 6 marzo.
Una regia a due mani condotta da Giuseppe Marini e Massimo Venturiello che ne ha curato anche l’adattamento teatrale per Il Grande Dittatore.
Ci racconta Marini: Potrebbe sembrare un’idea presuntuosa decidere di confrontarsi con un progetto di questa portata. Ciò che mi tranquillizza è il fatto che il Teatro, quello vero, non insegue paragoni, ma è materia viva, creativa, e questo lo distingue da qualsiasi altra forma artistica.
Dopo più di settant’anni da quando Charlie Chaplin, nel 1940, scrisse, diresse e interpretò il suo primo film parlato, Il Grande Dittatore, geniale e pungente satira antinazista realizzata quando le armate del Terzo Reich avevano ormai soggiogato l’intera Europa, questa opera riadattata al teatro, risulta quanto mai attuale e credibile.
Anche se da allora, il mondo è cambiato, e noi siamo profondamente diversi, così come l’assetto politico del mondo, tuttavia la realtà contemporanea presenta strane e inquietanti analogie. Una crisi economica che ricorda quella del ‘29, il crollo delle banche, l’inflazione, la disoccupazione e la depressione.
Nulla è diverso, forse perché gli errori umani sono sempre gli stessi!
C’è da tremare di fronte al genio di Chaplin allo stesso modo con cui c’è da tremare di fronte al genio di Shakespeare - commenta Marini – l’approccio, a mio avviso, deve essere lo stesso. Forse la domanda più spinosa è “come” interpretare un ruolo, anzi due, che sono diventati un’icona del talento e della mimica chapliniana.
Anche in questo il Teatro mi viene in aiuto. Ho sempre creduto che uno dei compiti dell’attore sia quello di “ascoltare”; le parole dei tuoi interlocutori danno vita alle tue, le azioni degli altri in qualche modo determinano le tue e ciò che accade in scena sarà quindi il risultato di queste relazioni. In questo senso il nostro spettacolo sarà “altro” rispetto alla versione cinematografica
.
La storia ci racconta di un docile barbiere ebreo Massimo Venturiello che ha perso la memoria a seguito di un’azione eroica compiuta nel corso della Prima Guerra Mondiale, durante la quale ha salvato la vita ad un ufficiale dell’esercito di nome Schulz (Gennaro Cuomo).
La mancanza dei ricordi pone l’uomo nella difficile condizione di non capire la ragione per cui ora i militari siano così irrispettosi nei suoi confronti e si permettano di imbrattargli le vetrine della bottega con la vernice colorata, scrivendo a grande lettere la «E» di ebreo.
L’ingenuità della sua condizione lo porta a reagire ai soprusi, adottando un comportamento che lo avvicinerà ad Hanna (Tosca), una sfortunata e dolce ragazza del ghetto.
Contrariamente alle aspettative, il quartiere vive un periodo di relativa pace dovuta da un lato alla protezione del comandante Schultz, dall’altro alla richiesta di finanziamenti del dittatore Hynkel (sempre Massimo Venturiello) proprio ad un banchiere ebreo allo scopo di dare seguito alla sua campagna di invasione della confinante Ostria.
Un progetto ambizioso che necessita della collaborazione dell’alleato Napoloni, invitato in Tomalia per partecipare ad un incontro alla pari, anche se subdolamente intimidatorio, e che evolverà con un testa a testa fino all’accordo finale. Passando attraverso una serie di vicissitudini, l’epilogo lascerà intravedere un futuro di speranza ed una prospettiva di tempi migliori. Scambiato per il dittatore con cui ha una forte somiglianza, infatti, il barbiere pronuncerà un messaggio di fiducia e di libertà, che riaccenderà la speranza di poter percorrere un sentiero futuro senza ombre. Ed è così che, nella sorpresa di chi pronuncia quelle parole appassionate, le folle sono pronte ad acclamare un altro leader.
L’incredibile attualità de Il Grande Dittatore risplende ancora oggi come un vero e proprio inno alla libertà, all’amore e alla speranza, come fulgido esempio di coscienza impegnata, di denuncia politica e di condanna verso ogni forma di sopruso.
Un opera teatrale di altissima qualità impreziosita dalla professionalità e bravura di Venturiello e Tosca.
Davvero uno spettacolo da non perdere!

Teatro Eliseo: 16 febbraio - 6 marzo 2016
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