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mercoledì, 06 gennaio 2016 15:38 |
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Alessandra D'Annibale
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Entusiasmo, euforia, grande energia contagiosa al Teatro Brancaccio dove in questi giorni è in scena la versione italiana di Sister Act, tratto dall’omonimo film del ’92 che consacrò Whoopi Goldberg nell’indimenticabile ruolo di Deloris, una svitata in abito da suora. Uno spettacolo scoppiettante animato da un ensemble di ventidue performers di grande livello, dove a primeggiare è la protagonista Belìa Martin, affiancata dal bravissimo Pino Strabioli, nei panni di Monsignor O’Hara, e da un’incredibile Suor Cristina,stella del talent The Voice Italia, per la prima volta sul palco in un musical, che in scena è la timida novizia Maria Roberta. Reduce dal successo del primo disco Sister Cristina, la religiosa, che per rispettare gli impegni della vita di convento si alternerà nel calendario con Veronica Appeddu.
È un'esperienza bellissima - ha ammesso - un sogno che si realizza. Il Signore mi ha dato questo dono e io lo metto al servizio di tutti.
La storia è la stessa del film, ma sul palcoscenico il ritmo narrativo non manca, e la musica diventa la vera protagonista.
Sister Actmiscela efficacemente tutti i meccanismi tipici del genere: non solo i 25 brani, in cui è ben avvertibile la mano sapiente del musicista premio Oscar Alan Menken, ma anche un impianto scenografico ricchissimo, con giochi di luce, colori, paillette, cambi di scena. Ambienti ricchi di dettagli, giochi di illuminazione e un tocco vintage caratteristico dell’universo dance anni ’70 fanno da sfondo alla storia di Deloris Van Cartier (Belia Martin), talentuosa cantante di un night club del Nevada, amante del gangster Curtis (Felice Casciano), che promette di lanciarla nel mondo del music business, continuando a prendere tempo e a rimandare. Quando però Curtis uccide un uomo proprio davanti agli occhi di Deloris, per lei, divenuta ormai null’altro che una scomoda testimone da eliminare, arriva il momento di fuggire. Sarà allora l’ispettore Eddie Souther (Marco Trespioli) ad aiutarla, nascondendola in un convento di suore.
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Ma qui Deloris, sotto le mentite spoglie di Suor Maria Claretta, ma incurante del profilo basso da tenere per sfuggire a Curtis, continuerà a coltivare la sua passione per la musica, rivoluzionando lo stonato coro delle consorelle per dare vita a una “disco-messa” che diventerà un vero e proprio evento in città. Inutile dire che la sua presenza porterà un vero e proprio terremoto nella vita della comunità religiosa, che non mancherà però di attirare anche l’attenzione di Curtis e della sua banda.
Il risultato è un amalgama perfetto, che tocca anche temi profondi, in un crescendo scatenato e glitterato, fatto di atmosfere funky e soul, come nella migliore tradizione della disco music anni ’70. Ed ecco che, alla fine dello spettacolo e dell’esibizione finale di Deloris, arriva non solo l’applauso, spontaneo e fragoroso, ma la voglia del pubblico di alzarsi e ballare con il cast.
Tra canzoni, balli ed esilaranti gag il musical si anima, e in circa due ore e mezza di messa in scena, riesce a far innamorare e trascinare il pubblico in una palpabile euforia. Tutto il cast senza esclusione, è all’altezza dello spettacolo, voluto con tutte le forze da Alessandro Longobardi, per la regia di Saverio Marconi, e ciò che più colpisce oltre ai variegati talenti, è il grande spirito di squadra che rende questo musical davvero unico. Non solo, dunque, Belìa Martin, la quale riesce sin da subito a conquistare i presenti con la potenza della propria voce e la credibile ironia di una Deloris in versione spagnoleggiante, ma tutti i personaggi che popolano le tavole del Brancaccio, lasciano un segno indelebile nell’animo degli spettatori.
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