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mercoledì, 25 settembre 2024 05:50 |
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Alessandra D'Annibale
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Fino al 9 febbraio 2025 il Museo Casa di Goethe di Roma ospiterà la mostra Max Liebermann. Un impressionista di Berlino a cura di Alice Cazzola, la prima retrospettiva in Italia del pittore ebreo tedesco Max Liebermann (1847-1935).
Per celebrare 150 anni dalla nascita dell'Impressionismo la Casa di Goethe ha portato a Roma il più importante pittore tedesco di questa corrente artistica per conoscere l'opera di Max Liebermann in tutte le sue sfaccettature.
Al Museo Casa di Goethe la mostra intende presentare nella sua totalità la produzione dell’artista grazie a 32 opere che ne ricostruiscono le fasi più importanti. Viene fatta una panoramica della carriera artistica di Liebermann, lunga quasi sessant’anni; la maggior parte delle opere esposte (dipinti, disegni e stampe) provengono dalla collezione della Max-Liebermann-Gesellschaft Berlin e da altre collezioni private in Germania oltre che dallo stesso Museo Casa di Goethe.
Max Liebermann è considerato uno dei massimi innovatori della pittura tedesca di fine Ottocento: la sua arte e le sue attività politico-artistiche, tra cui quella di presidente della Secessione di Berlino e dell’Accademia Prussiana delle Arti, hanno dato un notevole impulso alla modernizzazione della scena artistica berlinese.
Inizialmente dedito al Realismo e al Naturalismo, Liebermann pone al centro dei suoi dipinti temi antiaccademici quali il duro lavoro nelle campagne e successivamente, intorno alla fine del secolo, si concentra sugli svaghi equestri dei borghesi in riva al mare e dei giovani bagnanti sulla costa olandese. La tavolozza dell’artista si illumina e le macchie scintillanti di luce diventano il suo marchio inconfondibile. Gli ultimi lavori di Liebermann vertono invece sul suo idilliaco giardino in riva al Wannsee, da lui immortalato con colori pregnanti, nello spirito di una visione impressionistica della natura.
Liebermann intrattenne stretti contatti con la Francia e soprattutto con i Paesi Bassi, meta di viaggio e di studio più amata da Liebermann, come testimoniato da dipinti come la Giovane cucitrice con gatto – Interno olandese del 1884 e L’uomo che accudisce i pappagalli del 1900-1901.
Anche l’Italia svolse un ruolo decisivo nella sua carriera di pittore: tra il 1878 e il 1913 egli valicò le Alpi almeno sei volte. Sappiamo che visitò Venezia, Firenze e Roma e che si spinse fino a Napoli.
A partire dal 1895 fu uno dei protagonisti delle prime Esposizioni Internazionali d’Arte della città di Venezia, l’odierna Biennale di Venezia, e le sue opere furono esposte in numerose collettive a inizio Novecento in Italia, entrando così in contatto con alcuni rappresentanti della scena artistica, tanto che la direzione delle Gallerie degli Uffizi gli commissionò un autoritratto per la propria collezione.
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Diverse sue opere sono quindi entrate a far parte di celebri musei italiani, alcune delle quali sono riunite presso il Museo Casa di Goethe, come: Autoritratto del 1908 in prestito dalle Gallerie degli Uffizi (Firenze), Ragazzi al bagno del 1899 dalla GAM - Galleria d’Arte Moderna (Milano), Ritratto del pittore Umberto Veruda del 1899 dal Civico Museo Revoltella - Galleria d’arte moderna (Trieste) e Lavoratrici di merletto del 1894 dalla Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro della Fondazione Musei Civici di Venezia.
In Italia trovò inoltre ispirazione per alcuni dei suoi lavori e, per rendere merito al legame che Liebermann intrattenne con la capitale italiana, viene esposto il dipinto Passeggiata sul Monte Pincio del 1911.
I dipinti della metropoli berlinese, come i Pattinatori nel Tiergarten del 1923, affiancano una serie di autoritratti e ritratti di famiglia – tra i quali il disegno La moglie dell’artista intenta a leggere del 1885 circa e il quadro ad olio Nonna e nipotina del 1922.
Non manca una sezione relativa alla grande ammirazione che Liebermann provava per Johann Wolfgang von Goethe. Lo dimostrano le sue illustrazioni di opere del celebre poeta, ad esempio L’uomo di cinquant’anni pubblicata presso l’editore berlinese Bruno Cassirer nel 1922.
Il percorso espositivo si conclude con una serie di sgargianti raffigurazioni del giardino in riva al Wannsee: La terrazza fiorita nel giardino sul Wannsee verso nord-ovest del 1915, la Vista dall’orto verso est sull’ingresso della casa di campagna del 1919 e i Fiori perenni presso la casetta del giardiniere in direzione nord-ovest del 1926.
L’archeologia e l’arte antica esercitarono un forte fascino su Liebermann grazie al soggiorno romano del 1911, tanto che nella loggia della sua villa in riva al Wannsee egli eseguì una pittura parietale ispirata all’antico affresco del giardino sempreverde e fiorito che adornava la Villa di Livia presso Prima Porta a Roma, opera attualmente conservata nel Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo.
A testimoniare l’ammirazione dell’artista per l’antichità classica, in mostra è presente l’unica fotografia conosciuta che lo ritrae davanti alla sua loggia, il cui dipinto parietale è stato riscoperto e riportato alla luce nel 2003-2004 e in seguito restaurato. La fotografia è messa a confronto diretto con alcune riproduzioni dell’affresco di Villa di Livia concesse grazie alla collaborazione con il Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo, con il quale sarà organizzata una conferenza di approfondimento.
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