|
|
Alessandra D'Annibale
|
|
Arriva finalmente nelle sale il film che sarà protagonista della prossima stagione degli Oscar A star is born. Due stelle in realtà sono nate con questo film: un’attrice da una pop star e un regista da un attore di blockbuster. Jackson Maine è una star della musica rock, che si esibisce tutte le sere in città diverse per platee di fan urlanti. Una sera, capitato per caso in un bar gay, conosce la squattrinata Ally, che canta spesso lì per dare sfogo alla sua passione per la musica, ed i due si innamorano. Jackson aiuterà quindi la ragazza a trovare il coraggio di cantare di fronte alle folle e la fama tanto desiderata, ma i suoi problemi legati all'alcol e alla droga invieranno inevitabilmente la sua vita in una spirale discendente.
Quarto remake della storia senza tempo già portata sullo schermo nel 1937 con Janet Gaynor, nel 1954 con Judy Garland, e nel 1976 con Barbara Streisand, permette a Lady Gaga di trovare i toni giusti per rigenerare una storia nota, per rendere emozionante un racconto di cui conosciamo già la fine. Il merito di questa nuova e riuscita trasposizione cinematografica di E' nata una stella va soprattutto alla regia di Bradley Cooper.
L’impegno di Cooper, la sua infinita voglia di riuscire a fare un buon lavoro, trasudano dallo schermo. Ogni minuto, in ogni fotogramma. Cooper sceglie Lady Gaga, e le affida un ruolo da cantante, e sa benissimo che è praticamente impossibile scindere la figura della vera Gaga da quella del personaggio.
Così Lady Gaga, si spoglia di qualsiasi eccesso, mette a nudo i pregi e le sue insicurezze fisiche, fino a farle diventare un tema del film, e decostruisce il mito che rappresenta fino a tornare alla sua essenza. L’ interpretazione è semplice, emotiva e pura.
L’onestà che Cooper infonde fa di questo A Star is Born la quintessenza del cinema americano. Ovvero un film che non inventa nulla, ma quando raggiunge i suoi apici è talmente efficace da entrare subito nell’immaginario collettivo della cultura popolare: il rock che diventa pop, appunto, ancora una volta dal film alla realtà.
Il film è un’analisi sui compromessi, su come si deve essere artisti ma anche su come a volte l’aspetto commerciale e i dettami dei periodi storici possono distruggere l’arte. Da attore, è ancora più immerso nel microcosmo che ha creato. Dal look all’incredibile tonalità di voce, la sua interpretazione è il segno tangibile della confusione umana. Un uomo decadente non tanto per gli eccessi – comunque onnipresenti – ma per una desolazione interiore, la sua spirale infernale non è dovuta solo all’alcolismo, ma alla fine di un epoca in cui lui non fa più parte, di cui lui è una vittima, e può solo stare a guardare l’ascesa di una nuova icona pop, di un nuovo modo di fare musica, di cui lui non può farne parte. Tuttavia una cosa rimane inalterata dai tempi, ed è il leitmotiv del film: non basta il talento, ma ci vuole qualcosa da esprimere, bisogna guardarsi dentro per raccontare la verità. Le note della musica sono sempre quelle, ciò che cambia è la composizione! Un film emozionante, intenso, vero e drammatico che esprime tutta la veridicità dell’essere artisti e la difficoltà a volte di conciliare la persona con il personaggio.
|
|