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Cyprea, la rete di Afrodite: al Colosseo un ponte culturale tra Italia e Cipro

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giovedì, 05 dicembre 2024 16:41

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Dal nostro inviato
Francesca Bianchi
È stata prorogata fino a gennaio 2025 la mostra internazionale Cyprea. La rete di Afrodite, allestita al Parco archeologico del Colosseo, nelle sale del Museo del Foro Romano. FtNews ha intervistato il prof. Giorgio Calcara, curatore di questa mostra che intreccia l'arte contemporanea con l'archeologia, celebrando la figura di Afrodite e il legame storico-culturale tra Italia e Cipro. Con la Direzione artistica di Stefania Pennacchio e la direzione scientifica di Fulvia Toscano, direttrice del festival NaxosLegge (partner del progetto), l'esposizione vede la partecipazione di otto artisti di spicco: Stefania Pennacchio, Nicola Verlato, Rosa Mundi, Gabriels dall'Italia, Vassilis Vassiliades, Panikos Tembriotis, Eleni Kindyni, Lefteris Tapas da Cipro.
La mostra intende esplorare il tema della kalokagathia, la bellezza che unisce etica ed estetica e che ha ispirato culture e generazioni. Il percorso espositivo si snoda tra Roma, Naxos/Taormina, Pafos e Nicosia, con l'intento di rafforzare i legami tra i paesi e invitare alla riflessione sulla continuità tra la bellezza del passato e l'interpretazione contemporanea dell'arte, coniugando l'eterno con il contemporaneo.
Cyprea. La rete di Afrodite è sostenuta da enti quali il MIC - Ministero della Cultura, Ambasciata di Cipro a Roma, la Regione Sicilia, il Parco Archeologico Naxos/Taormina, il Ministero della Cultura di Cipro, La Rotta dei Fenici – Consiglio Europeo, Federazione Italiana delle Associazioni e Club per l'UNESCO e la Foundation for United Nation SDG - Membro United Nations - Departments of Economic and Social Affairs.
La mostra è accompagnata da un catalogo, stampato da Leucò Art Gallery.

Prof. Calcara, è stata prorogata fino a gennaio 2025 la mostra internazionale Cyprea. La rete di Afrodite, allestita dal 26 settembre al Parco archeologico del Colosseo, nelle sale del Museo del Foro Romano. L’esposizione, da lei curata, con la direzione artistica di Stefania Pennacchio e la direzione scientifica di Fulvia Toscano, direttrice del festival NaxosLegge, partner del progetto, intreccia l'arte contemporanea con l'archeologia, celebrando la figura di Afrodite e il legame storico-culturale tra Italia e Cipro. Come e con quali finalità è nata questa esposizione? A cosa rimanda la scelta del titolo Cyprea?
L’Italia ha da tempo immemore un rapporto speciale con Cipro, l’isola del Mediterraneo terza in ordine di grandezza – dopo Sicilia e Sardegna – con cui sin dall’antichità avvenivano scambi commerciali: il più importante, quello del rame di cui Cipro abbonda, diede in latino all’importante metallo proprio il nome cuprum, dal luogo da cui proveniva. Anche a livello culturale le radici affondano in ambito classico e mitologico: narra la leggenda che Afrodite nacque in mare, davanti alle coste della città cipriota di Paphos. Questa potentissima dea ammaliatrice, con le sue medesime caratteristiche, ispirò poi la figura di Venere, Venus presso i romani.
La mostra nasce traendo ispirazione principalmente da questa osmosi divina, una relazione antica e mitologica che ancora oggi è viva e pulsante. Il percorso era già stato aperto dal rapporto artistico che si era intrecciato tra la scultrice italiana Stefania Pennacchio e il pittore cipriota Vassilis Vassiliades, un incontro teoretico e pratico sulla forma e la sostanza estetica avviato in una comune ricerca e alcune esposizioni insieme. Questo binomio ha dato lo spunto per allargare la visione e la proposta di una mostra collettiva che esplorasse, attraverso una visione e una tecnica contemporanea, l’arcaica “rete di Afrodite”. All’inizio era questo il titolo generico dell’intenzione, e solo successivamente – dopo aver accettato l’incarico di curatela della mostra – ho ingegnato il nesso archetipico che amalgamasse il passato col presente, la dea con l’idea, l’umano col divino, lo spirito con la materia, la ragione col sentimento. Così mi sono fatto ispirare dalla conchiglia cypraea, dal nome scientifico così assonante con quello di Cipro e dall’aspetto allegorico così simile a quello afroditico dell’origine del mondo.
Rosa Mundi, "Queen of the Jellyfishes" (2021), 230x100x148, legno, vetro e plastica riciclata dal mare; rame e legno con pigmenti naturali e organici di medusa.
La conchiglia, da sempre legata all'acqua, è stata rappresentata sin dai tempi antichi. Qual è la simbologia della conchiglia nell'arte e nella storia del mondo? In particolare, qual è la peculiarità della conchiglia ciprea? In cosa consiste il suo essere un simbolo archetipico e allegorico?
Più di ogni altra conchiglia, la ciprea è collegata alla vita: l’accoglie, la protegge e così l’accresce. Tra i rischiosi flutti marini, l’abitante della ciprea ha garanzia di tranquillità: è fortemente dura, compatta, quasi inaccessibile, e garantisce la condizione ideale per la fecondità e la riproduzione. Tutti questi elementi, necessari per la continuazione della specie, sono simbolizzati dalla figura di questo gasteropode, che ho voluto associare simbolicamente alla figura femminile quale donna, madre, creatrice e dispensatrice di futuro.
Sin dalla preistoria, molte civiltà sparse sulla Terra hanno usato questa conchiglia come talismano propiziatorio: un amuleto da indossare come monile, o applicato su maschere e vestiti sacerdotali adatti ai riti di fertilità, oppure come preziose decorazioni femminili, con abiti e gioielli arricchiti da questi gusci, di vari colori e dimensioni, a manifestarne lo stato civile.
In termini meno mitologici e più pragmatici, si attesta che una particolare variante di ciprea, la monetaria moneta, classificata da Carlo Linneo nel 1758, è stata usata per migliaia di anni dalle civiltà indo-pacifiche e cinesi come moneta per il commercio: è incredibile come la rete di quegli scambi abbia portato la ciprea moneta, originaria della macro area maldiviana, in giro per i continenti di tutto il pianeta, prima che il mondo fosse ufficialmente scoperto.
Nella storia delle religioni e in quella dell’arte, l’immagine di ogni madre divina che si manifesta con una conchiglia rende evidente la potenza di questo elemento; su tutte, la nascita di Afrodite, dea dell’amore e della bellezza, che emerge dalle acque spumeggianti (anadiomene) davanti all’isola di Cipro, è il capolavoro che inquadra questa metamorfosi resa immortale dalle parole di Omero, Ovidio ed Esiodo, passando per la Venere in conchiglia di Pompei, nei capolavori rinascimentali dipinti da Lorenzo Lotto e Sandro Botticelli, nella tela barocca di Peter Paul Rubens,fino alla commovente scultura di marmo del 1847 di Carlo Finelli.

Come è strutturato il percorso espositivo?
La mostra mette in scena le opere di otto artisti: Stefania Pennacchio, Rosa Mundi, Nicola Verlato e Gabriels, provenienti da zone italiane differenti, e Vassilis Vassiliades, Eleni Kindyni, Panikos Tembriotis e Lefteris Tapas da Cipro.
Il percorso dell’esposizione è straordinariamente esaltato dal luogo in cui la mostra è allestita: il Parco archeologico del Colosseo, nello spazio del Museo del Foro Romano, dentro il Tempio di Roma e Venere. Impensabile un posto più suggestivo, importante, sacro e pertinente di questo.

Quali opere arricchiscono la mostra?
L’esposizione conta dodici opere, che nella mia visione particolare partono dalla fase gestazionale dell’idea e della vita e arrivano al suo compimento essenziato e alla sua successiva transizione e mutazione. Gli artisti hanno centrato appieno questo mio desiderio di declinare il concetto afroditico di amore/bellezza/desiderio in chiave classica/contemporanea, e dunque eterna. Molte le tecniche impiegate: molteplici soluzioni scultoree e installative, pittura e disegno, passando per musica e videoarte, dall’astratto al figurativo.
Vassilis Vassiliades, "L’Afrodite accecata" (2024), fogli di rame e acrilico su alucobond, testa di statua in gesso e legno.
Dopo l’inaugurazione della Mostra a Roma, il 28 settembre, presso il Museo del Parco Archeologico di Naxos (Giardini-Naxos, ME) si è tenuta una giornata di studi organizzata e promossa dall’evento culturale NaxosLegge, diretto dalla prof.ssa Fulvia Toscano. Di cosa si è discusso? Quali personalità sono intervenute?
Giardini-Naxos, prima colonia greca in Sicilia, è stato un passaggio fondamentale per l’elaborazione di questa mostra e il suo naturale sviluppo. Fulvia Toscano è la mente vulcanica che ha reso possibile la connessione tra le tante energie che hanno attivato “la rete di Afrodite”. Da un felice intuito ci siamo trovati di fatto a costituire un gruppo di lavoro ricco di stimoli e proposte che hanno legato artisti a istituzioni culturali e politiche in un’unità d’interesse. L’occasione del convegno presso il Parco archeologico di Naxos e Taormina ha permesso di continuare a riflettere sul significato della mostra Cyprea ma più in generale su come archeologia, arte e archetipo siano su un livello qualitativo alto in costante dialogo tra di loro, generando nella loro quintessenza un balsamo benefico per l’anima e l’intelletto. Ho avuto l’onore di conferire con le tre donne che hanno contribuito a questa quintessenza: oltre alle citate Fulvia Toscano e Stefania Pennacchio, la fondamentale presenza della direttrice del Parco archeologico del Colosseo, Alfonsina Russo, che ha reso possibile e manifesta questa unione tra antico e futuro.

La mostra è accompagnata da un catalogo, stampato da Leucò Art Gallery, che ospita la riproduzione delle opere esposte e approfondimenti sull’eternità del genio mediterraneo, tra archeologia e arte contemporanea, passato e futuro. Di quali contributi si avvale?
Il catalogo ospita, oltre alle immagini delle opere esposte, anche alcuni disegni/studi che illustrano il percorso creativo degli artisti coinvolti. Ricco anche l’apparato fotografico che ritrae le opere collocate all’interno del Museo del Foro Romano e alcuni momenti immortalati dell’installazione prima dell’inaugurazione. Il volume è uscito dopo un mese dall’apertura, ma ne è valsa la pena per avere raccolte queste immagini che testimoniano anche la bellezza del luogo che ospita la mostra. Per quanto riguarda i contributi scritti, il catalogo si apre con Alfonsina Russo, che da ottima “padrona di casa” ricorda la figura di Venere-Afrodite in un tratteggio che unisce l’archeologia all’arte moderna e contemporanea, ricollocandola coi suoi molteplici aspetti nella sua domusclassica. Ci sono poi i saluti istituzionali di Federica Ferrari Bravo, ambasciatrice d’Italia a Cipro, e Yorgos Christofides, ambasciatore di Cipro in Italia, e un contributo di Vasiliki Kassianidou, vice-ministro della Cultura della Repubblica di Cipro, che sottolineano tutti l’importanza di questa operazione culturale che brilla sotto la stella di Venere e dell’Arte come tessitura diplomatica tra stati e civiltà.
Gli approfondimenti culturali, poi, lievitano nelle pagine di chi ha attivato questa comunione d’intenti: Fulvia Toscano, Stefania Pennacchio, Vassilis Vassiliades e Alberto Samonà.
Le schede che presentano la biografia e l’opera di ogni artista sono state infine affidate alla storica dell’arte Julie Kogler.

Quale messaggio si augura possa arrivare ai visitatori di Cyprea. La rete di Afrodite?
Mi auguro che i visitatori siano indotti a riflettere sull’incedere ciclico del Tempo, sull’Uno nel Tutto – en to pan– che si rinnova nella memoria umana. È lì che alloggia il noûs, e il seme dell’idea si deposita; è da lì che il processo emotivo in gestazione muove verso la mediazione razionale. E l’idea partorita genera l’atto creativo per eccellenza: l’opera d’arte.
Gli artisti invitati a mostrare le loro opere, sotto il segno della ciprea e irretiti da Afrodite, che intreccia i suoi lacci con la rete del mondo antico, sono chiamati a confrontarsi con questa dimensione archetipica in cui la loro espressione contingente, ben salda nella dimensione contemporanea, è solo uno status tecnico transitorio che muove da una ideale partogenesi divina e tende all’infinita fetazione d’arte: opere che rappresentano la loro differente idea di bellezza, per significati e mezzi espressivi, generando un’inedita visione e una comune riflessione sul significato e sulla necessità di una origine condivisa.
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