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ANTONIO PARISI: Vita dell’avvocato Arturo Nati – Un’esistenza dedicata al fare

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martedì, 01 novembre 2022 09:10

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Antonio Parisi con Susi Draxler, vedova di Arturo Nati
Fabrizio Federici
Martedì 25 ottobre è stato presentato, al Circolo Ufficiali delle Forze Armate, il saggio Vita dell’avvocato Arturo Nati – Un’esistenza dedicata al fare (Massafra, Antonio Dellisanti editore, 2022, €. 35): opera di Antonio Parisi, giornalista già direttore di importanti emittenti tv, collaboratore di varie testate settimanali, e storico delle grandi dinastie politiche e imprenditoriali europee (come la Fiat).
Nati (1926-2018), di cui Parisi ricostruisce nei dettagli la vita e il percorso umano e professionale, è personaggio poliedrico e di vasto spessore intellettuale: avvocato cassazionista come il padre Augusto, giornalista, studioso di diritto internazionale e della navigazione, diplomatico, docente universitario alla “Sapienza” e alla Luiss, dirigente del Rotary Club.
Nel 1948, proprio Arturo Nati fu il primo italiano in assoluto a parlare alle Nazioni Unite, in rappresentanza dei giovani italiani della World Federation of United Nations Associations.
Nato a Roma, nello storico quartiere Prati, da Agapito Augusto, avvocato cassazionista poi anche diplomatico e consigliere legale di Casa Savoia, e da Amalia Biglino, donna fortemente colta, istitutrice delle quattro figlie di Vittorio Emanuele III, Nati, nel 1943-1944, appena diciottenne, partecipa, con Maria Romana De Gasperi (sì, proprio la figlia di Alcide, scomparsa quest’anno), alla Resistenza romana d’ispirazione cattolica, dopo essere aderito alla Dc.
Sono i mesi terribili dei posti di blocco e delle retate naziste (dal Ghetto ebraico al Quadraro), della fame e del terrore, delle spie e delle azioni partigiane.
Il 23 marzo del 1944, Arturo e l’amico Franco Nobili si trovano per caso al tragico “appuntamento con la storia” di Via Rasella, riuscendo miracolosamente a sfuggire al rastrellamento nazista, con rocambolesca fuga sui tetti delle case; a ottobre successivo, con Roma ormai liberata, Nati è eletto nel Comitato giovanile romano democratico-cristiano.
Seguono anni di militanza, studio e intensi impegni, in organismi come la Fuci (dove allora si stanno formando futuri “cavalli di razza” della Dc come Aldo Moro e Giulio Andreotti), il Comitato studentesco della Sioi, Società italiana per l’organizzazione internazionale, e il Crue, Centro relazioni universitarie estero.
Del ’54 è l’iscrizione all’Ordine degli Avvocati di Roma, del ’60 la qualifica come cassazionista. Ma soprattutto, a luglio del ‘59 Arturo sposa il suo amore: la giovane Susanne (Susi) Draxler, di un’importante famiglia della borghesia viennese. Il padre, l’avvocato Ludwig Draxler, è figura di rilievo della vita civile austriaca: che nel 1935-’36 è stato giovane ministro delle Finanze col cancelliere Schuschnigg, impegnandosi per ridare fiato all’economia austriaca e resistere alla crescente tracotanza nazista, volta ad attuare l’Anschluss (pagherà poi tutto questo, all’alba del 13 marzo 1938, con l’arresto e la temporanea reclusione a Dachau).
Oggi, Susi Draxler – che ha partecipato, commossa, alla presentazione al Circolo Ufficiali – è giornalista freelancer per varie importanti testate del suo Paese. La storia di Arturo Nati – han sottolineato Antonio Parisi e gli altri due relatori, Alessandro Scaletti e Giulio Prosperetti – rappresenta un esempio concreto d’incontro tra formazione intellettuale laica e fede cristiana autentica: vissuta cercando d’immettere sinceramente lievito cristiano nella vita professionale e civile. Corredano il libro un vasto repertorio fotografico e un’ampia raccolta di scritti di Nati su testate d’ogni tipo, dal dopoguerra in poi: il giudice costituzionale Prosperetti ha evidenziato gli incredibili spunti, validi anche per l’attualità odierna, di molti articoli di Nati, apparsi su “Il Popolo”, la rivista “Civitas”, diretta da Paolo Emilio Taviani, le mitiche “Edizioni di Comunità” del federalista infranazionale Adriano Olivetti, “Quaderni Romani”, fondata nel 1970 dallo stesso Nati, ed altre ancora.
Alla discussione è seguita – nel contesto sempre dell’ottima organizzazione curata dal Circolo Ufficiali delle Forze Armate e dal Rotary Club - una cena nelle sale del Circolo: ricche di testimonianze museali sulla storia delle forze armate d’Italia, dal Medioevo ad oggi.
Nato nel 1934 come ente morale, il CUFA , inaugurato nel ’37 e riorganizzato dopo la seconda guerra mondiale, ha avuto come storica sede alcuni locali di Palazzo Barberini (che tra il 1997 e il 2005 è stato assegnato al ministero per i Beni e le Attività Culturali).
Nel 2007, nuova sede del CUFA è diventata la palazzina Savorgnan di Brazzà, sempre nel comprensorio di palazzo Barberini (edificata nel ’36, su progetto, tra gli altri, del “mostro sacro” Marcello Piacentini); mente il Circolo, con un D.P.R. del 2009, da ente morale è divenuto vera e propria struttura pubblica.
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