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Al Quirino di Roma: approfondimenti di aspetti del teatro e della musica contemporanea

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lunedì, 05 settembre 2022 08:32

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L'artista siciliano Francesco Centarrì
Fabrizio Federici
Il Quirino alla "Sciarra": ripresi gli appuntamenti del sabato sera, con un viaggio nel jazz e nei suoi influssi in Italia.
Nello spazio, sapientemente illuminato, della Galleria Sciarra, vicino al teatro Quirino, è ripresa, dopo la pausa agostana, la serie degli appuntamenti estivi del “Quirino in Galleria”: che ogni sabato sera, sino al 1 ottobre, vede alternarsi sul palco gruppi musicali, interpreti solisti e attori di prosa. Per spettacoli che catturano l’attenzione del pubblico, in una particolare atmosfera, esaltata dall’uso adeguato delle luci e, soprattutto, dallo stesso, suggestivo, ambiente della Galleria.
L'edificio come lo conosciamo oggi nacque, tra il 1885 e il 1888, come cortile estremo del Palazzo Sciarra Colonna di Carbognano, nella fase di ristrutturazione e modernizzazione dei rioni centrali di Roma determinata dall’arrivo, col 20 settembre 1870, della capitale d'Italia nell‘Urbe. Si tratta di un vero gioiello dell’architettura liberty in Italia, e soprattutto appunto a Roma, dove pochi sono gli edifici del genere: la galleria fu voluta dal principe Maffeo Barberini - Colonna di Sciarra, deputato del Regno e imprenditore nell'editoria, e, oltre alla sua dimora, ospitava anche la redazione del quotidiano liberale “La Tribuna”, e, in seguito, anche quella della “Cronaca Bizantina”, celebre rivista letteraria che ebbe come direttore il “vate” D’Annunzio (a Roma tra il 1881 e il ’91).
Attualmente ospita, soprattutto, gli ambienti del Teatro ”Quirino - Vittorio Gassman” a sinistra, e a destra, la sede dell’ ANAC, Autorità Nazionale AntiCorruzione.
“Francesco Centarrì Quintet”: ecco i protagonisti del concerto che sabato sera 3 settembre, ha ammaliato il pubblico. Un quintetto che, nelle sue proposte musicali, ha sempre amato il viaggio nella sua accezione più ampia, come incontro di culture che trovano la loro unità proprio nella reciproca diversità e unicità. Un gruppo formato da Riccardo Grosso (contrabbasso), Alessandro Borgia (batteria), Maurizio Diara (chitarra), Vincenzo Indovino (pianoforte) e Francesco Centarrì (voce): che per quasi due ore, mentre gli spettatori cenavano con le raffinate pietanze preparate dal “Quirino Food”, ha ripercorso la storia del jazz Usa dagli anni ’20 in poi (con brani resi celebri da star come Billy Holiday, Ella Fitzgerald, Sarah Vaughan, Luis Armstrong, Chet Baker, Kurt Elling).
Ma la voce del giovane artista siciliano Centarrì non ha trascurato tanti big della canzone italiana che, nel dopoguerra, ”sdoganato” ormai il jazz dopo la caduta del fascismo (ma quanti utenti italiani, nello stesso Ventennio, si facevano venire sottobanco dischi con l’esecrata “musica da negri”, magari dalla Svizzera o dagli stessi USA?!), a ritmi, atmosfere, tematiche jazz si sono piu’ o meno apertamente rifatti.
Come Luigi Tenco (“Vedrai, vedrai”, “Mi sono innamorato di te”), “Gino Paoli” (Che cosa c’è”), Bruno Martino, e lo stesso Fabrizio de Andrè. Un viaggio che ha permesso agli spettatori di spaziare tra culture e generi musicali diversissimi, e che indica una direzione di ricerca – quella, appunto, degli influssi del jazz nella musica italiana – che sarebbe giusto, anzi doveroso, approfondire in futuro.
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