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Gabriele D'Annunzio: Il cattivo poeta di Gianluca Jodice

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sabato, 12 giugno 2021 16:40

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Fabrizio Federici
Il cattivo poeta è il film che il giovane regista napoletano Gianluca Jodice, già più volte premiato per cortometraggi, ha realizzato - suo primo lungometraggio - sugli ultimi anni di Gabriele D'Annunzio nella sua "prigionia dorata-volontaria" al Vittoriale (per la prima volta ripreso in un film: regìa e sceneggiatura di Jodice; produttori, Andrea Parisi e Mattero Rovere, già regista de "Il primo re", sulla Roma di Romolo e Remo).
Dal 1921, sotto la discreta ma ferma sorveglianza da parte prima dei governi liberali, poi del regime fascista (un pò come Tolstoj con lo zarismo, nei suoi ultimi anni), il Vate vive nella sua monumentale residenza-mausoleo del Vittoriale. Il film si avvale della grande interpretazione di Sergio Castellitto (dall'impressionante somiglianza con D'Annunzio) e del giovane Francesco Patanè, al suo primo ruolo d'attore, come federale Giovanni Comini, inviato dal regime a sorvegliarlo (la storia è vera).
Non dimentichiamo che nel '22, tre mesi prima della marcia su Roma, D'Annunzio cadde dalla finestra della sua villa rischiando la vita: qualcuno (come l'attendibile funzionario di polizia Giuseppe Dosi, che indagò sulla caduta) parlò di un possibile attentato ordito dall' ex - primo ministro Francesco Saverio Nitti (già tenace avversario del poeta ai tempi dell'impresa di Fiume), o addirittura dagli stessi fascisti, timorosi del possibile ruolo politico del Vate come alternativa al Duce. Mentre il 4 novembre del '22 era prevista, a Piazza Venezia, una grande adunata di ex-combattenti ed ex-legionari fiumani, dannunziani "doc"; ma l'uomo di Predappio arrivò prima.
Risalta fortemente dal film, ad ogni modo, il vero ruolo di D'Annunzio nei confronti del fascismo (Mussolini appare brevemente): più che il "Giovanni Battista" del littorio, è stato in fondo, pur tra ambiguità e ripensamenti, il "Trockij" (o, se vogliamo, l' "Ernest Rohm") del regime.
"D'Annunzio è fascista?", si chiedeva, tempo fa, lo storico Giuseppe Parlato, Presidente della Fondazione Ugo Spirito - Renzo De Felice; "non esattamente. D'Annunzio è antifascista? Certo che no. D'Annunzio - prosegue Parlato - è stato soprattutto D'Annunzio; se proprio vogliamo "etichettarlo", è stato un acceso nazionalista con forti venature esoteriche" (fu, infatti, massone e appassionato cultore di occultismo).
Mentre è ormai assodato all'80% che il Vate, negli ultimissimi anni, sino alla tragica giornata mortale del 1 marzo 1938, fu lentamente avvelenato dalla sua domestica - badante (che gli era stata raccomandata, guarda caso, dall'ambasciata tedesca.
Sembra, dietro le quinte, da Himmler in persona. Vedere i saggi della ricercatrice romana Silvana Conti, pubblicati, se non erriamo, da Serarcangeli ed.: D'Annunzio non faceva mistero di odiare i nazisti...fortemente ricambiato!).
Un film senz'altro da vedere.
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