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Al teatro Brancaccio di Roma: Tango del calcio di rigore

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lunedì, 20 gennaio 2020 17:30

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Neri Marcorè, protagonista della pièce
Fabrizio Federici
Grande successo, al "Brancaccio" di Roma, per la pièce teatrale Tango del calcio di rigore: un atto unico, opera di Giorgio Gallione, portato in scena dal Teatro Nazionale di Genova (per la regìa dello stesso Gallione), che, soprattutto, focalizza la vera natura di quello che da sempre è il re degli sport: il calcio. Sì , perchè il calcio, purtroppo, non è mai stato solo sport: ma anche veicolo non solo di affari miliardari e vergognose truffe (già nel 1980, 40 anni fa, a Roma i due tifosi Alvaro Trinca e Massimo Cruciani, 40 anni prima di Moggi "& Company" denunciavano la piaga di tante partite del campionato nazionale già decise, in realtà, a tavolino). Ma anche di strumentalizzazioni politiche: dai Mondiali del '34 e del '38, divenuti, in sostanza, una "vetrina" dell'italia fascista, a quelli del '78 in Argentina, con stesso discorso per il regime dei generali golpisti.
E proprio i Mondiali del 1978 - cui assistevano, in prima fila, personaggi come il dittatore Jorge Rafel Videla, che due anni prima aveva scatenato il golpe conto Isabelita Peron, seconda moglie del defunto Generalissimo, e il massone "deviato", burattinaio di incredibili intrighi, Licio Gelli - sono al centro di questa pièce. In cui un bravissimo Neri Marcorè è un ex bambino del '78, appassionato del pallone, che, 40 anni e più dopo, rivive i ricordi di allora e riflette sulla vera natura del "Re degli sport".
Dopo un flash su degli immaginari Mondiali di calcio del 1942, tenuti in Argentina e vinti, ovviamente con gran battere di grancassa, dalla Germania nazista (in realtà mai tenuti, causa la Seconda guerra mondiale), l'azione si sposta al 25 giugno 1978 all' Estadio "Monumentale" di Buenos Aires.Per un giorno, i torturatori del "Garage Olimpo" (il nome derivava dalla sensazione di onnipotenza dei golpisti) e i piloti che, forti delle lezioni apprese dagli ex-nazisti, scaricano in mare gruppi interi di oppositori, immobilizzati e narcotizzati, staranno fermi. Perchè al Monumental si gioca la finale dei Mondiali , e l' Argentina deve vincere a tutti i costi contro l' Olanda.
Mentre mancano pochi minuti al fischio finale dell'arbitro, l'exbambino di allora ormai adulto, tornato nel passato, ripercorre rapidamente episodi tra i piu' incredibili della storia del calcio mondiale, tra i piu' emblematici dei perversi legami tra calcio, affari e potere. L'incredibile "Guerra del football" tra Salvador e Honduras del 1969 (alcuni giorni di guerra, compreso un sanguinoso bombardamento di Tegucicalpa, combattuti tra i due Paesi per un contrasto sorto in merito alle qualificazioni per i successivi mondiali del '70 in Messico). La surreale (a dir poco) storia della Nazionale di calcio cilena che a novembre del '73, non potendo incontrare - in vista dei Mondiali dell'anno dopo - la squadra dell'URSS, ritiratasi dal gioco, su ordine del Cremlino, per protesta contro il golpe di Pinochet, è costretta dallo stesso dittatore, e su consiglio della Federazione Internazionale del Calcio, a giocare, nello stadio, ...da sola! Sino alla vergognosa vicenda di cui è rimasto vittima Alvaro Ortega, l'arbitro colombiano ucciso dai narcos per aver annullato, nell'autunno 1989, un gol all'"Indipendente Medellin", squadra vicina appunto ai trafficanti di cocaina.
Ugo Dighero (nei panni, tra gli altri, anche dell' anziano portiere argentino Gato Diaz, dell' "Estrella Polar"), Rosanna Naddeo, Fabrizio Costella e Alessandro Pizzuto, accompagnati da brani di Mercedes Sosa e Astor Piazzolla, affiancano Marcore' in questa cavalcata tra "Splendori e miserie" del calcio mondiale (con scene e costumi di Guido Fiorato e luci di Aldo Mantovani).Dove unico neo è un forse eccessivo rilievo dato ai lati comici di questa "tanghedia", mix di storia, commedia, tango e tragedia (alcune musiche, ad esempio, riecheggiano la celebre "E' arrivata la bufera", di Rascel).
Uno spetttacolo, comunque, che fa fortemente riflettere gli spettatori: senza dimenticate - trattandosi anzitutto dell' Argentina, Paese da sempre legato all'Italia da stretti vincoli - i legami perversi che tuttora sussiistono, all'insegna sempre della P2 di gelliana memoria, tra buona parte delle classi dirigenti sia dell'Italia che dell'Argentina. Ora governata, però (dopo l'incredibile parentesi del governo fortemente di destra degli ultimi anni, che addirittura autorizzò i discendenti dei golpisti del '76 a intentare cause di diffamazione contro quelli dei "desparecidos"), dal peronista "kircheriano" Fernandez.
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