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Giada Marcelli: responsabile della didattica di "ProLingua"
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Fabrizio Federici
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"Spesso in Italia si studiano le lingue, ma i risultati non sono all'altezza degli obiettivi. Perché? Perché la lingua si "impara" e non si "studia", non è come apprendere una qualsiasi altra disciplina. Come il nuoto che non si può apprendere su una tavola di legno, bensì nell'acqua, così la lingua va appresa nel contesto autentico". E' il commento, amaro ma costruttivo, di Freddy Nicolas, Direttore dell'importante scuola di lingue romana "ProLingua International", a proposito degli ultimi sondaggi che vedono purtroppo gli studenti italiani della fascia 15-21 anni, tra scuole superiori e Università, molto indietro nella padronanza delle lingue straniere, e addirittura ultimi in Europa per l'inglese. E aggiunge: "Dobbiamo cambiare radicalmente il modo di apprendere, e aprirci a strumenti che nello studente possano aumentare gli automatismi dell'inconscio, essenziali per imparare veramente a parlare una lingua, più che a tradurre e studiare grammatica".
Le osservazioni del dott. Nicolas giungono proprio all'indomani della diffusione dei risultati dell'indagine internazionale "Pisa 2018": promossa dall' OCSE, nei Paesi aderenti, per rilevare le competenze degli studenti di 15 anni in Lettura (intesa, ovviamente, come capacità di valutare criticamente un testo, non solo di leggerlo), Matematica e Scienze. Risultati che vedono gli studenti italiani in possesso di competenze decisamente inferiori a quelle dei loro coetanei di dieci anni fa: con un livello medio sufficiente, in linea con quello degli altri Paesi OCSE, in Matematica, ma con un risultato medio "significativamente inferiore" alla media OCSE (468 contro 489) nelle materie prettamente scientifiche. La situazione non migliora nel campo appunto delle lingue straniere.
"ProLingua", nata nel 1992 a Roma, insegna, a studenti provenienti da oltre 120 Paesi, più' di 20 lingue tra le più 'diffuse nel mondo, con tecnologie avanzate e occupandosi anche della formazione dei docenti stessi. Freddy Nicolas e Giada Marcelli, responsabile della didattica della scuola, sono appena rientrati da Verona: dove pochi giorni fa si è conclusa la 29esima edizione di "JOB&Orienta", salone nazionale dell'orientamento, scuola, formazione e lavoro, che ha visto 500 realtà presenti nella rassegna espositiva (scuole, accademie, Università italiane ed estere, centri di ricerca e formazione professionale, imprese, istituzioni, ecc..), 70.000 visitatori accreditati e 300 relatori partecipanti.
Promosso da VeronaFiere e Regione del Veneto, insieme ai Ministeri dell'Istruzione, Università e Ricerca e del Lavoro e Politiche Sociali, JOB&Orienta si è confermato come importante occasione di aggiornamento e confronto per operatori, giovani e famiglie.
Tema di quest'anno, "Il lavoro che vorrei: orientamento, innovazione, crescita sostenibile": che ha fatto da filo conduttore alle tre giornate veronesi evidenziando le competenze da formare più utili e strategiche, sia per i giovani che per le imprese, nel contesto europeo già tracciato dall'Agenda "Lisbona 2020" e dai successivi adeguamenti.
"A Verona - sottolinea Giada Marcelli - c' è stata molta partecipazione di scuole e Università, tra cui molte straniere (inglesi e olandesi, ad esempio), disposte a offrire ai nostri giovani opportunità di formazione professionale all'estero. Ma molti espositori erano sorpresi che gli studenti italiani, anche degli stessi licei linguistici, non erano in condizioni di chiedere informazioni in lingua straniera. Fortunatamente, i nostri giovani della fascia 17-21 anni sono, però molto più' alfabetizzati di noi adulti per quanto riguarda l'informatica: tema che a "JobOrienta" ha avuto uno spazio importante, e che, offrendo strumenti adeguati, può consentire loro di recuperare per quanto riguarda proprio la conversazione in lingua".
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