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Fabrizio Federici
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Un saggio che è, in sostanza, una "guida spirituale" al mondo, scritto all'insegna della cultura del relativismo nel senso migliore del termine, del razionalismo critico, della "Civiltà del dubbio": contro ogni assolutismo culturale, ogni esaltazione del "pensiero unico", ogni forma di conoscenza presuntuosa, inevitabilmente degenerante in pedanteria.
Ecco le coordinate di "Cammino": agile libretto (Roma, Albatros ed., 2019, €. 9,90) dello scrittore Carlo Orlandi: come De Crescenzo, ingegnere "prestato" alla saggistica, appassionato di fisica, psicologia. testi sacri.
Un libro il cui messaggio principale è sintetizzato da una citazione, all'inizio, di Shakespeare: "Che epoca terribile quella in cui degli idioti governano dei ciechi" (ma potremmo aggiungere il celeberrimo quadro di Brueghel, dei ciechi che guidano altri ciechi alla rovina...). Citazione che si attaglia perfettamente, diremmo, alla realtà odierna di tanti Paesi dell' Occidente e non: dove élites spesso puramente autoreferenziali, e legate ai grandi circuiti esoterico- finanziari mondiali, governano masse il cui consenso, anche quando sincero, è notoriamente manipolato, forzato, spesso proprio creato da un abilissimo uso degli "idola" cari a Bacone.
Consumismo, pseudocultura di massa, mirabolanti prospettive di sviluppo basate, in realtà, su indicazione di falsi traguardi e, al contrario, sottovalutazione dei problemi reali; strumentalizzazione di altri problemi fatta spesso, solo per trovare il "capro espiatorio" di turno.
Bisognerebbe che tutti, in testa politici e intellettuali, facessero "bagni quotidiani di umiltà", scrive Orlandi: ricordando anche - sulle orme di Socrate e Giordano Bruno - che il "grande pericolo della conoscenza non è l'ignoranza, ma l'illusione della conoscenza". In realtà "non sappiamo, e dobbiamo imparare ad accettare che non sappiamo e che siamo dei ciechi con due neuroni in testa", immersi in un buio che non sappiamo "neanche quanto grande e indecifrabile sia".
Mentre i ciechi che pensano di vedere in questo buio "vogliono convincere chi è consapevole ..., che invece al buio ci si vede,. che basta accendere le "luci": negozi, ristoranti ,case, macchine, vacanze; civiltà, successo, denaro, potere" , e persino l'illusione dell'eterna giovinezza e, aggiungiamo, addirittura che, un domani, si possa sconfiggere la morte, o perlomeno restringerne l' incidenza ai gruppi sociali più svantaggiati (vedi le pubblicità di alcune pseudo-aziende nate, negli ultimi anni, in USA, Russia e altrove)!
In questo scenario , che fa impallidire anche le più nere previsioni di Marcuse, della Scuola di Francoforte, del Pasolini di "Empirismo eretico" e "Scritti corsari", chi vuole vivere, invece, secondo verità, libertà e coerenza non trova davvero la strada facile; a ricordarcelo, prosegue l' Autore, sono le morti , ognuno sulla sua Croce, di Cristo, di Giordano Bruno, di Martin Luther King. Ma diffondere la consapevolezza di tutto questo, passare il testimone di mano in mano, un po' come i dissidenti di "Fahreneit 451", che imparavano a memoria i libri distrutti dal potere, è - conclude Orlandi - la sfida ineludibile che attende le nuove generazioni (dove emergono, bisogna dire, dei segnali incoraggianti). Il tutto, in un mondo dove il disastro ambientale e la lotta alla fame e alla miseria sono, oggi, le primissime emergenze da affrontare.
Altrimenti, prepariamoci, in un futuro non tanto lontano, a scenari di ribellione e rabbia sociale incontrollate: come quelli magistralmente (e inquietantemente) evocati, in una New York- Gotham City di domani, nelle ultime scene di "Joker", il film, da poco uscito nelle sale, in cui un grande Joaquim Phoenix ricostruisce la storia iniziale dell'arcinemico di Batman. O, peggio ancora, più in là, allo scenario allucinante del supermercato assediato dagli zombie: che dominava "Zombie 2", il seguito - datato 1978, a firma di George Romero, con la collaborazione di Dario Argento - del mitico "La notte dei morti viventi".
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