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Cristina Muntoni, il potere delle parole nella storia della sacralità femminile

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lunedì, 15 luglio 2019 18:12

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Cristina Muntoni
Dal nostro inviato
Francesca Bianchi
Lo Spazio Europa del Parlamento Europeo, a Roma, il 5 luglio ha ospitato un interessante incontro organizzato da Isa Maggi, coordinatrice nazionale degli Stati Generali delle Donne
. In chiusura della ricca giornata di lavori, a cui hanno partecipato ambasciatrici, ambasciatori, docenti universitarie ed esponenti della Casa Internazionale delle Donne e di importanti realtà molto attive per la parità di genere, Cristina Muntoni( www.cristinamuntoni.com ), scrittrice e ricercatrice di storia della sacralità femminile, ha tenuto un pregevole seminario dal titolo Il potere delle parole nella storia della sacralità femminile. Costruire la parità con un dizionario eudemonico. Al termine dell'incontro la studiosa ci ha rilasciato una bella intervista.
La Muntoni ha parlato dello spostamento semantico che alcune parole hanno avuto nel corso della storia, spia del processo di demonizzazione subito dal femminile. Ha citato la parola Abracadabra, che in aramaico significa “creo come parlo”, spiegando che le parole hanno un enorme potere di condizionamento nei confronti della nostra mente. E', quindi, di fondamentale importanza prestare attenzione alle parole che usiamo, perché la parola crea la realtà che ci circonda. Come ha ribadito più volte, soltanto attraverso la consapevolezza possiamo creare un mondo più giusto e vivibile, un mondo in cui noi donne saremo finalmente libere dal sistema che spesso ci costringe ad essere parte di altro.
Nel corso della nostra coinvolgente conversazione, Cristina Muntoni, nella sua veste di Ambasciatrice del Turismo d’Affari del Principato di Monaco ci ha svelato in anteprima che nel 2020 porterà al Museo Antropologico di Montecarlo la bella mostra Donna o Dea. Le raffigurazioni femminili nella preistoria e protostoria sarda ( www.ftnews.it/articolo.asp?cod=1876 ), assieme alle curatrici, l'antropologa culturale Silvia Fanni e le archeologhe Laura Soro e Marcella Sirigu. Conferendo respiro internazionale a questo importante progetto che ruota attorno alla figura femminile, la trasferta monegasca della mostra della prossima primavera costituirà una tappa del lungo cammino per la costruzione di un mondo più giusto e un'ulteriore occasione per riflettere sul ruolo fondamentale che le donne hanno ricoperto nella storia.

Cristina, venerdì 5 luglio, presso lo Spazio Europa del Parlamento Europeo, a Roma, hai chiuso l’incontro degli Stati Generali delle Donne sul tema "Le parole delle/per le donne” con un bel seminario intitolato Il potere delle parole nella storia della sacralità femminile. Costruire la parità con un dizionario eudemonico. Cos'è un dizionario eudemonico? Perché questo strumento può aiutarci ad attuare una rivoluzione culturale verso la parità?
Proverò a risponderti con una domanda: cosa ti renderebbe veramente felice? Per una dottrina morale greca il benessere era l' eudaimonia, letteralmente l’avere un buono (eu) spirito (daimon). Ma cos’è esattamente questo daimon? Per James Hillman, l’allievo di Jung autore di Il codice dell’anima, sarebbe ciò che percepiamo come maestro o maestra interiore, uno spirito guida, l’archetipo che guida le nostre passioni e motivazioni inconsce, in poche parole ciò che definisce la nostra essenza, la nostra parte più autentica. Essere felici, o meglio, nel benessere, dipenderebbe quindi da quanto siamo in unione col daimon, con la nostra vera essenza, con quanto ascolto diamo al nostro vero e autentico Sé. Se la nostra vita è in equilibrio con la nostra parte più autentica c’è benessere, ma per avere questo equilibrio è necessario che esista armonia anche tra il maschile e il femminile che sono naturalmente parte di noi. Che armonia possiamo avere se non lasciamo che convivano e si esprimano in equilibrio? Questo discorso che possiamo fare sul piano individuale, è lo stesso sul piano sociale. La nostra società, ancora fortemente patriarcale, è basata su un grande disequilibrio tra il maschile e il femminile. Il femminile del mondo è stato vilipeso, negato, soggiogato e soppresso. Sinché non riportiamo con-cordia, ripristinando il peso del femminile nella bilancia dell’equilibrio sociale, l’anima del mondo resterà zoppa e il benessere rimarrà una chimera.
Cristina Muntoni (foto di Stefano Vascotto)
Dalla sacralità femminile, celebrata in epoche in cui Dio era femmina e le società erano matrifocali, si è passati alla sua demonizzazione con la cultura patriarcale. Quello che ho raccontato nel seminario è che ci sono parole che nella storia del linguaggio racchiudono la narrazione di questo passaggio perché un tempo erano sacre (come serpente, maiale, Troia) e poi, col patriarcato, si sono trasformate in insulti per colpire la libertà femminile e la sua sacralità. Le parole hanno un potere generativo enorme nella costruzione del mondo. Sia quello interiore che quello in cui abitiamo. Oggi viviamo un momento di passaggio epocale. Siamo parte di una rivoluzione, o meglio, di una evoluzione culturale mondiale che è diretta verso il ritorno all’equilibrio sociale tra il maschile e il femminile. In questa evoluzione le parole hanno un’importanza fondamentale. Basta pensare al linguaggio di genere che ci permette di restituire alle donne diritto di cittadinanza in un mondo che sinora era descritto solo al maschile, come se le donne fossero ospiti non invitate del teatro umano, clandestine sgradite in una nave con una rotta verso una meta in cui non hanno diritti. Escludere le donne dalla descrizione del mondo è un assurdo a cui è necessario porre rimedio, se non vogliamo continuare a sentirci come se dovessimo chiedere il permesso per essere parte del sistema sociale. Oltre a questo, ci sono anche delle parole-trappola che costringono le donne a restare rinchiuse dentro le gabbie ideologiche degli stereotipi sessisti. Si tratta di parole che apparentemente ci permettono di costruire una nuova società paritaria, ma in realtà richiedono attenzione e consapevolezza per non cadere nel paradosso di alimentare gli stereotipi. Sto pensando ad esempio alla parola multitasking, che da un lato esprime un valore, la capacità e la forza di stare in equilibrio su più fronti, riuscendo a fare cose diverse nel migliore dei modi. Ma d’altro lato diventa una trappola, nel momento in cui questa narrazione del femminile diventa uno standard che siamo tenute a rispettare per essere all’altezza delle aspettative. Isa Maggi con Stati Generali delle Donne ha avuto l’idea geniale di ridisegnare il futuro individuale e sociale partendo dal potere generativo delle parole e invitando, col social game #leparoledelledonne, alla scrittura collettiva di un dizionario che a me, per tutte le ragioni che ho raccontato, piace definire eudaimonico. Stiamo riscrivendo il significato delle parole che sono come i mattoni dell’architettura del mondo paritario in cui vogliamo vivere. L’invito che mi ha fatto la coordinatrice nazionale è stato quello di condurre le partecipanti alla consapevolezza su termini come conciliazione, inclusione, resilienza, sostenibilità, dignità e sviluppo, partendo da quella che, nell’ambito della mia ricerca, ho definito storia della sacralità femminile per giungere, attraverso la parte esperienziale che caratterizza i miei seminari di divulgazione storica-emozionale, a un lavoro che spogliasse quei termini di tutte le sovrastrutture autolimitanti e gli ostacoli che ci impediscono la piena realizzazione della parità.

Nel suo intervento ha ribadito più volte l'importanza di educare ad un uso consapevole delle parole, poiché la parola crea la realtà che ci circonda e attraverso una scelta consapevole delle parole noi possiamo creare un mondo più giusto e rispettoso della sacralità insita nel nostro essere donne. Dove risiede il potere delle parole di condizionare la nostra mente?
Abracadabra, la parola magica per eccellenza, in aramaico significa “creo come parlo”. Sin dalle più antiche tradizioni, tutte le culture ci tramandano la conoscenza del potere generativo della parola. Nella Genesi, la creazione divina del mondo parte dalla parola. Dio disse: “Sia la Luce!”. E la luce fu. Nel Vangelo di Giovanni, il verbo, la parola, è descritta come il principio di ogni cosa e come Dio stesso ("Il Verbo era presso Dio, Il Verbo era Dio”). La parola è divina. Le parole che pronunciamo, ascoltiamo o pensiamo hanno, di fatto, il potere di condizionare la nostra mente e il mondo in cui viviamo. Le neuroscienze dimostrano che le parole possono fare ammalare così come possono guarire. In America la “medicina narrativa”, la competenza di prendersi cura e comunicare con pazienti con le parole che curano, è una materia già entrata nelle università. Il potere delle parole è racchiuso nel fatto che sono porte nel nostro stato di coscienza. Sta a noi decidere verso che tipo di mondo vogliamo aprire le nostre esistenze.
La parte esperienziale del seminario al Parlamento Europeo si è conclusa con un laboratorio di scrittura rituale all’Upter - Università Popolare di Roma. Cos'è la scrittura rituale? in che senso si può parlare della scrittura come strumento iniziatico e trasformativo?
La scrittura rituale è un metodo che ho ideato come strumento di crescita personale e sociale che parte dal potere generativo delle parole. Quando ho sviluppato il progetto di divulgazione della mia ricerca sulla Storia della sacralità femminile all’Università di Cagliari, ho capito che era importante improntarlo sul doppio binario della conoscenza e dell’esperienza, così come è importante per me far dialogare il mondo accademico con quello olistico, mente e intuito. I seminari di divulgazione storica-esperienziale che sto conducendo in luoghi istituzionali come università, musei e sedi politiche, portano strumenti non convenzionali come questo e quello che ho verificato è che la formula ha un’efficacia potentissima che, se limitassi al solo aspetto teorico, non avrebbe. La scrittura ritualizzata e svolta durante uno stato meditativo agevolato da sonorità armoniche ancestrali e con metodi ricavati da antiche culture e tradizioni, può diventare strumento per costruire una piena consapevolezza e cambiare paradigmi abbattendo le barriere mentali che si frappongono alla costruzione di un mondo più equo, in cui il maschile e il femminile siano in equilibrio sia dentro che fuori di noi. In questo senso è un metodo di fioritura personale, ma anche un’azione politica, perché lo scopo è migliorare l’equilibrio individuale per arrivare all’armonia sociale.

Attualmente è impegnata in qualche progetto?
Sto terminando un saggio sulla storia della sacralità femminile che contiene un messaggio importante, la cui divulgazione è diventata lo scopo della mia vita. Il libro fa parte di un progetto di divulgazione ampio, in cui rientra anche l’operazione di portare, in qualità di Ambasciatrice del Turismo d’Affari del Principato di Monaco, la mostra Donna o Dea. Le raffigurazioni femminili nella preistoria e protostoria sarda, curata dall’associazione "White Rocks Bay", al Museo Antropologico di Montecarlo nella primavera del 2020. Si tratta di una mostra di figure femminili datate a partire dal Paleolitico, rappresentative del culto della Dea Madre, che racconta anche il saper fare femminile col filo conduttore della tessitura per giungere sino ai giorni nostri. La mostra, che è stata già esposta al Museo archeologico Nazionale di Cagliari ed è stata anche occasione di incontri, seminari e momenti di confronto sul ruolo delle donne, ora andrà a fondersi con i reperti, le tradizioni tessili e l’arte femminile monegasca. Siamo nella fase della ricerca di sostegno per la realizzazione di questo importante progetto internazionale che ruota attorno alla donna e cerca di contribuire attraverso la cultura alla costruzione di un mondo più giusto.


Per informazioni:
info@cristinamuntoni.com
www.cristinamuntoni.com
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