|
da sinistra, Ilaria Coppini, la scrittrice Rosanna Sabatini e il Maestro Riccardo Bonaccini
|
|
Fabrizio Federici
|
|
Il Teatro "Petrolini", dedicato alla memoria del grandissimo artista romano, nel popolare quartiere di Testaccio (in passato uno tra i nuclei più consistenti della Roma operaia, oggi anche importante punto di riferimento della movida serale), ha ospitato ultimamente Di Donna in Donna: singolare spettacolo diretto e interpretato da Ilaria Coppini, affermata attrice fiorentina di teatro e di cinema. Decisamente originale l'impianto dello spettacolo: su un palcoscenico dalle scenografie molto semplici, Ilaria ha voluto compiere un viaggio sul "Pianeta donna", esplorandone i luoghi e anche gli anfratti più intimi e suggestivi sulla base dei testi delle più belle canzoni di cantautori e interpreti come Fabrizio de Andrè (nel ventennale della sua improvvisa morte), Lucio Dalla, Riccardo Cocciante, Mia Martini, Marco Masini, Fiorella Mannoia e altri.
Testi non cantati, ma recitati dall'attrice: che, interpretando al tempo stesso vari ruoli legati alle canzoni stesse, col solo accompagnamento del violino suonato dal maestro Riccardo Bonaccini, concertista già membro dell'orchestra dell'Accademia di Santa Cecilia, collaboratore di artisti come Uto Ughi ed Ennio Morricone, ha trasportato gli spettatori in un mondo magico. Dove risuonavano le voci dell'innamorato di "Concerto per Margherita" di Cocciante, del musicista triste della splendida "Dallamericaruso" di Dalla, della donna piena di vitalità ed energia sessuale di "Bocca di rosa", dell'altra donna, davvero ultra-paziente, di "Quello che le donne non dicono" della Mannoia, ed altri ancora. Tutto, appunto, recitato dall'artista fiorentina: sino alle ultime, struggenti quanto libertarie, note dei "Migliori anni della nostra vita", di Renato Zero.
Il pubblico ha risposto con entusiasmo alla bella cavalcata fra testi e note. Fuori, l'umido di queste serate di maggio alquanto fuori dal comune riportava immediatamente alla realtà quotidiana di un Paese dove l'eterna mediocrità della classe dirigente(?) continua ottusamente a trascurare, nella politica dei beni culturali, proprio teatro e musica.
|
|