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Al Quirino di Roma: Il piacere dell'onestà

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mercoledì, 11 aprile 2018 16:06

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Geppy Gleijeses e Vanessa Gravina
Fabrizio Federici
Sino al 22 aprile, al “Quirino” è in scena “Il piacere dell’onestà”: per la regìa dell’eclettica Liliana Cavani, Geppy Gleijeses e Vanessa Gravina interpretano Angelo Baldovino e Agata, i due antieroi figure chiave di questa commedia tra le più celebri di Pirandello. Tratta dalla sua novella “Tirocinio” (1905) e rappresentata, per la prima volta, a Torino, il 27 novembre 1917 (mentre il Paese stentava a riprendersi dal trauma della rotta di Caporetto, avvenuta appena un mese prima; proprio a Torino, nei giorni di Caporetto erano esplose le sommosse popolari contro la guerra e la carenza di cibo), con protagonisti il mitico Ruggero Ruggeri e Vera Vergani.
Angelo Baldovino, uomo sostanzialmente fallito, dall’ etica accomodante, accetta per denaro di sposare Agata, amante incinta del nobile Fabio Colli (Leandro Amato), che non può sposare perché già ammogliato. Naturalmente si tratterà di un’unione di facciata: ognuno continuerà tranquillamente a farsi i fatti propri.
Ma le cose non vanno come previsto. Angelo, che per la prima volta si sente investito d’un compito importante, con forti responsabilità, prende tutto molto sul serio. Aiuterà la ragazza lasciata sola, darà il suo nome al nascituro e sarà utile anche allo stesso marchese Fabio, vittima d’ una moglie che lo tradisce. Angelo si sente investito d’una missione che lo riabiliterà di fronte agli altri e ai suoi stessi occhi: e si batterà per l’onestà rigorosamente, per riscattare la sua vita. Ma così manderà all’aria i progetti di Fabio, che ormai non troverà più accoglienza da parte di Agata: che ora pensa soltanto ad essere una buona madre per il figlio ormai nato. Il marchese, disperato, cerca allora di sbarazzarsi del “traditore”, e fonda una società in cui fa entrare Angelo, sperando che questi si comporti disonestamente, venga cacciato e perda la sua fama di uomo onesto. Angelo, invece, non solo dà prova di rettitudine e competenza, ma smaschera di fronte ad Agata la trappola che il marchese gli ha teso; e nonostante tutto, per il bene del bambino si dice disposto a farsi accusare di furto, purché a rubare realmente sia Fabio.
Sarà la stessa Agata, allora, a pregare Angelo di restare accanto a lei, ormai conquistata dalla sua onestà. Come già in “Pensaci Giacomino!” e “Ma non è una cosa seria”; Pirandello con l’espediente del “matrimonio bianco” ha modo di mettere a nudo l’ipocrisia, la slealtà, l’opportunismo, la meschinità dei personaggi. Il testo è anche una forte critica della borghesia dell’epoca, quella stessa borghesia che, un decennio dopo, Moravia vivisezionerà ancor più spietatamente ne “Gli indifferenti”. Al tempo stesso, questo testo pirandelliano dà l’impressione d’essere uno di quelli che più influenzeranno, molti anni dopo, Eduardo De Filippo (alcune scene del “Piacere dell’onestà” sembrano precorrere le atmosfere di “Filumena Marturano”).
Molto bravi anche gli altri interpreti (Tatiana Winteler è Maddalena, madre di Agata, Maximilian Nisi è Maurizio Setti, cugino del marchese Colli (e responsabile d’avergli presentato Baldovino, suo vecchio amico), Giancarlo Condè è il parroco, Brunella De Feudis la cameriera. Brunella De Feudis la cameriera.
Le scene sono di Leila Fteita, i costumi di Lina Nerli Taviani, le musiche di Teho Teardo, le luci di Gigi Ascione.
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