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da sinistra, Francesca Barbi Marinetti, Simona Cigliana ed Enrico Magnani)
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Fabrizio Federici
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Dopo il successo riscosso all’Istituto Italiano di Cultura di Chicago, Enrico Magnani – artista nato nel ’72, passato all’astrattismo dopo un iniziale periodo di realismo figurativo, e presente in varie collettive degli ultimi vent’anni in Europa e negli USA – espone, per la prima volta in Italia, le opere pittoriche della collezione Supernova: in un singolare “dialogo” con gli affreschi della storica Sala del Cenacolo presso la Camera dei deputati (Complesso di Vicolo Valdina, Piazza Campo Marzio 42, Roma, sino all‘8 febbraio).
Curata da Francesca Barbi Marinetti, discendente del “Padre del Futurismo”, il mitico Filippo Tommaso, e Simona Cigliana, docente universitaria e ricercatrice anche su temi di storia dell’esoterismo e della parapsicologia, l’esposizione “Supernova – Figurazioni cosmiche” è stata organizzata da D.d’Arte, col sostegno di Coopservice, Kaiti Expansion ed Espresso Bolognese.
In mostra, tredici opere ad acrilico su pannelli multistrato di cartone ed alluminio,: che sono state dipinte dall’artista senza mai toccare il supporto, né con le mani, né con i pennelli. A veicolare il colore sono, infatti, getti d’aria e d’acqua tesi a riprodurre le esplosioni nucleari che caratterizzano la fase finale della vita di una stella. Simbolo di morte e rinascita, quindi, la collezione “Supernova” trova eco nella figura del Cristo che domina il grande affresco della Sala del Cenacolo, dedicato appunto all’Ultima Cena: realizzato da autore ignoto alla fine del Cinquecento.
«La significativa coincidenza del numero delle opere esposte con quello dei convenuti al Cenacolo – spiega l’architetto Francesco Lenzini, ideatore dell’allestimento – ha suggerito un ulteriore registro narrativo: che si materializza attraverso la disposizione dei pezzi in mostra nello spazio. Una forma inclusiva che ci accoglie e in qualche misura ci rende partecipi d’un mistero cosmico: che può essere letto tanto in chiave scientifica quanto in chiave mistica, aprendosi alla nostra interpretazione».
«Nebulose, ammassi stellari, galassie in formazione, colorate nubi di gas cosmici… La mostra di Enrico Magnani – sottolinea Simona Cigliana – ci trasporta in un’ambientazione siderale, in cui l’infinitamente grande si fa specchio dell’ infinitamente piccolo (tra i due, nella storia, l’uomo!, N.d.R.), e in cui l’osservazione dei fenomeni celesti ci proietta in una dimensione psichica, meditativa, di straordinaria forza visionaria».
«L’arte per Magnani – conclude Francesca Barbi Marinetti – è uno strumento di ricerca e conoscenza. I simboli, in quanto riferimenti universali da cui si sviluppano tutte le scienze e le arti, permettono l’accesso a mondi più grandi, impenetrabili con la sola logica. L’arte funge da catalizzatore che permette di stimolare regioni mentali non consapevolmente vigili, e avvicinarci a verità sommerse attraverso processi intuitivi e prefiguratori». Ecco confermata in questa mostra, aggiungiamo, la particolare natura dell’ arte come “Porta verso l’infinito” (per dirla con una bella definizione di Papa Ratzinger; come del resto evidenziato, studiando i sentieri dell’ inconscio, già da Freud – che, guarda caso, ebbe un nipote, Luciano, celebre pittore – e Jung).
La mostra sarà aperta al pubblico sino all’8 febbraio 2018: da lunedì a venerdì con orario 10.00-18.00, chiuso sabato e domenica (ingresso libero con documento d’identità valido).
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