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Le caverne delle donne: la grotta di San Colombano

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venerdì, 25 agosto 2017 17:49

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Francesca Bianchi
Domenica 27 agosto in Valtrebbia, nella zona del Piacentino, si terrà l'arkeotrekking Le caverne delle donne: la grotta di San Colombano, organizzato dall'antropologa Michela Zucca.
L'arkeotrekking inizierà dalla grotta di San Michele, dove, secondo la tradizione, andò a morire San Colombano nel 615. La caverna non era un eremo, ma un riparo sottoroccia preistorico, legato a culti femminili di fertilità; era il luogo in cui le donne andavano ad allattare. All'epoca di San Colombano c’era già una chiesa, sicuramente costruita su un sito legato alla Dea Madre Nera.
La figura di san Colombano, assieme agli altri due santi dell’Algovia, san Gallo e san Magno, è permeata dai simboli magici legati alla religione del Drago e dell’Orsa, dee delle foreste e delle montagne. Questi tre santi, che portavano magici bastoni in grado di guarire e sembravano druidi, frequentarono i luoghi in cui si praticava il culto alla Dea Oscura, presente nella zona di Bobbio e di Coli in molti modi: l’altare a Diana, che nella sua versione arcaica è una pietra nera, poi si trasforma in un’immagine metamorfica dagli innumerevoli seni, ma sempre scura; la Pietra Perduca, nera come l’inferno, in cui da tempo immemorabile le donne andavano a partorire, facendo riti di immersione; attestazioni a Mefite, altra dea nera legata alla montagna, ma anche alle paludi e al trapasso, attestate da Cremona in giù.
Le grotte galattofore, come quella di San Michele di Coli, frequentate sicuramente in età protostorica, presentano attestazioni di un uso taumaturgico e terapeutico dell’acqua, anche attraverso la pratica dell’incubatio. Nel Medioevo alcune vasche naturali sono state adattate per la raccolta delle acque di stillicidio: lì probabilmente si svolgeva il rituale che consisteva nell’immersione delle donne nell’acqua miracolosa. Da notizie orali attestate fin dal Medioevo pare che in molte di queste caverne, in corrispondenza delle stalattiti, fossero posizionati dei vasi sistemati per la raccolta dello stillicidio, il latte della Dea, l’acqua della montagna.
Con l’avvento del Cristianesimo e nel corso del Medioevo il mondo sotterraneo non è più luogo di residenza delle potenze divine ctonie preposte alla rigenerazione della natura, ma diventa sede delle entità diaboliche e dei percorsi diretti verso gli Inferi. Nell’immaginario popolare la grotta diviene passaggio verso l’altro mondo, pertanto deve essere custodita dalla santità dell’Arcangelo.
San Michele è detto anche “principe delle acque” e spesso è associato alle fonti galattofore e ai culti preposti alle nascite, al latte e alle capacità nutritive delle donne. Si tratta di un aspetto terapeutico e magico-religioso, legato allo stillicidio delle grotte, che si inserisce nel più vasto fenomeno, diffuso in tutta Europa, della venerazione delle fonti o “pocce lattaie” da parte delle donne prive di latte, per una facile analogia tra l’acqua biancastra dello stillicidio e il latte" L’acqua lattiginosa è stata considerata terapeutica anche in tempi recenti in numerosi grotte dedicate a San Michele, spesso sede di rinvenimenti archeologici pre–protostorici. Una simile valenza taumaturgica dell’Arcangelo si evidenzia nell’uso delle acque da parte delle donne in tantissime grotte-santuario, quali Monte Sant'Angelo sul Gargano, la Grotta di Pertosa o la Grotta di Sant'Angelo di San Chirico Raparo, al di sotto della nota abbazia medievale.
Michela Zucca si soffermerà anche sulla Crux Micaelica, l'unica stele megalitica cristiana in stile irlandese, realizzata dai monaci druidi e risalente ai tempi di San Colombano, e su santa Cecilia, protettrice dei musicisti delle Quattro Provincie (Alessandria, Genova, Pavia, Piacenza), che i partecipanti all'arkeotrekking incontreranno in una delle chiesette lungo il cammino.
Nel corso del trekking si parlerà anche della Resistenza e del massacro di Coli, e di una figura particolare, quella del comandante Emilio Canzi, anarchico, antifascista della prima ora, destituito a pochi giorni dalla Liberazione per intrighi politici, eletto poi da tutti i piacentini primo comandante dell'ANPI e morto in circostanze mai chiarite nel novembre del '45, investito da una camionetta inglese. Volle essere sepolto a Coli, in montagna, nel paese in cui tutti, parroco in testa, si schierarono contro i fascisti e fecero la lotta armata.

Per iscriversi a questo meraviglioso trekking è necessario contattare Michela Zucca sulla sua pagina Facebook o al numero 3356155055.
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