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giovedì, 08 dicembre 2016 16:35 |
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Rosario Pesce
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Quella che si è aperta con il voto referendario è una crisi non facile.
Vediamo quali sono gli attori in campo.
Da una parte, il Premier uscente che, dopo la sconfitta, può fare solo una scelta: accelerare il ritorno alle urne, allo scopo di rimanere in carica come Presidente del Consiglio e chiedere, dunque, un altro suffragio agli Italiani in suo favore, dopo il fallimento della prova dello scorso 4 dicembre.
Ovviamente, oggi, è molto più indebolito di quanto non lo fosse prima della competizione referendaria.
Progressivamente, si può immaginare che si sfilino tutti coloro che, nel partito, hanno sostenuto la sua Segreteria, dalla corrente di Franceschini, Area Dem, a quella dei Giovani Turchi di Orlando ed Orfini.
Questi, infatti, allontanandosi da Renzi, potrebbero creare le premesse di una propria rapida ascesa, finanche inattesa prima del 4 dicembre scorso.
È, però, inevitabile che, prima di un simile strappo, essi si guardino intorno con la dovuta cautela.
È ovvio che, una volta nato - eventualmente - un Dicastero diverso da quello attuale, questo deve essere sostenuto dal Segretario del PD, che è lo stesso Renzi, per cui compiere un atto proditorio contro il Premier uscente potrebbe, poi, determinare la nascita di un Esecutivo con una prospettiva di vita molto breve.
Allora, a Mattarella forse il compito di creare le premesse perché Renzi, uscito da Palazzo Chigi, possa sostenere chi, poi, andrà a prendere il suo posto?
Ma, esiste la lealtà in politica?
Crediamo che, evidentemente, sia una mera chimera, per cui chi, finora, ha ricevuto prebende stando vicino a Renzi, farà di tutto per accrescere il proprio potere e la visibilità conseguente, così come è ineluttabile che il Premier uscente cerchi, con ogni sua forza residua, di restare in campo, occupando una posizione che gli assicuri una capacità contrattuale all’interno ed all’esterno del PD.
Ma, cosa si muove al di fuori del partito renziano?
Importante, se non decisivo è il ruolo di Forza Italia, visto che qualsiasi nuovo Governo può nascere solo in virtù del sostegno di Berlusconi, dato che è scontato che Salvini o Grillo mai sosterranno un Esecutivo a guida democratica.
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Berlusconi ha interesse a dare un aiuto concreto alla nascita di una nuova compagine di Governo?
Certo che sì, visto che, in un sol colpo, tornerebbe ad essere l’ago della bilancia della politica nazionale, si libererebbe della presenza scomoda di Salvini al suo fianco, darebbe un contributo essenziale per sconfiggere definitivamente Renzi, che barò con lui sull’elezione del Presidente della Repubblica, e - perché no? - riporterebbe il suo gruppo imprenditoriale Mediaset in una posizione di forza per effetto della contiguità con il nuovo Esecutivo.
Ovviamente, su un simile Governo Berlusconi conserverebbe la golden share, per cui, in qualsiasi momento, potrebbe deciderne la morte e, quindi, in quel caso il ritorno alle urne.
Ed il fronte del NO interno al PD?
D’Alema, Bersani, Speranza, Stumpo, D’Attorre sono i veri vincitori della competizione referendaria, visto che Salvini e Grillo mai potranno trarne vantaggio alcuno.
Hanno inferto una sconfitta storica a chi li voleva espellere dal PD; ora, come si dice in gergo, aspettano che il cadavere passi e sanno bene che l’omicidio politico lo deve consumare chi, finora, si è riparato sotto l’ala renziana.
Franceschini? Letta? Gli ex-democristiani della Margherita? Delrio?
Chi di loro ricorderà a Renzi che, per il bene del Paese e per l’impossibilità tecnica di andare al voto, si deve fare un nuovo Governo, che lo stesso Segretario del PD deve sostenere lealmente, nonostante tutti i comprensibili mal di pancia, che non può non avere?
Insomma, Renzi dovrà sostenere l’esperienza governativa di chi lo ha sconfitto e dovrà farlo, anche, con entusiasmo, se non vuole perdere, finanche, la Segreteria Nazionale del PD.
Com’è crudele la politica!
Ma, certo, l’etica della politica è questa e non c’è pietà per chi, dapprima, l’ha conosciuta come carnefice ed, ora, come vittima.
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