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sabato, 19 novembre 2016 14:55 |
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Rosario Pesce
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Ormai, siamo prossimi al 4 dicembre ed entrambi gli schieramenti, sia quello del Sì, che quello del NO, hanno iniziato il conto alla rovescia prima della volata finale.
Si sa bene che, negli ultimi quattordici giorni, non è possibile pubblicare i sondaggi, per cui l’ultimo dato è quello che può essere preso in considerazione come pietra di paragone rispetto a quello che, poi, sarà il verdetto ufficiale delle urne.
Orbene, tutti i sondaggi effettuati danno un vantaggio di almeno 6 punti percentuali in favore del NO, anche se permane una fetta consistente di cittadini che dichiarano di non aver scelto, ancora, l’opzione per cui votare e questa area sarebbe molto più ampia sia del Sì, che del NO, per cui potenzialmente potrebbe decidere gli esiti della competizione del prossimo 4 dicembre.
Siamo convinti che tale fetta di Italiani indecisi sia, invece, molto attenta agli orientamenti della pubblica opinione nazionale, per cui deciderà in linea con la tendenza maggioritaria, andando magari ad ampliare, ulteriormente, il divario fra chi è contrario e chi è favorevole alla riforma renziana.
In tale prospettiva, quindi, il margine del NO sarebbe destinato ad ampliarsi, nonostante le truppe cammellate che il Governo ha fatto muovere per orientare il voto verso il Sì.
Non è un caso se i Sindaci delle maggiori città italiane, i Presidenti delle Regioni, i gruppi imprenditoriali vicini all’Esecutivo, sono stati tutti compulsati per fare campagna elettorale: in molti casi, sono stati avvicinati finanche dallo stesso Presidente del Consiglio, il quale intuisce che, su una partita siffatta, si gioca il suo futuro alla guida del PD e del Governo.
Ma, questi grandi spostamenti elettorali, eventualmente indotti dalla campagna svolta dal Governo e dai Ministri, non dovrebbero – a nostro avviso – cambiare un esito, che sembra segnato.
Infatti, in occasione delle competizioni referendarie, è il voto di opinione che prevale su quello di clientela o di apparato, per cui, su un corpo elettorale di quaranta milioni di cittadini, non reputiamo che le truppe cammellate, mosse dal Governo, possano fare la differenza a fronte di una polarizzazione così netta e distinta, che finora si è prodotta.
I toni, nei prossimi giorni, saranno quelli tipici del voto del 1948, visto che, ormai, più che di una competizione referendaria, si tratta di una vera e propria verifica politica.
Forse, sarebbe stato più opportuno, se i quesiti fossero stati distinti, per cui gli elettori avrebbero votato nel merito, domanda per domanda?
Forse, sarebbe stato più opportuno, se fin dall’inizio della competizione il Governo avesse fatto mille passi indietro ed avesse lasciato agire gli attori referendari, senza politicizzare viepiù una competizione, che si sarebbe, dunque, svolta in un clima diverso e, certo, più disteso?
Non ci resta che attendere l’esito elettorale fra due settimane, ben consci che, comunque vada, sarà un’Italia diversa da quella degli ultimi sessant’anni.
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