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sabato, 22 ottobre 2016 21:19 |
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Rosario Pesce
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Quella dell’abolizione di Equitalia appare, per davvero, la mossa della disperazione da parte del Presidente del Consiglio, il quale, pur di promuovere consenso intorno alla propria persona nelle immediate prossimità del referendum, è giunto appunto a cancellare, in un sol colpo, milioni di euro di debiti che gli Italiani hanno con l’Erario.
È evidente che una siffatta decisione mortifica sia quei nostri concittadini, che hanno debiti con il Fisco, a cui viene concesso uno sconto rilevante in un momento storico molto importante per le sorti della nostra Repubblica, sia quegli altri Italiani, che vedono la politica fiscale di uno Stato piegata ad esigenze meramente elettoralistiche, che poco o nulla ineriscono alle problematiche di quanti hanno difficoltà e conducono, purtroppo, una vita grama.
Nel prossimo mese, fino al 4 dicembre, di scelte simili ne dovremo vedere molte altre, dal momento che questo è l’unico strumento, che il Governo ha, per mietere consenso intorno ad una proposta di riforma della Costituzione, che - a tutt’oggi - non è amata dalla maggior parte di coloro che si esprimono in merito al quesito referendario.
Peraltro, il sostegno internazionale, ricevuto da Obama, costituisce un altro aiuto per il Presidente del Consiglio, il quale appare – in questo periodo – viepiù attivo, diviso com’è fra gli appuntamenti oltreoceano e quelli sul territorio nazionale.
Certo è che giocare con i conti dello Stato non è operazione virtuosa per un governante, visto che, di fatto, la cancellazione dei crediti di Equitalia è avvenuta senza la necessaria copertura di bilancio, a dimostrazione ulteriore del fatto che la politica finanziaria dell’Esecutivo risponde più a logiche di mera conquista elettorale, che non ad una prospettiva virtuosa per il futuro, sia immediato che remoto.
Comunque, anche avvalendosi del sostegno da parte di tutti gli organi di stampa, Renzi sta provando a recuperare, tentando di portare il Sì davanti al NO nelle intenzioni di voto.
È ovvio che il Governo si giochi tutte le carte, che ha a sua disposizione, pur di vincere la battaglia referendaria, ma ci appare poco onorevole sacrificare la tenuta dei conti sull’altare di una disputa referendaria, che dovrebbe essere tenuta lontana dalle vicende, meramente, governative.
Un tempo, i vecchi democristiani erano soliti fare concessioni in cambio di un consenso necessario per la loro sopravvivenza, ma questa logica, purtroppo, se ha consentito ad un pezzo di ceto dirigente del passato di sopravvivere, ha per altro verso alimentato la morsa del debito pubblico, che ora Renzi dimostra di incentivare ulteriormente, pur di acquisire il favore degli elettori il prossimo 4 dicembre.
È giusto che chi ha vinto grazie allo slogan della rottamazione, oggi riproduca le medesime dinamiche perverse dei decenni precedenti, che hanno portato il nostro Paese nelle condizioni finanziarie odierne?
Certo, ci dispiace che il Tesoro consenta al Premier di fare regali, che non sono sostenibili al momento, ma al tempo stesso dispiace che l’Europa, in passato molto attenta a bloccare Berlusconi, non si stia muovendo con la medesima celerità per biasimare un orientamento politico, che genera solo debito sull’altare di un consenso, che - comunque vada - sarà transeunte ed effimero.
Forse, il referendum del 4 dicembre consentirà di avere, successivamente, una classe di Governo che non giochi, allegramente, con i conti dello Stato e con il futuro degli Italiani?
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