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Referendum costituzionale 2016: perchè SI e perchè NO

domenica, 18 settembre 2016 00:15

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Mafalda Bruno
Un gran bel rompicapo quello del voto sul referendum che ci aspetta in autunno, un vero arzigogolìo per i tanti italiani che non hanno ancora preso una decisione, anche in ragione, presumibilmente, della complessità del quesito referendario, diciamolo, non proprio chiarissimo e quindi facile da capire.
La battaglia tra il Sì e il No è senza esclusione di colpi, e vede impegnati, in singolar tenzone, non solo tutto l'arco costituzionale ma anche politologi, costituzionalisti, esperti di diritto, sociologi, docenti di vari ruoli, insomma un vero agglomerato di fini pensatori (e dicitori).
Proviamo quindi a spiegare quali sono le motivazioni del Sì e quelle del No. Non senza prima sottolineare tuttavia, che essendo FT News una testata di LIBERA informazione, non verrà data alcuna indicazione su cosa o per chi votare, rispettando sempre, come la nostra linea editoriale insegna, la scelta personale in primis dei nostri lettori e, a seguire, quella di tutti i cittadini che si recheranno alle urne.

Votare SI? Ecco i perchè:
- niente più bicameralismo: le leggi non saranno più sottoposte al ping pong da Senato a Camera, con tutte le lentezze e i ritardi inenarrabili che ne conseguono;
- diminuirà il numero dei parlamentari e sarà soppresso il Cnel (Consiglio Nazionale per l'Economia e il Lavoro) con un risultato positivo sul fronte di risparmio e di spending review;
- Titolo V^ e competenze Stato-Regioni: con la riforma, una serie di materie tornano in mano allo Stato, tra queste: ambiente, gestione di porti e aeroporti, trasporti e navigazione, produzione e distribuzione dell’energia, politiche per l’occupazione, sicurezza sul lavoro, ordinamento delle professioni;
- l’introduzione del referendum propositivo e alle modifiche sul quorum referendario permetterebbero di incrementare la democrazia diretta;
- il Senato farà da "cuscinetto arbitrale" tra governo centrale e poteri locali, con una ragguardevole diminuzione nei contenziosi tra Stato e Regioni davanti la Corte costituzionale.
- leggi di iniziativa popolare e referendum: il quorum che rende valido il risultato di un referendum abrogativo resta sempre del 50 per cento più uno degli aventi diritto al voto, ma se i cittadini che propongono la consultazione sono 800mila, invece che 500mila, il quorum sarà ridotto: basterà che vada a votare il 50 per cento più uno dei votanti alle ultime elezioni politiche, non il 50 per cento più uno degli aventi diritto. Per proporre una legge d’iniziativa popolare non saranno più sufficienti 50mila firme, ma ne serviranno 150mila

Votare NO? Ecco i perchè:
- non è una riforma legittima perché "partorita" da un parlamento eletto non dal popolo ma con una legge elettorale (Porcellum) dichiarata incostituzionale;
- la riforma è complicata e farraginosa; inoltre, non è stata "partorita" liberamente dal Parlamento, ma è stata una imposizione dell'attuale esecutivo;
- non è vero che il bicameralismo verrà superato: al contrario, risulterà più caotico, generando anche conflitti di competenza tra Stato e Regioni e tra Camera e nuovo Senato;
- il processo delle leggi non verrà semplificato, anzi sarà più complicato perché dalle nuove norme deriverebbero almeno 7 procedimenti legislativi differenti;
- è falso sostenere che si ridurranno costi della politica: con la riforma il risparmio si attesterà intorno ad un modesto 20%;
- non verrà garantita più la sovranità popolare: in realtà la riforma estromette il popolo dai suoi poteri e lascia la sovranità nelle mani di pochi.

Questi, in sintesi, i nodi che verranno al pettine. Non tutti, non compiutamente descritti vista la complessità dell'argomento, ma di questo chiediamo umilmente venia ai costituzionalisti.
Che la libertà di scelta e di coscienza sia con tutti noi! (Amen)
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