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Abbiano inizio i giochi...

giovedì, 15 gennaio 2015 09:37

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Rosario Pesce
Domani, molto probabilmente, il Presidente della Repubblica annuncerà le sue dimissioni, compatibilmente con il cronoprogramma, che era stato fissato alla conclusione del 2014, quando egli ne aveva parlato, in occasione del discorso pronunciato il 31 dicembre.
Inizierà, quindi, giovedì il percorso, che porterà alla convocazione dei grandi elettori, che, a fine gennaio, dovranno eleggere il nuovo Capo dello Stato: come è noto, la procedura prevede quindici giorni di sospensione, nel corso dei quali, mentre i Consigli Regionali provvedono ad indicare i loro rappresentanti, iniziano a Roma i giochi per la designazione del futuro Presidente.
È ovvio che i fatti terroristici di Parigi, pur non riguardando direttamente il nostro Paese, avranno una loro importanza nel definire i tempi dell’elezione del prossimo inquilino del Quirinale: l’Italia, come tutte le nazioni occidentali, impegnate sul fronte mediorientale, è evidentemente obiettivo dei terroristi, per cui non possiamo invero consentire che, durante il periodo di “vacatio” della massima carica dello Stato, ci sia un attacco al Paese ed ai moltissimi obiettivi civili, che sono sparsi sul territorio nazionale.
Pertanto, è giusto che i mille grandi elettori facciano presto ciò che essi sono chiamati a svolgere: ovviamente, si può ben immaginare come sarà difficile eleggere il successore di Napolitano già nel corso delle prime tre votazioni, quando sarà richiesta la maggioranza qualificata dei due terzi, per cui è ipotizzabile che qualsiasi successivo turno di votazione, a partire dal quarto, sia quello buono, visto che sarà sufficiente la maggioranza assoluta dei votanti.
In quel caso, se l’accordo PD-Forza Italia-NCD reggerà, diviene auspicabile che il Presidente della Repubblica sarà eletto molto agevolmente, ma qui cominciano i problemi.
Infatti, all’interno del PD, dopo la vicenda della regalìa, in campo fiscale, a Berlusconi e dopo il fallimento – almeno, in termini di immagine mediatica – delle primarie liguri, le acque si sono agitate molto, perché i rapporti fra la maggioranza renziana e la minoranza ex-diessina sono notevolmente peggiorati, per cui è facilmente presumibile che le due componenti democratiche non procederanno all’unisono nel voto quirinalizio, a dimostrazione della rottura – ormai, insanabile – che esiste fra aree, culturali e politiche, che non condividono, quasi, più niente.
Nei primi giorni del 2015, anche in Forza Italia, le dinamiche non sono state di segno contraddittorio, per cui l’approssimarsi del voto per il Quirinale ha reso, ancora, più complessa la possibilità di trovare un accordo fra anime, che poco o nulla hanno in comune, se non l’appartenenza formale ai medesimi gruppi parlamentari.
In particolare, fra i deputati e senatori meridionali - pugliesi e campani - esiste un clima molto pesante, visto che le ruggini del recente passato hanno subìto un notevole peggioramento, per effetto delle vicende che hanno riguardato Berlusconi ed il varo del famigerato provvedimento in materia fiscale.
È evidente, infatti, che le truppe di Fitto non vogliono più sacrificarsi sull’altare degli interessi - personali ed aziendali - del Cavaliere, per cui intendono rendersi autonomi da logiche, che non possono poi non penalizzarli nello svolgimento dei lavori parlamentari, quando essi sono chiamati a sostenere Renzi, nonostante il loro desiderio sia quello di rovesciare la condizione odierna, che vede obiettivamente la Destra in una situazione di sudditanza rispetto al Governo, formalmente, di Centro-Sinistra.
Quindi, a meno che non si producano fatti straordinari, che indurranno ad un atteggiamento di unità nazionale, appare scontato che tutte le tensioni, interne ai partiti, degli ultimi mesi troveranno la loro valvola di sfogo nell’elezione quirinalizia, per cui la possibilità che i franchi tiratori si mettano in moto non solo è reale, ma è altamente probabile, dal momento che la loro azione eventuale potrà impallinare un accordo – quello fra Renzi e Berlusconi – che, finora, ha sostanzialmente retto in tutte le prove parlamentari, nelle quali è stato messo sotto esame.
Quali saranno i nomi, che verranno fatti per dare inizio ai giochi?
Saranno già credibili per un’eventuale elezione o serviranno, solamente, per verificare le intenzioni dei grandi elettori?
Saranno - quelle che verranno messe in campo - personalità politiche o provenienti dal mondo bancario e finanziario?
L’elezione del prossimo Capo dello Stato, quindi, si presenta con un carico rilevante di interrogativi di non secondaria importanza, che solo lo sviluppo della cronaca quotidiana potrà permetterci di risolvere, intuendo così il percorso, che le Camere vorranno intraprendere, per arrivare finalmente alla nomina del successore di Napolitano.
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