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giovedì, 02 giugno 2016 22:04 |
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Scheda elettorale referendum 2 giugno 1946
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Rosario Pesce
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Quella del 2 giugno è una data importante, perché non solo segna la nascita della Repubblica, dopo decenni di monarchia e dopo l’esperienza nefasta del Fascismo, ma in quanto quell’evento diede nuovo slancio ad un Paese, che usciva dalle devastazioni della Seconda Guerra Mondiale.
In particolare, il quesito referendario del 2 giugno 1946 fu il primo autentico momento di democrazia dell’Italia liberata, visto che uomini e donne – queste per la prima volta – parteciparono ad un passaggio istituzionale che fu epocale.
Oggi, a distanza di settant’anni da quell’accadimento, siamo nelle immediate prossimità di un nuovo referendum, che dovrebbe confermare le modifiche alla Costituzione, che fu il frutto del lavoro svolto fra il giugno 1946 ed il dicembre del 1947.
Nell’arco di quei diciotto mesi, l’Italia finalmente conobbe il dibattito democratico, così come oggi, dopo molti anni, gli Italiani sono tornati a dividersi fra due opzioni molto nette e distinte: quanti intendono cambiare la Costituzione del 1948, per un’esigenza generica di rinnovamento, e quanti, invece, difendono i valori, che furono alla base della dinamica politica negli anni successivi alla caduta del Fascismo
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Le generazioni, che vissero quel 2 giugno 1946, partecipando al voto, ormai non esistono quasi più, per cui gli Italiani odierni hanno solo un ricordo scolastico di quegli eventi.
Ciò rende necessario, a maggior ragione, realizzare un approfondimento di uno snodo della storia del Novecento, visto che, in quel momento, tornarono all’azione i partiti, che sarebbero stati protagonisti nei decenni successivi, divenendo punti di riferimento essenziali per l’Italia, almeno fino al 1994.
Oggi, neanche più quei partiti esistono più, per cui sono cambiate radicalmente le coordinate storiografiche ed, a seguito di tale, profondo rinnovamento, è purtroppo mutato anche il sentimento di amore degli Italiani verso le loro istituzioni democratiche.
All’epoca, la partecipazione rese possibili i cambiamenti necessari, mentre oggi sembra che il rinnovamento debba passare attraverso un’astensione sistematica ed organizzata dai passaggi cruciali della politica.
Non sappiamo quanti Italiani, infatti, andranno al voto nel prossimo mese di ottobre, per decidere le sorti della Repubblica, ma certo quelli che vi andranno, avranno una notevole responsabilità, dal momento che potranno riconfermare il lavoro svolto dai padri Costituenti ovvero potranno dare inizio ad una nuova forma di Stato, le cui dimensioni ed i cui tratti salienti non sono noti in maniera precisa, neanche a quanti propugnano il cambiamento tout court.
Pertanto, sarebbe giusto ed opportuno tornare allo spirito di quel 2 giugno 1946, magari enfatizzando la partecipazione, che è il valore essenziale su cui può costruirsi una comunità, che faccia del dialogo e della democrazia gli strumenti fondamentali del suo agire.
Ed, invero, comunque la si pensi, non si può non augurare un buon 2 giugno a chi crede, ancora lealmente e fedelmente, ai concetti fondanti della nostra Costituzione, l’unica certezza che, ad oggi, è stata in grado di garantire pace e progresso.
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