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domenica, 10 aprile 2016 00:27 |
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Rosario Pesce
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Domenica 17 aprile si voterà, come è noto, per il referendum sulle trivellazioni, che costituisce il primo banco di prova significativo per il Governo, visto che il suo vertice politico, il Presidente Renzi, ha invitato manifestamente i cittadini a non andare alle urne, tentando di far, così, saltare la celebrazione dell’appuntamento referendario, dato che su tutti i referendum di natura abrogativa cade la spada di Damocle del raggiungimento del quorum.
L’invito, fatto dal Premier, non è piaciuto a molti ed, in particolare, a chi scrive, dal momento che crediamo che il voto sia un diritto essenziale per il cittadino in tempi di democrazia, sempre, più virtuale, per cui esortare gli elettori a disertare i seggi può essere sconveniente in termini, non solo strettamente, politici.
D’altronde, così facendo, il Presidente del Consiglio ha caricato il quesito referendario di un valore, che va ben oltre il dato in sé del referendum: è evidente che tutti gli oppositori del Governo, interni ed esterni, andranno al voto, indipendentemente dal merito della questione per cui si voterà il giorno 17.
Inoltre, è chiaro che la vicenda giudiziaria, che ha coinvolto l'ex-Ministro Guidi, non può che aver sensibilizzato la pubblica opinione, che solo fino a poche settimane fa era scarsamente informata intorno al referendum, ignorandone – in molti casi – finanche la sua data di celebrazione.
Oggi, le cose stanno molto diversamente: i grandi media nazionali non hanno potuto non parlarne, per cui appare ovvio che gli elementi di informazione, che sono stati forniti, contribuiranno non poco ad incentivare la presenza degli elettori alle urne, oltre ogni auspicabile desiderio, almeno fino a pochi giorni or sono.
Se la mobilitazione, che immaginiamo, potrà essere sufficiente per il raggiungimento del quorum, non lo sappiamo e non potremo saperlo che il giorno stesso del referendum, ma è certo che, se andrà a votare almeno il 40% degli aventi diritto, pur fallendo il quesito referendario, sarà questo comunque un segnale molto forte di scollamento fra gli Italiani ed il Governo, che è in carica da più di due anni.
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L’ultimo leader, che invitò gli Italiani ad andare al mare, piuttosto che ai seggi, fu Bettino Craxi, in occasione del referendum promosso da Mario Segni intorno alla legge elettorale, che si celebrò nel lontano 1992.
Quello fu, invero, il più grande errore del Segretario Nazionale del PSI e, da quella sconfitta, ebbe inizio il suo rapidissimo declino, che lo portò poi ad essere imputato nei processi di Tangentopoli ed a fuggire dall’Italia, per sottrarsi ai rigori della legge.
Renzi, in questa partita, gioca una fetta del suo futuro non meno importante: un eventuale, inequivocabile segnale di scollamento fra lui e la pubblica opinione nazionale potrebbe essere l’inizio della sua fine politica, tanto più se poi questo dato dovesse essere confortato da una successiva defaillance elettorale in occasione del prossimo voto amministrativo di giugno.
Quindi, alla luce di tali riflessioni, noi non possiamo che sposare tutti gli appelli possibili, che invitano i cittadini a non disertare le urne, anche indipendentemente dal “Sì” o dal “No” che si voglia esprimere, ben sapendo che non è mai cosa buona e saggia non partecipare ad una festa di democrazia, visto che, settant’anni fa, morirono moltissimi Italiani per consentire a noi di avere e di esercitare il sacrosanto diritto al voto.
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