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domenica, 03 aprile 2016 06:46 |
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dal sito: www.tgcom24.mediaset.it-
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Rosario Pesce
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È impressione comune che l’esperienza del Governo Renzi sia arrivata al capolinea.
La vicenda, infatti, del Ministro Guidi, costretta alle dimissioni dopo la pubblicazione del contenuto delle sue telefonate con il compagno, rappresenta solo la punta di un iceberg ben più profondo.
Da tempo, ormai, la forza propulsiva dell’Esecutivo si era arenata rispetto alle difficoltà oggettive della contingenza storica, a dimostrazione del fatto che l’Uomo della Provvidenza, per quanto forte ed autorevole, non può certo da solo risolvere problematiche, che sono molto più radicate e stratificate.
Da un anno, circa, il rapporto fra il Premier e la pubblica opinione del Paese si è incrinato, dopoché si è consumata la luna di miele nel corso del 2014.
Molti, tantissimi sono i quesiti non risolti da un Governo, che si è costruito unicamente intorno alla leadership carismatica del suo Capo, almeno fino a quando questi ha conservato, integra, la sua originaria autorevolezza.
L’economia nazionale, nonostante le condizioni internazionali favorevoli, non si è riavviata come poteva e come si sperava, tant’è che, oggi, i dati occupazionali segnano un brusco stop, nonostante i miglioramenti sensibili prodottisi in altri Stati europei.
Ma, è cambiato il clima complessivo del Paese, rispetto a due anni fa: allora, Renzi veniva salutato come il riformatore, che era venuto a spazzare via decenni di incrostazioni, dovute alle cattive condotte della partitocrazia.
Oggi, invece, agli occhi di molti, finanche lui appare come un esponente della stessa classe dirigente, che avrebbe dovuto eradicare dallo scenario politico nazionale, per cui il venticello, che prima gli garantiva di procedere in modo spedito, ora lo danneggia non meno di quanto sia avvenuto con Prodi, Letta, D'Alema e Berlusconi.
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Infine, gli scandali: dapprima, quello che ha riguardato il padre del Ministro Boschi; ora, questo che ha provocato le dimissioni del Ministro dello Sviluppo Economico.
Non entriamo nel merito di tali fatti, perché è giusto e sacrosanto che ogni personaggio pubblico abbia diritto alla difesa alla pari di un privato cittadino e che, soprattutto, non sia oggetto di un linciaggio da parte dei giornali e dei media, interessati a farlo per le ragioni più diverse.
Però, non si può non evidenziare come tali eventi abbiano minato l’immagine del Governo e, neanche, le dimissioni tempestive della Guidi hanno contribuito a limitare i danni, che sono comunque ancora oggetto di valutazione, dal momento che ignoriamo cosa possa accadere nelle prossime settimane, quando lo sviluppo della vicenda giudiziaria si intreccerà, ineluttabilmente, con la campagna referendaria e con il voto amministrativo.
Ancora, risulta evidente un dato, che al momento danneggia non poco Renzi: all’interno del suo partito, non è emersa una classe dirigente alternativa all’ex-Sindaco di Firenze, per cui l’eventuale crollo della sua leadership lascerebbe il PD in una condizione di oggettiva difficoltà e di indubbio vantaggio per gli altri partiti, che sanno bene che, decapitando politicamente il Premier, di fatto potrebbero aspirare ad una facile vittoria in occasione delle prossime elezioni generali.
Come reagirà, allora, il Presidente del Consiglio alla situazione attuale?
Peraltro, è fin troppo evidente che molti poteri economici lo abbiano progressivamente mollato, visto che, finanche, i giornali più importanti non lo hanno sostenuto - più di tanto - in un frangente delicato, come quello odierno, a dimostrazione del fatto che la proprietà delle grandi testate è in una fase di riposizionamento politico.
I prossimi mesi saranno decisivi: il Governo o rilancerà definitivamente la sua azione o è destinato ad un’agonia, che ne provocherà un crollo doloroso e, soprattutto, sanguinoso - in termini, chiaramente ed ovviamente, metaforici - per quanti hanno sposato una stagione, come quella del renzismo, che appare destinata anzitempo all’eclissi.
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