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sabato, 18 luglio 2015 23:23 |
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Cristina Roselli
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Opera seconda del maestro Yutaka Tanaka, Ai-Ren si presenta come un piccolo gioiello narrativo che con delicatezza da Haiku, vuole condurre per mano il lettore in un'analisi di concetti problematici e necessariamente di stampo filosofico quali il significato della vita e l'aspettativa sulla morte.
Il protagonista della saga è Ikuru, ragazzo sopravvissuto ad un incidente automobilistico grazie ad un nuovo tipo di tecnologia che ha permesso di impiantare sul suo corpo martoriato arti ed organi di un'altra persona, con la specifica consapevolezza che fosse solo una condizione temporanea.
Ikuru è cosciente della sua breve aspettativa di vita e, quando il peso psicologico di questa consapevolezza diviene troppo grave, decide di ricorrere all'aiuto di un AGH-RMS (Artificial Genes Human Regenerated for Mental Support) , ossia un essere anch'esso con un arco vitale molto contenuto atto a prestare supporto emotivo a chi lo richieda che il ragazzo battezzerà con il nome di Ai.
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Sebbene il protagonista sia inizialmente scettico, ben presto comincerà ad apprezzare le qualità ingenue e sognatrici di Ai fino ad innamorarsene, corrisposto dalla ragazza, giungendo alla conclusione del manga ad un epilogo agrodolce.
Quello che potrebbe sembrare uno shojo senza particolarità di rilievo, è in realtà un profondo seinen (genere più maturo dalle tematiche adulte e spesso cupe) con un contorno di fantascienza che, con il progredire della narrazione, diventa centrale alla storia dei due protagonisti i quali nonostante la realtà distopica e apocalittica che li circonda, riescono a ritagliare un angolo di chiara normalità composta da disbrighi domestici e gite al mercato cittadino.
Nonostante la parte puramente sci-fi sia ben congeniata e complessa, quasi a voler diventare una storia a sé stante, molto spesso la narrazione è appesantita da complicati voli pindarici i quali pur di aumentando l'aurea di mistero che aleggia intorno agli AGH-RMS e maggiormente sulla temuta guerra nucleare che sta decimando la popolazione, lascia il lettore alquanto confuso particolarmente a seguito dell'introduzione di Hito, figura molto simile ad un Deus Ex Machina che sembra tenere in pugno le redini della salvezza o declino dell'umanità tutta.
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In tale ucronico marasma, la vita quotidiana di Ikuru ed Ai si svolge con una normalità quasi spiazzante ma fortemente sentita e la profonda intensità di ogni dialogo tra i due sembra possedere un peso aumentato dalla cognizione della fine imminente.
L'autore evidentemente ha voluto traslitterare in modo soffice e tagliente il dualismo della condizione umana, sempre proiettato verso un ignoto futuro e dimentico del presente più elementare che in realtà compone l'esistenza di ogni individuo.
L'accorata richiesta del protagonista per un'esistenza comune contrasta acutamente sia con la realtà apocalittica nella quale è costretto a vivere sia con la propria esistenza “in affitto” e destinata a scadere prima del previsto, rendendo perciò il ragazzo un avatar perfetto per narrare l'esistenza umana, ricolma di incertezza e fratture ma perennemente aggrappata alla speranza di un futuro migliore.
Opera molto apprezzata benché quasi sconosciuta, è elogiabile in particolare per l'attenzione psicologica riservata ai personaggi e agli aspetti squisitamente sci-fi che rendono il manga un amalgama godibile da un pubblico variegato, unendo aspetti tecnologici a quelli più strettamente umani che rimangono ad ogni modo i migliori.
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