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Roma - Due mostre al Museo Storico della Fanteria: Miró, il costruttore di sogni e Antonio Ligabue

venerdì, 25 ottobre 2024 17:49

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Alessandra D'Annibale
La mostra Mirò il costruttore di sogni intende proporre un percorso attraverso il mondo creativo di uno dei maggiori artisti dell’arte del novecento. L’artista esponente della corrente surrealista, assieme a Picasso e Dalì, forma quello straordinario trittico di artisti spagnoli che hanno cambiato il corso della storia dell’arte. Con una raccolta di opere realizzate tra il 1924 e il 1981, la mostra rende omaggio alla singolarità di Joan Miró e alla sua straordinaria attitudine alla libertà, alla sperimentazione e all’indipendenza da ogni dogma artistico, sociale e culturale. Pittore, ceramista, scultore, il catalano Joan Miró, riconosciuto tra gli artisti più rivoluzionari del XX secolo, esalta la sua straordinaria leggerezza e gioia di vivere in tutte le opere in esposizione: lui il solo cantore del calore, del segno, e dell’aspetto gioioso e ludico dell’arte. Le sue opere non sono semplici immagini, ma sensazioni, emozioni immediate e suggestioni.
La mostra è divisa in un percorso di 8 aree tematiche: 80 opere tra dipinti, tempere, acquerelli, Litografie, Manifesti, Poesia, Ceramiche,Musica; Miró e i suoi amici, ognuna delle quali riferita alle passioni e agli attraversamenti dell’arte di Miró.
In particolare, tra le opere che sono esposte, spiccano numerose litografie curate da stampatori e incisori di eccellenza come Fernand Mourlot, al quale si deve la perfetta e ineguagliabile resa di colore nel procedimento di stampa delle preziose opere grafiche. Sono presenti, inoltre, anche alcuni esemplari di ceramiche dipinte a mano e le tavole litografiche disegnate per accompagnare i versi di Parler Seul del poeta dadaista Tristan Tzara (1950), oltre ai bellissimi bozzetti per la messa in scena di L’Uccello Luce (1981) di Silvano Bussotti, realizzati in occasione della Biennale di Venezia.
L’esposizione è arricchita anche da una piccola sezione intitolata Miró e i suoi amici comprendente una decina di opere di Man Ray, Picasso, Dalí, e fotografie di Cohen e Bertrand, oltre che libri e documenti dei poeti Breton, Éluard, Chair, Tzara per evidenziare le diverse connessioni di Miró con il mondo dell’arte e della cultura del tempo. La creatività artistica del genio catalano punta l’attenzione sulla sfrenata libertà di una sensibilità tradotta in colore, materia e segni laddove la razionalità tace; e, infine, la tenace capacità di resistenza, in cui la joie de vivre e il fervore espressivo si realizzano in un linguaggio a sé stante, nella dimensione inafferrabile e primitiva dell’io più profondo.
Con l’esposizione Ligabue. I misteri di una mente ci si intende rivolgere al grande pubblico per offrire una nuova lettura del lavoro di Antonio Ligabue utilizzando la lente della psicologia dell’arte per dare un quadro complessivo più aggiornato dell’artista e della sua Opera. In particolare, si vuole liberare l’artista dalle molte etichette che nel tempo gli sono state affibbiate – siano esse quelle di Naïf, Brut o Outsider – per analizzare la sua produzione alla luce del dato biografico, e mostrare a pieno l’unicum che Ligabue rappresenta all’interno della Storia dell’Arte. Ligabue come uomo era senz’altro un ingenuo, non possedeva un particolare spessore culturale e aveva accentuate difficoltà cognitive. Come artista invece non si può negare che fosse preparato e che la sua opera fosse potente, originale, di grande forza espressiva e certamente non naïf. Ligabue sembra far sua una eredità culturale per mezzo della quale assorbe e assimila modelli degli artisti che lo hanno preceduto.
La mostra segue un percorso cronologico in cui le diverse tecniche sono commiste. Ligabue era infatti un artista nel senso classico del termine, quasi rinascimentale, e si esprimeva attraverso i medium più diversi, non privilegiandone uno in particolare. Particolare attenzione è data in mostra all’autoritratto, strumento utilizzatissimo dall’artista: per Ligabue gli autoritratti sono delle sperimentazioni atte a mostrare l’evoluzione della ricerca e la sua identità di pittore e uomo.
Il cuore della mostra è formato dalle 64 opere che compongo un importante unica collezione privata italiana (18 olii, 30 sculture, 3 disegni, 21 puntesecche) esposta per la prima volta in assoluto nella sua interezza.
La possibilità di analizzare il lavoro di Ligabue attraverso una delle collezioni più nutrite che conservano le sue opere ci permette uno sguardo inedito sull’artista: quello di chi per primo ha visto in lui la scintilla del genio e la fragilità dell’individuo.
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