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Il NCD in crisi

sabato, 21 marzo 2015 08:46

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Rosario Pesce
L’esito della vicenda di Lupi segna, certamente, un fallimento per il suo partito, visto che, finora, il NCD è stata la formazione che, in rapporto al numero di parlamentari vantati, ha contato invero su un maggior numero di postazioni di potere.
Il Ministero delle Infrastrutture, come quello degli Interni o della Salute, sono luoghi istituzionali di importanza fondamentale per il nostro Paese, visto che, da essi, discendono sia la programmazione, che la gestione in settori delicatissimi della vita civile.
La perdita del Dicastero delle Infrastrutture, quindi, costituisce uno scacco per il partito di Alfano, che, d’ora in poi, sarà messo sotto accusa per non aver difeso, in modo sufficiente, il povero Lupi, che si è dimesso, pur non essendo stato raggiunto da alcun avviso di garanzia.
Il regolamento di conti, pertanto, è solo all’inizio: già la vicenda dell’elezione di Mattarella aveva creato dei dissapori all’interno del partito di Alfano e Quagliariello, dal momento che non tutti i parlamentari del NCD erano d’accordo nel votare un candidato per il Quirinale, che non fosse stato concordato con Berlusconi.
A maggior ragione, dopo le dimissioni di Lupi, l’agitazione all’interno del NCD non potrà che essere in vertiginoso aumento, visto che molti di quei Senatori e Deputati, che avevano manifestato disagio nello scorso mese di gennaio, ora sono in procinto o di tornare nell’accogliente Forza Italia o, addirittura, di fare una scelta molto più trasgressiva, salendo sul carro del probabile, futuro leader del Centro-Destra, quel Matteo Salvini, che è il nemico numero uno sia di Alfano, che di Casini.
Lo scandalo di Lupi, quindi, rischia di creare delle conseguenze a catena, che non erano, neanche, immaginabili solo pochissimi giorni fa; ricordiamo, a tal proposito, che l’eventuale scioglimento del NCD comporterebbe effetti rilevanti per lo stesso Governo, dato che il partito di Alfano è stato - per mesi - l’utile stampella di sostegno sia per l’Esecutivo Renzi, che per quello precedente di Letta.
Cosa accadrà?
Se i gruppi parlamentari del NCD subiranno una significativa cura dimagrante, è inevitabile che il Governo odierno non potrà più contare sui voti di quanti passeranno con la Lega o con Forza Italia, per cui è ragionevole immaginare che, a breve, il Premier possa essere costretto a fare una verifica alla propria maggioranza, dal momento che l’eventuale defezione in massa dei Senatori del NCD vedrebbe, come prima conseguenza, l’insorgere di difficoltà non irrilevanti nel varo della riforma della legge elettorale, oltreché della definizione dell’iter di revisione della Costituzione.
Ma, gli effetti si avvertiranno già subito: infatti, se qualcuno ipotizzava che, nelle Regioni, che andranno al voto nel mese di maggio, le alleanze potessero conformarsi allo schema nazionale, è evidente che, ora, questa ipotesi viene meno, perché sia il NCD, che l’UDC - in Campania, ad esempio - potranno, serenamente, allearsi con Caldoro contro il candidato del PD, venendo meno agli obblighi presunti di fedeltà verso il partito di Renzi.
Inoltre, diventa sempre più precaria la posizione di Alfano, il quale corre il serio rischio di essere considerato un egoista, meramente attento alla difesa della posizione personale nel Governo e poco incline a difendere gli interessi, finanche, dei compagni di partito con cui condivide una più lunga militanza, come nel caso appunto di Lupi.
È ovvio che il quadro attuale sia in evoluzione molto rapida e le notizie, che provengono dalle varie Procure italiane, potrebbero determinare altri sviluppi, che non sono prevedibili, come è successo per il Ministro dimissionario, il quale, fino a lunedì, conduceva agevolmente il suo mestiere di responsabile delle Infrastrutture, ignorando del tutto che si stava per abbattere un ciclone su di lui, che lo avrebbe costretto, nel giro di tre giorni, a dimettersi dall’incarico e, soprattutto, a subire un duro colpo per la sua immagine pubblica di leader politico.
Renzi, in una simile contingenza, ha agito con intelligenza e cinismo, mettendo il suo collaboratore di fronte all’evidenza dei fatti, visto che un eventuale voto di sfiducia su Lupi, da parte del Parlamento, avrebbe significato per l’Esecutivo un logorìo pericoloso e funesto, tanto più nei giorni precedenti all’inizio della campagna elettorale per le Regionali.
Naturalmente, ci avrebbe fatto piacere che, con la stessa solerzia, dimostrata per Lupi, il nostro Presidente del Consiglio si fosse comportato con Alfano, quando, assumendo l’incarico di Premier, avrebbe potuto escluderlo da incarichi prestigiosi - come quello del Viminale - a causa dei fatti che lo interessarono ai tempi del caso Shalabayeva.
In attesa di sviluppi, comunque non possiamo non rimanere ad osservare una dinamica, da cui dipende il futuro del Paese, perché l’eventuale esplosione di un altro scandalo, a carico di questo o quell’esponente del Governo, invero determinerebbe un sisma istituzionale ben maggiore di quello prodotto nei giorni, appena, trascorsi.
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