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domenica, 21 giugno 2020 13:30 |
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Rosario Pesce
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Gli eventi statunitensi dimostrano come, a livello mondiale, siamo ancora molto lontani dall’edificare una società in cui le differenze di colore della pelle non siano più un fattore di discriminazione fra gli individui.
Le lotte, che si sono consumate nel secolo scorso per parificare bianchi e neri, non si sono compiute ancora del tutto, se è vero che dei fatti tristi di cronaca si ripetono, tuttora, in moltissime città di quello sterminato Paese.
Ma, il problema non è avvertito solo negli States.
Anche nelle nostre terre, il fenomeno della discriminazione razziale, sia pure in forma più contenuta e certamente più strisciante, si compie nonostante i passi in avanti compiuti nel corso dell’ultimo ventennio, per effetto dell’arrivo delle ondate migratorie verso l’Italia e l’Europa più in generale.
È giusto, quindi, che si dia nuovo impulso alla lotta contro i fenomeni, espliciti e subdoli, di discriminazione fra le persone.
La legislazione c’è ed è molto avanzata, ma la crisi degli ultimi anni, in particolare fra i ceti più deboli in termini economici e culturali, ineluttabilmente genera un sentimento di avversione verso il diverso, che troppo spesso viene identificato come quello che toglie il lavoro al connazionale.
Ed, allora, bisogna partire dai banchi di scuola, se si vuole per davvero giungere ad una risoluzione definitiva della criticità: è doveroso insegnare ai bambini che è giusto e necessario rispettare il diverso, che non va temuto, né additato come il nemico dei nostri poveri.
Certo, il percorso da compiere è molto lungo: il seme dell’odio razziale molto facilmente può diffondersi ed, altrettanto, difficilmente può essere eradicato dal sentimento comune.
Ma, anche i momenti di diffusa socialità devono aiutare: i gruppi religiosi, come quelli sportivi, molto possono fare per l’integrazione.
Solo quando tale obiettivo sarà implementato, si potrà dire che la società è più equa, ben sapendo che, comunque, ogni epoca storica ha dovuto combattere contro un mostro, che difficilmente si può eradicare dalla società umana, tanto più quando la stessa vive momenti di forte arretratezza in termini socio-economici.
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