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La conversione di Grillo

mercoledì, 04 marzo 2015 18:40

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Rosario Pesce
Le cose, dette stamane da Grillo, modificano non poco la condotta futura del M5S, per cui, così come il Guru ha affermato, i Grillini si sarebbero stancati di fare una sterile opposizione, come quella realizzata nell’ultimo biennio, e vogliono rientrare nei giochi parlamentari, contribuendo in modo decisivo al varo di nuove leggi, di importanza capitale, come quelle relative al reddito di cittadinanza ed alla governance della Rai.
Evidentemente, ai vertici del M5S, è stata promossa una riflessione circa gli errori, messi in atto negli ultimi due anni, che hanno fatto sì che il ruolo dei Grillini non fosse all’altezza dell’ampio consenso.
Infatti, il loro Aventino non ha contribuito a creare le condizioni per la crescita del Movimento, che, anzi, in ventiquattro mesi ha perso tantissimo consenso, come dimostrano i risultati delle elezioni amministrative, fin qui celebrate, e come si evidenzia dai sondaggi, che, in caso di elezioni generali, prevedono per il M5S un dato inferiore rispetto a quello, ormai storico, del 2013.
Peraltro, è evidente un fatto: Grillo ha sempre meno peso nelle decisioni in merito alla strategia parlamentare, per cui, con la crescita di personalità di rilievo, come Di Maio e Di Battista, era chiaro che qualcosa dovesse cambiare nell’operato dei Grillini.
D’altronde, negli ultimi due anni, il M5S è il gruppo parlamentare, che ha subito, percentualmente, il maggior numero di defezioni, per cui anche questo dato, congiunto a quelli, che abbiamo prima ricordato, ha convinto la dirigenza grillina a trasformarsi progressivamente da forza di mera opposizione in una formazione dal taglio più riformatore, che - pur non rinunciando ai propri legittimi principi - intende contribuire al processo legislativo, potendo contare su sponde presenti nel PD, come quelle rappresentate dalla minoranza e dalla componente civatiana, in particolare.
Un evento simile, quindi, è auspicabile e deve essere attenzionato nei prossimi mesi, perché consentirebbe alla legislatura in corso di dare una svolta reale su molte materie di fondamentale rilievo sociale e di mettere in moto il quadro delle alleanze.
Nel mutamento di indirizzo dei Grillini, ha certamente contribuito il colloquio tenuto con il nuovo Capo dello Stato, che ha assicurato un suo intervento personale sul Governo, perché l’Esecutivo rinunciasse ai molti decreti, che ha concepito nell’ultimo anno, ridando la giusta centralità al Parlamento, in ossequio al dettato costituzionale, che prevede il ricorso alla decretazione d’urgenza solo in alcune fattispecie limitate e ben definite dalla norma, contrariamente all’abuso, invece, di Renzi.
Non è un caso se, dopo la dura reprimenda di Mattarella, il Governo ha rinunciato al decreto in materia di Pubblica Istruzione ed i Grillini hanno deciso di giungere ad accordi, stipulati alla luce del sole, con il PD (o con parte di esso) per condurre in porto l’approvazione di disegni di legge, che richiedono un’ampia maggioranza politica, anche diversa da quella, che ha espresso la fiducia all’Esecutivo in carica.
Come ha dichiarato lo stesso Grillo, oggi la piazza - sia quella fisica, sia quella mediatica - non è più sufficiente per fare politica.
In sintesi, le urla non servono più ad acquisire consenso, come pure è accaduto in passato, perché i cittadini chiedono una risposta concreta ai problemi evidenziati, che può essere fornita, solamente se una forza di minoranza - entrando in una logica di opposizione costruttiva - decide di contaminarsi con la maggioranza, ottenendo dunque - in una dinamica all’insegna della mediazione - risultati molto importanti per la parte sociale, di cui difende i sacrosanti e legittimi interessi.
Certo è che, se Grillo fosse arrivato ad una simile determinazione due anni fa, l’Italia avrebbe scritto pagine diverse della sua storia recente, che invece non sono state realizzate per l’ottusità di chi ha creduto che, con un atteggiamento muscolare e demagogico, potesse ottenere molti più risultati di quelli raggiungibili con una condotta saggiamente incline al compromesso.
È evidente che la natura urlata dell’opposizione del M5S non può scomparire d’un tratto, per cui è giusto, per altro verso, che essi continuino a denunciare storture, che sono sotto gli occhi di tutti.
Ad esempio, l’ultima serrata polemica, condotta contro il candidato del PD in Regione Campania, De Luca, a causa della sua condizione - che lo rende, ai sensi della Severino, non in grado di assumere la Presidenza, qualora fosse eletto - appare più che giusta e costituisce un’opportuna sollecitazione, affinché un interlocutore parlamentare prezioso possa sbagliare il meno possibile.
A noi, non resta altro che assistere all’evoluzione del M5S, nell’auspicio che una formazione vitale possa divenire - compiutamente - protagonista del processo legislativo e metta - finalmente - a frutto il peso specifico del proprio rilevante consenso, tuttora presente - comunque - nella società italiana.
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