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L’elogio della follia

sabato, 20 gennaio 2018 11:05

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Rosario Pesce
La storia della letteratura mondiale è piena di elogi della follia: quello di Erasmo da Rotterdam è solo il più significativo e, forse, quello più noto.
L’uomo, infatti, ha sempre nutrito una tendenza naturale verso l’utopia, verso il disegno di scenari, che fossero in grado di definire condizioni del tutto rinnovate di vita per sé e per gli altri.
In particolare, durante il Rinascimento, una siffatta ansia per il radicale mutamento dello stato di cose fu particolarmente avvertita, per cui l’opera dello stesso Erasmo si inserì in un contesto culturale, come quello della Riforma protestante, che effettivamente ebbe effetti rivoluzionari per la società e la politica, così come queste erano state ereditate dal Medio Evo.
E, con la conclusione del Rinascimento ed il passaggio all’età Barocca, la volontà del cambiamento si cristallizzò, per cui, in particolare, la cultura cattolico-gesuitica fu in grado di dare una nuova spinta per il conseguimento di traguardi molto rilevanti nel campo delle scienze: non fu un caso, se la rivoluzione scientifica, nata anche per contrastare l’autorità della Chiesa romana, nacque in ambiente religioso, visto che la contestazione si sviluppò fra gli ordini più attenti e sensibili alle ragioni della nuova società.
Il Settecento e l’Ottocento furono, poi, i secoli nei quali una simile volontà di rinnovamento crebbe in forme più concrete, attraverso in modo particolare l’azione politica di quanti furono capaci di mettere in crisi, dapprima, il vecchio modello assolutistico di Stato e, poi, furono in grado di sancire il primato dell’idea di cultura nazionale.
È chiaro che tutti quelli che, nel corso dei secoli descritti, ebbero il merito di promuovere tanti così importanti cambiamenti, non poterono non farlo se non per effetto della “follia” visionaria, che li portò a contrastare delle istituzioni che si erano strutturate da moltissimo tempo e che sembravano invincibili, visto che per tutto il Medioevo avevano perso quanti avevano avuto l’ardire di contestare un ordine sociale ed il corrispettivo sistema politico sottostante.
La storia procede per tali vie: dapprima, momenti di conservazione, che sembrano non finire mai; poi, ansie di mutamento che possono determinare cambiamenti repentini o frequenti o, comunque, reiterati fino al raggiungimento di un nuovo equilibrio, che sia solido e duraturo, alla stessa maniera di un sisma che porta con sé la scossa principale e, poi, uno sciame sismico molto lungo.
La storia del nuovo millennio procederà, quindi, secondo le medesime dinamiche degli ultimi secoli del precedente?
Peraltro, oggi contrariamente al passato, le idee possono transitare molto più facilmente, visto che la loro circolazione è garantita dai mezzi web e dalle nuove tecnologie telematiche, che possono garantire una contemporaneità di trasmissione e di ricezione fra chi emette e chi riceve il messaggio.
Ma, la domanda sorge spontanea: ci sono, ancora, i folli in giro e quanto è provvidenziale e non nociva la loro eventuale follia?
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