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giovedì, 14 dicembre 2017 18:13 |
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Rosario Pesce
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È evidente che, nella nostra società, è presente un rigurgito fascista, che va soppresso, prima che esso possa produrre una pericolosa deriva autoritaria.
In particolare fra i giovani, che poco o nulla sanno del Fascismo e di ciò che esso ha significato per il nostro Paese, sono presenti segni evidenti di interessi verso un’ideologia, che tanto ha nociuto all’Europa intera nel corso del Novecento.
È ovvio che un tale sentimento non può non nascere, come molte volte abbiamo scritto, dallo stato di frustrazione che vivono le nuove generazioni, le quali sanno benissimo che, pur studiando e conseguendo un titolo di studio, sono in una condizione di precarietà, che le porterà - forse - a non avere mai un posto di lavoro fisso e, soprattutto, a dover quotidianamente vincere la scommessa della sopravvivenza.
In tale contesto, è conseguente l’atteggiamento di chi si richiama al modello di una società autoritaria, forse per recuperare le certezze che ha, altrimenti, perso.
Ma, è evidente che un simile stato di cose non può, né deve essere tollerato, perché un’eventuale deriva autoritaria sarebbe un pericolo non solo per i giovani di oggi, ma in particolare per quelli di domani, che non potrebbero godere delle libertà e delle opportunità che, invece, hanno potuto avere quanti sono cresciuti in un contesto sociale, ancora, pienamente democratico ed in grado di soddisfare l’ansia di crescita di molti ceti, che altrimenti sarebbero rimasti, per sempre, del tutto fuori dalle dinamiche dello sviluppo e del progresso tecnologico.
Purtroppo, i primi obiettivi di tali movimenti neo-fascisti sono i più deboli, per cui la vittima per antonomasia non può che essere lo straniero, che arriva sui nostri lidi e che ha bisogno di molti beni e servizi per integrarsi, a pieno, nella nuova società.
Pertanto, si inizia dalla violenza contro lo straniero; poi, la si rivolge contro i nostri deboli italiani: così di seguito, fino a creare uno stato di paura e di ansia, nel quale si cerca di far vivere tutti coloro che la pensano in modo diverso.
Così, iniziò il Fascismo dopo la Prima Guerra Mondiale, quando il disagio dei reduci del Conflitto fu il brodo di coltura per la diffusione di idee che hanno prodotto il regime mussoliniano e quello hitleriano.
È chiaro che, oggi, fortunatamente le condizioni storiche complessive sono molto differenti da quelle di un tempo, ma non possiamo negare che con la fine del Novecento, la nascita di un’economica mondializzata e la conseguente cessione di sovranità da parte degli Stati, un terremoto sociale si è prodotto, perché i diritti, che ha garantito la legislazione del secolo scorso, sono stati messi in discussione e chi ha perso quei diritti, oggi rischia di essere vittima di un furore ideologico, che può scagliarsi contro le fondamenta della democrazia, negando i sacrifici di quanti, nel ‘900, sono morti per sconfiggere il totalitarismo nazi-fascista.
Ma, solo la repressione può bastare per sopprimere tali rigurgiti?
È chiaro che non è sufficiente, visto che, in ogni caso, la prevenzione deve essere preferita, ma la scuola ed i luoghi deputati alla formazione dei giovani possono non farcela nell’intraprendere una simile impresa, dal momento che le articolazioni del nostro contesto rendono la stessa istruzione, ormai, un bene autentico solo per pochi.
È, dunque, necessario prendere coscienza del fenomeno e sviluppare una dovuta sensibilità: altrimenti, gli episodi di cronaca dei giorni scorsi rischiano di moltiplicarsi ed il consesso sociale può essere messo in condizioni di grave disagio ad opera di chi professa una Verità che, in passato, ha prodotto solo morti e conflitti continui.
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