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Papa Francesco: Gerusalemme rimanga crocevia di pace

giovedì, 07 dicembre 2017 22:45

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Dal nostro inviato
Mafalda Bruno
Gli addetti ai lavori lo avevano capito che non sarebbe stata un’udienza come le altre. Ogni mercoledì, è notorio, la Sala Paolo VI si riempie di fedeli per l’udienza di Papa Francesco. Ma quella del 6 dicembre u.s. dava un sentore diverso, di argomenti importanti che sarebbero stati affrontati, anche se la sala era già in pieno clima e addobbo natalizio.
E il Papa non ha smentito il presentimento dei presenti: il suo sguardo era certamente lieto per i fedeli accorsi per ascoltarlo, ma anche accigliato e accorato. Pareva che persino la sua andatura fosse più curva e sofferente.
E infatti, dopo il saluto ai fedeli, Papa Francesco ha subito affrontato l’argomento che lo angoscia: Il mio pensiero va ora a Gerusalemme. Al riguardo non posso tacere la mia profonda preoccupazione per la situazione che si è creata negli ultimi giorni: rivolgo un accorato appello perchè sia impegno di tutti rispettare lo status quo della città, in conformità con le pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite.
Come era facilmente comprensibile, l’annuncio di Trump di fare di Gerusalemme la capitale d’Israele ha scosso il mondo intero, alte personalità di ogni livello culturale e politico, che temono il crescendo di una violenza che sarà difficilissimo arginare. E il Pontefice questo peso sulle spalle lo sente tutto.
La posizione della Chiesa è sempre andata a braccetto con il dettame delle Nazioni Unite, vale a dire la coesistenza di due Stati indipendenti e soprattutto rispettosi dei reciproci diritti. Ed è per questo che Gerusalemme, per vocazione, dovrebbe rimanere con le porte aperte alle tre grandi religioni: cristiani, musulmani ed ebrei. Qualora invece si annuncia urbi et orbi che Gerusalemme sarà la capitale SOLO di Israele, non è difficile immaginare di quanto aumenteranno conflitti e divisioni piuttosto che gli sforzi di convergere verso un obiettivo comune: la pace interreligiosa in quei territori. Con buona pace dei tentativi di dialogo e riconciliazione tra religioni diverse che ora rischiano di naufragare per fare spazio a odio e repressioni.
Parole di un più deciso tenore sono arrivate dall’Arcivescovo greco-ortodosso di Gerusalemme, Atallah Hanna, che ha dichiarato di recente:” L’annuncio USA su Gerusalemme capitale di Israele, non modificherà lo status della nostra Città Santa che noi consideriamo capitale spirituale e nazionale del nostro popolo. L’annuncio della decisione di Trump è uno schiaffo a chi cerca la pace”.
Le reazioni indignate, dicevamo, non si sono fatte attendere: i palestinesi hanno proclamato tre giorni di rabbia (che evoca il tremendo dies irae, dies illa…) ma anche altre regioni contigue hanno reagito con indignazione. Le sedi diplomatiche di tutto il mondo ritengono la mossa di Trump “isolata e pericolosa” . Dove può portare questo assetto preoccupante di Gerusalemme non è prevedibile, come del resto non lo è l’atteggiamento del presidente USA.
A noi cattolici, per chi si professa tale, non resta che stare accanto al Papa e sperare che questo periodo di pace e serenità natalizie rimangano tali. Soprattutto per le future generazioni.
“Prego il Signore che la città sacra per gli ebrei, i musulmani e i cattolici mantenga la sua vocazione alla pace, che prevalgano saggezza e prudenza per evitare nuovi elementi di tensione in un panorama mondiale già segnato da tanti crudeli conflitti” (Papa Francesco).
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