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Morte di Totò Riina: dei delitti e dei castighi di un malfattore

giovedì, 23 novembre 2017 14:32

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Mafalda Bruno
E’ proprio vero che l’ultimo destino spetta a tutti in pari misura, un destino democratico perché è uguale per tutti. A’ livella…. Per citare il buon Principe De Curtis.La morte del boss di Cosa Nostra però ha fatto il giro del mondo; del resto, non tutti possono “vantare” un simile curriculum fitto di delitti e atrocità.
La vexata quaestio che occupa le cronache è al momento il dopo Riina. Gli esperti di mafia sostengono che da tempo la cupola sia in crisi, grazie alla collaborazione preziosa dei pentiti che , se non ha sconfitto la mafia, le ha fatto certamente subire dei duri colpi da parte delle istituzioni.
Ovvio che questo non basta per cantare vittoria. Una potente fetta di mafiosità continua ancora a tenere sotto scacco la Regione Sicilia. Non si spiega altrimenti come mai, tanto per dirne una, proprio in Sicilia lavorano 25.000 guardie forestali a fronte delle 4.200 dell’intero Canada. Guardie che fino al 2011 venivano pagati con gli straordinari per spalare la neve anche in luglio e agosto! In Sicilia!!
Finche’ non ci si renderà conto che la mafia è prima di tutto un modus operandi, uno stile di vita dedito al disprezzo del bene comune e della cosa pubblica, che strumentalizza lo Stato e gli Enti ad esso connessi, siamo ben lontani dal poter dire che la cupola è crollata con la morte di Riina. La mafia non è solo il boss defunto e i violenti assassini come lui: la mafia si infiltra ogni sacrosanto giorno nei comportamenti delle classi dirigenti che hanno sulla loro coscienza il degrado di questa terra di una bellezza unica e speciale.
Se non si fa un bel repulisti tra chi amministra la Sicilia, e da li allo Stato centrale, se non si educano le nuove generazioni alla legalità e alla cura del bene comune, perderemo solo tempo, quand’anche arrivassimo a catturare Matteo Messina Denaro, perché il vero guaio è che la mafia non va contro la legge, non ne ha bisogno, finchè sarà capace di condizionare e manovrare chi le leggi le promulga.
Detto questo, tra i credenti ci si è anche posta la domanda: ma Riina andrà in Paradiso o a spalar carbone con Messer Satanasso?(cit. Tex Willer) . Come la mettiamo con la misericordia di Dio e le molteplici atrocità commesse dal boss?
La risposta è evangelicamente semplice: Riina ha aiutato chi ne aveva bisogno? NO. E’ stato un operatore di pace e giustizia? NO. Ha fatto opere di bene? NO. Si è comportato come un essere creato ad immagine e somiglianza di Dio? NO. Quindi come potrebbe Dio, ripeto, per chi crede, permettere che nell’aldilà stiano fianco a fianco le vittime e il loro carnefice? Chi ha commesso peccati così gravi, chi ha tolto la vita agli altri, non può che avere il biglietto di sola andata per il luogo “dove sarà pianto e stridore di denti” (Matteo, 8-12).
Se non c’è stato pentimento, se c’è stato il rifiuto e il disprezzo del perdono di Dio, non potrà esserci misericordia né per Riina nè per quelli come lui.
Questo è quello che insegna la Chiesa e che abbiamo recepito nella vita, ma è anche vero che non spetta a noi metterci al posto di Dio e deliberare sulla Giustizia divina. Pertanto, ad un vero credente, deve restare la speranza del perdono ultimo anche per un malfattore come Riina. Sembra un controsenso, sono d’accordo, ma questo è l’insegnamento della fede (per chi ce l’ha). Con tutto il rispetto per i non credenti.
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