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L'ultimo presidente sovietico Michail Gorbaèëv
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Rosario Pesce
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C’era una volta l’Unione Sovietica: così potrebbe iniziare una lunga narrazione su ciò che è stata la storia della fine del secolo scorso.
Ventisei anni fa, infatti, nell’agosto del 1991, fu tentato un colpo di Stato contro il corso di Gorbaciov, che stava rendendo più democratico il Paese del Socialismo reale.
Quel golpe fallì nel corso di pochissimi giorni e, da quel momento in poi, cambiò la storia di quel Paese, perché il processo, politico ed istituzionale, che si stava vivendo e che il colpo di Stato voleva interrompere, subì una notevole accelerazione, per cui nel giorno di Natale dello stesso anno l’Unione Sovietica già non esisteva più, sostituita da una Federazione di Repubbliche autonome, a capo della quale c’era la Russia di Boris Eltsin.
Finì, così, il Socialismo reale, che era iniziato con la rivoluzione dell’ottobre del 1917 ed, ineluttabilmente, da quel momento in poi cambiarono gli equilibri internazionali, visto che veniva meno la superpotenza, che era stata protagonista delle vicende della Seconda Guerra Mondiale e di tutti gli eventi successivi, che passarono sotto il nome di ‘Guerra Fredda’.
Finì, quindi, in quell’estate una lunghissima stagione politica, che aveva visto l’Europa divisa in due fronti e, paradossalmente, con la fine dell’Unione Sovietica, terminò anche il ciclo di Gorbaciov, della personalità cioè che, più di tutte, aveva tentato di ammodernare il regime comunista e di renderlo compatibile con le esigenze sociali e le dinamiche economiche del capitalismo e del liberalismo occidentale.
Tutti, in Europa, brindarono a quell’evento, visto che la morte dell’Unione Sovietica segnò la vittoria dell’anticomunismo, imperante sia a Destra, che a Sinistra.
Ma, a distanza di circa tre decenni, oggi comunque non possiamo gioire, nonostante non siamo affatto nostalgici di quei regimi infausti e liberticidi.
La fine dell’Urss – e di tutto il mondo, che si accompagnava ad essa – ha significato un netto peggioramento della dinamica politica internazionale, visto che gli Stati Uniti, rimasti unica potenza militare ed economica, hanno poi commesso molti errori, che probabilmente non sarebbero stati compiuti, se il mondo fosse stato diviso, ancora, in due distinte e contrapposte sfere di influenza.
Alla ‘Guerra Fredda’, infatti, si è sostituita quella contro l’Islam estremista, che oggi porta i Paesi europei ad essere vittima dell’integralismo del terrorismo islamista.
L’Unione Sovietica, per ovvie ragioni di equilibrio internazionale, tutelava i regimi arabi, che agli inizi del XXI secolo gli Americani, lasciati da soli sullo scacchiere mondiale, hanno deciso invece di abbattere, senza valutare in modo opportuno le conseguenze nefaste, che sarebbero derivate da quella impropria dichiarazione di guerra: flussi migratori incontrollati ed, in particolare, violenza in nome di Allah.
La fine dell’Unione Sovietica ed, ancora prima, la caduta del Muro di Berlino hanno concluso il “secolo breve”, aprendo una nuova stagione, che stiamo tuttora vivendo ed i cui esiti sono ignoti agli stessi protagonisti della scena diplomatica internazionale.
Forse, credendo di porre le premesse per un mondo migliore, invece ne abbiamo creato uno, finanche, peggiore?
Forse, abbiamo creduto ad una favola (quella del progresso e delle libertà) ed, oggi, invece ci troviamo a fare i conti con terroristi inumani e fuori da ogni controllo possibile, che invece ci sarebbe stato ancora, se in quell’estate del 1991 non fosse venuto meno l’Impero dei Soviet?
La storia non si fa, di certo, con i “se”, né con i “ma”: tuttavia, qualche interrogativo dobbiamo pure porcelo, se degli innocenti muoiono per le strade delle grandi città europee, senza conoscere neanche i nomi di chi ha armato la mano degli assassini contro l’Occidente.
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