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Abruzzo chiama Italia: arriva a Roma il grido di aiuto dell’entroterra Teramano

venerdì, 03 marzo 2017 10:57

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Mafalda Bruno
L’adagio popolare recita che l’Abruzzo è forte e gentile. Oggi ci permettiamo di variare la frase perché gli abruzzesi, arrivati con vari pullman dal Teramano, da Pescara e L’Aquila, si sono fatti sentire forte e chiaro (seppur sempre gentili).
Una manifestazione organizzata per avere risposte concrete dallo Stato per i danni enormi che gli ultimi eventi sismici, uniti in un mix micidiale ad una nevicata straordinaria come non la si ricordava da lustri, hanno messo letteralmente in ginocchio questa Regione che ancora si stava, a fatica, rialzando dal sisma del 2009.
I molteplici gonfaloni delle diverse realtà locali abruzzesi hanno sfilato da Piazza Santi Apostoli fino ad arrivare in Piazza Montecitorio dove hanno fatto sentire la loro voce e la loro disperazione, seppure alternando il corteo con canti popolari abruzzesi e tamburi che hanno suscitato la curiosità allegra di turisti e romani.
Scopo della manifestazione è stato quello di “forzare” le istituzioni a riconoscere, data l’eccezionalità degli eventi che si sono implacabilmente susseguiti dall’agosto 2016, una specificità tutta teramana dei danni sismici, piaga questa che va curata presto e con urgenza, perché a riportare ferite non sono stati solo i beni materiali (che è già un gran disastro) ma c’è il rischio di “estinzione” di tutto il tessuto sociale ed economico di quelle zone.
Del resto: se non ci sono scuole agibili, dove si mandano i bambini perché non perdano l’anno e possano studiare in sicurezza?
Se le realtà commerciali situate nei centri storici, diventati ormai tutti “zona rossa”, non possono lavorare e produrre benefici economici per loro stessi e per il territorio, dove si vanno a piazzare per poter continuare a lavorare?
Se persino le strutture istituzionali non possono operare vicino ai paesani che ne hanno bisogno perché la sede comunale stessa è inagibile e quindi dislocata fuori mano, come si fa ad intervenire con competenza, professionalità e soprattutto immediatezza, su tutte le realtà in crisi emergenziale?
I luoghi di culto, di aggregazione sociale e religiosa sono tutti dipinti in color rosso. Alt, non si passa. Rischio crollo. C’è poi da stupirsi che la gente di quei luoghi sia alla disperazione?
C’è un serio e concreto rischio spopolamento: di centinaia di suggestivi paesini e borghi medievali che da sempre hanno fatto la bellezza e la peculiarità paesaggistica di questa parte del centro Italia che tanto incanta i turisti che la visitano.
Un abbandono (forzato) dell’entroterra e un esodo in massa verso la costa: ecco il vero, grave pericolo di questa situazione qualora non vengano messe in atto misure urgenti e concrete, sia per le realtà strutturali, ma anche rendendo effettivi provvedimenti economici, una sorta di zona franca che preveda sgravi fiscali per piccole e medie imprese che aiutino, ORA, SUBITO gli abitanti dell’entroterra teramano.
Dopo il sisma del 2009, tutta la zona di Teramo ha tenuto un profilo basso di protesta in rispetto delle 309 vittime dell’aquilano. Ed era giusto. Bene, ora è la volta di Amatrice, Norcia, Arquata del Tronto ecc: stesso identico grande rispetto, ci mancherebbe altro, verso chi ha perso la vita e tutto quello che aveva costruito in un’ esistenza intera. Però anche tutta la Provincia di Teramo è stata vittima di queste tragedie e porta ugualmente addosso i segni delle ferite laceranti, tutte, nessuna esclusa, derivate da quegli eventi catastrofici.
Ecco perché oggi è stato importante esserci, farsi sentire, ed urlare a gran voce: non dimenticatevi di noi!!
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