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da: https://it.wikipedia.org/wiki/Strage_di_Bologna#/media/File:Strage_di_Bologna,_1980.jpg
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Rosario Pesce
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A distanza di quarant’anni si celebra l’anniversario della strage della Stazione di Bologna, l’ennesimo fatto di sangue che è rimasto sostanzialmente senza colpevoli, viste le diverse sentenze che si sono succedute e che non hanno definito, in maniera precisa e completa, le relazioni esistenti fra i nuclei che hanno agito militarmente ed i livelli politico-finanziari dell’epoca che vollero quella strage o che nulla fecero per impedirla.
Molti sono i misteri, d’altronde, della Prima Repubblica, a cui non si è riusciti a dare una risposta compiuta: dalle stragi del terrorismo rosso e nero a quelle della mafia, che hanno segnato in modo inequivocabile un periodo che va dal 1969 al 1993 e che hanno impresso dei cambiamenti e dei rallentamenti al percorso di crescita della nostra democrazia.
Si sperava che, con l’avvento della Seconda Repubblica e con l’avvicendarsi di forze politiche di diverso segno, le verità potessero emergere in modo chiaro.
Invece, in molti casi la verità giudiziaria non è stata in grado ancora di sancire - in maniera definitiva - ciò che appare evidente a molti.
Il nostro Paese è stato attraversato da una lotta di potere fra gruppi e leader, che non sempre è rimasta nei margini del percorso democratico.
Le stragi sono state uno strumento di potere, che ha consentito - a singoli e gruppi - di consolidare posizioni di forza all’interno degli ambienti che contavano effettivamente.
Oggi, la nostra nazione paga un prezzo molto alto, visto che non si è voluto e non si è potuto, in passato, andare fino in fondo nella ricerca della verità ed è ormai forse troppo tardi farlo, visto che molti testimoni di quel periodo storico sono morti ed hanno portato con sé nella tomba i segreti della Repubblica.
È necessario, dunque, commemorare i morti di quelle stragi, perché furono vittime innocenti di una guerra sotterranea e perché dalla loro commemorazione dipende, nel futuro prossimo, il consolidarsi di una cospicua memoria civica, che è il primo antidoto contro l’eventuale ripetersi di fatti così luttuosi, come furono quelli che colpirono l’Italia negli anni cosiddetti di piombo.
La democrazia è un patrimonio fin troppo prezioso ed importante e, perciò, è essenziale tenerla viva, anche attraverso il ricordo di quanti - comuni cittadini - furono eroi involontari ed inconsapevoli.
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