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Il riscatto di Berlusconi

mercoledì, 11 marzo 2015 19:46

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Rosario Pesce
L’assoluzione di Berlusconi, nel processo Ruby, arrivata nella tarda serata di ieri, dopo la pronuncia definitiva della Cassazione, rappresenta indubbiamente un successo per il Cavaliere, il quale, scontata la pena relativa alla condanna, subìta nell’estate del 2013 in riferimento al reato di evasione fiscale a lui addebitato, può fruire di un momento di serenità nel suo rapporto tribolato con la Giustizia: è vero, infatti, che egli risulta ancora imputato nel processo, che si tiene a Napoli, per la compravendita di senatori, ma si può dire che l’assoluzione, giunta nella giornata di ieri, pone termine ad un calvario giudiziario, durato diversi anni.
È evidente, però, che la conclusione del processo Ruby non riabilita del tutto Berlusconi, il quale, per effetto della condanna del 2013, ha perso lo scranno senatoriale, in virtù dell’applicazione conseguente della legge Severino, ma soprattutto, negli ultimi diciotto mesi, ha progressivamente perduto il controllo del suo stesso partito, visto che l’indebolimento giudiziario ha, ineluttabilmente, reso il Cavaliere poco appetibile per quella parte di Forza Italia, che subito è andata alla ricerca di un nuovo leader, trovandolo – come nel caso dei parlamentari verdiniani - nel nuovo Presidente del Consiglio.
Ora, può quindi iniziare la fase del riscatto berlusconiano?
La prima scadenza istituzionale di un forte rilievo è rappresentata dalle elezioni regionali, che si terranno il 31 maggio prossimo: sarà, quella, certamente una data importante per la politica italiana, visto che andranno al voto ben sette regioni, oltreché molte città, che dovranno eleggere il Sindaco.
In moltissime di quelle realtà regionali, il pronostico sembra ampiamente favorevole al PD, dato che si tratta di regioni – come la Toscana o le Marche o la Puglia – dove il Centro-Sinistra vanta una tradizione significativa di governo, che rende i candidati del PD sicuri del successo.
Le uniche due realtà, invece, dove i Presidenti uscenti sono esponenti del Centro-Destra, sono il Veneto e la Campania, che – sondaggi alla mano – sembrano, ancora, ancora proiettate verso un successo degli amministratori uscenti.
Se così fosse, Berlusconi potrebbe finalmente recriminare una parte di merito nell’eventuale riconferma di Zaia e Caldoro, visto che, in particolare nella regione del Nord-Est, fondamentale è l’asse di governo, che il Cavaliere ha contribuito a consolidare fra Forza Italia e la Lega.
Resta però, una problematica molto avvertita fra i dirigenti del partito berlusconiano: la guerra per bande – che si sta sviluppando fra le varie componenti per effetto delle reiterate rotture, finora, prodotte a livello romano e dimostrate plasticamente dalla diversità di linea politica, tenuta in merito all’approvazione della riforma della Costituzione – ineluttabilmente si riproduce sui territori, per cui, in moltissimi luoghi, è in atto una vera e propria contrapposizione frontale per il controllo del partito, che, se per un verso aumenta la competizione e, dunque, la capacità di attrazione del consenso, per altro verso può divenire estremamente negativa, dato che può produrre strappi, che poi non sono più facilmente sanabili.
Berlusconi, quindi, tornato nella pienezza della sua credibilità politica e personale, dovrà riprendere il controllo di un partito, che stenta a riconoscersi come tale, e ricostruire le condizioni di una convivenza, che sia dettata, almeno, dalla comune e condivisa esigenza di fronteggiare il PD renziano.
Il compito, che spetta a Berlusconi, non è invero facile, dato che, nei mesi nei quali egli si è dedicato forzatamente ai suoi guai giudiziari, ha perso il controllo della propria formazione, che ormai si è ridotta ad essere teatro di conflitti fra capibastone e cacicchi locali, che, approfittando della debolezza del loro leader, hanno intuito la possibilità di poter prendere il sopravvento e di assumere una posizione di controllo e di forza rispetto agli avversari interni.
Ora, il Cavaliere ha il compito di normalizzare il suo partito, visto che, nonostante l’ascesa nei sondaggi della Lega, Forza Italia rimane comunque la prima forza dell’area conservatrice italiana, per cui, in caso di elezioni politiche, nelle previsioni dei sondaggisti, non è distantissimo il Centro-Destra dal PD renziano.
Berlusconi, forse, non correrà più per il Premierato, sia per scelta personale, che per il protrarsi degli effetti della Severino, ma in verità continuerà a giocare un ruolo fondamentale nella scena istituzionale nazionale, perché il suo consenso è, tuttora, determinante per favorire la vittoria moderata contro Renzi ed il renzismo trionfante.
Inizia, forse, una nuova gioventù politica per il Cavaliere?
O, forse, gli interessi delle sue aziende prenderanno il sopravvento, per cui la cura degli affari partitici sarà delegata al fido Brunetta, che, certo, non difetta per acume e per sagace machiavellismo?
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