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Rosario Pesce
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Finalmente, una buona notizia: a metà giugno, riprenderà il campionato di calcio, che è cosa attesa da molti mesi, visto che il digiuno da partite è stato uno dei tratti salienti della quarantena.
Ovviamente, sarà un calcio molto diverso da quello che siamo abituati a vedere.
In primis, gli stadi vuoti saranno la cornice di una ripresa, che ha molti punti interrogativi.
Il livello agonistico non potrà essere quello dei tempi normali, visto che i calciatori provengono da due mesi di sostanziale inattività, per cui le squadre più tecniche dovrebbero essere favorite in questo scorcio di fine campionato.
Analogamente, bisognerà fare i conti con le temperature e con l’umidità, perché finanche quello delle 18.00 sarà - comunque - un orario proibitivo per prestazioni fisiche di particolare importanza.
Gli infortuni potrebbero essere numerosi, così come moltissimi calciatori potranno essere distratti dal mercato.
Ma, nonostante questi dubbi, il fatto che il calcio riprende non può che essere una notizia bella, non solo per gli sportivi.
È il segno di una normalità che si avvicina, nonostante tutto.
Certo, le preoccupazioni non mancano: i rischi di contagio sono molteplici, ma gli staff sanitari dei club di serie A dovrebbero essere una garanzia per tutti.
Ed, allora, buon calcio a tutti gli Italiani, perché lo sport, forse più di altre attività, potrà segnare la ripresa, di cui noi tutti abbiamo bisogno, nella dimensione professionale come in quella ludica.
Ed, ovviamente, l’auspicio è che il tifoso medio, che non potrà andare allo stadio, possa da casa gustare uno spettacolo, che sia il trionfo della sportività e non dia ridondanza, invece, a sentimenti di avversione territoriale, che poco o nulla hanno a che fare con lo spirito sano dello sport.
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