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Rosario Pesce
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Di fronte alla crisi enorme degli ultimi mesi, il nostro Paese ha forse scontato il prezzo altissimo per la mancanza di una visione.
Troppi interessi e tante strategie si sono scontrati, per cui non tutti abbiamo remato nella medesima direzione.
Il potere politico centrale contro quelli locali e regionali; le indicazioni del mondo sanitario contrapposte a quelle degli ambienti dell’industria e del mondo produttivo; nella stessa maggioranza parlamentare, strategie ben diverse in merito alla collaborazione con l’Europa.
Se queste distonie sono state fatali nel momento della crisi sanitaria, rischiano di esserlo ancora di più nel corso delle prossime settimane, quando la crisi economica farà avvertire i suoi esiti, visto che molte attività saranno costrette a ridimensionarsi o a chiudere del tutto, perché il mercato del dopo-Covid non può essere paragonato a quello del pre-Covid.
Ed, allora, quando saranno finiti i vari bonus, che ora il Governo e le Regioni stanno elargendo facendo ulteriore ed indispensabile debito, tutti gli imprenditori in difficoltà come faranno a risolvere i loro problemi economici?
Quindi, è necessario che si imponga una visione unitaria dei problemi, che si aprono davanti a noi per i prossimi mesi.
In assenza di questa dinamica, si procederà a strappi, con il pericolo di un cortocircuito fra le istituzioni ed i cittadini, che sono disorientati non poco al cospetto di scelte che vengono prima annunciate e, poi, platealmente ritirate.
Peraltro, il nostro Paese si troverà di fronte ad un bivio essenziale: confermare le alleanze economiche a livello mondiale o crearne delle nuove, visto che il rilancio della nostra economia può avvenire solo ampliando il debito pubblico e, dunque, bisognerà verificare attentamente le intenzioni e gli interessi dei nostri creditori internazionali.
Forse, siamo di fronte ad una sfida che richiede un ricambio del ceto politico dirigente?
O, forse, è semplicemente necessario che chi, oggi, è al timone proceda secondo una linea coerente, che non venga sempre messa in discussione?
Certo è che nessuno invidia chi ha responsabilità, in questo momento storico, di dettare l’indirizzo e di gestire l’esistente.
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